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Raffaele Stancanelli: «È l’ora di creare un centrodestra moderno e unito»

Di Andrea Lodato |

Catania – Ha fatto l’assessore regionale. E’ stato sindaco di Catania. Adesso è senatore e vice presidente della Commissione giustizia di Palazzo Madama. Ha fatto questo, quello e quell’altro sostanzialmente sempre con lo stesso stile: sobrio, pacato, determinato ma aperto al dialogo. Prima, durante e dopo. Con radici solidamente piantate a destra, ricorda sempre, ma cercando, spiega oggi, di andare oltre quando e se ce n’era bisogno, non fermandosi allo scenario e all’immagine fortemente identitaria, ma provando ad accorciare le distanze da chi poteva essere utile alla causa politica nella quale era impegnato.

Raffaele Stancanelli riparte da qui, in fondo da nulla di nuovo, se vogliamo, per quel che lo riguarda sotto il profilo strettamente personale e politico. Ma non per caso, ovviamente, il senatore (che è iscritto al gruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama), in questa calda estate, che sta facendo registrare qualche sobbalzo e alcuni sbandamenti qua e là nell’assetto della strana maggioranza che guida il Paese, ricorda quanto importante sia mantenere una linea di massima coerenza, ma allargare gli orizzonti politici. Intanto Stancanelli ha lasciato l’incarico di coordinatore di #DiventeràBellissima, il partito del presidente della Regione, Nello Musumeci, per rispettare lo statuto che vieta di avere cariche parlamentari e cariche nel partito.

«E’ giusto così – dice – è stata un’esperienza bella, molto importante, entusiasmante».

E vincente. Perché il progetto di #DiventeràBellissima, appunto, ha fatto eleggere il presidente della Regione. Ma non solo. Stancanelli non lo dice, ma fondamentale è stato il ruolo dell’ex sindaco di Catania sia nella nascita e nello sviluppo del movimento, sia nel riuscire a far superare ritrosie, diffidenze e, magari, invidie, per cui Nello Musumeci, ad un certo punto, stava rischiando di non essere il candidato di tutto il centrodestra. Qui Stancanelli ha fatto la sua parte. Che, del resto, ha replicato anche a Catania, lavorando per la candidatura di Salvo Pogliese, per creare coesione attorno al giovane esponente di Forza Italia. Secondo centro. Insomma, Stancanelli ha una sua ricetta che, nel momento in cui la politica più che altro sembra dividere, contribuisce, invece, a unire. Così, oggi, il senatore pensa ad un terzo passaggio, dopo Palermo e Catania.

«Il successo di Nello Musumeci, naturalmente, è anche il successo di un candidato forte e credibile, che – dice – aveva una sua storia così valida, trasparente, così credibile, che folle sarebbe stato rinunciare a candidarlo. E, appunto, si sta vedendo all’opera il presidente della Regione, con lo sforzo straordinario che sta producendo per cominciare a mettere ordine alla Regione. Quel che, però, insegnano i successi di Musumeci e di Pogliese, è che il centrodestra unito può vincere, ma non sempre va così. Voglio dire che in Sicilia i partiti del centrodestra voti ne hanno presi tanti in città anche importanti alle ultime elezioni, ma sindaci ne hanno eletti pochi, perdendo anche città che erano roccaforti, con esponenti di grande rilievo. Perché non basta. Per vincere serve una regia politica».

E, allora, se dietro le quinte Stancanelli è stato il regista degli exploit del centrodestra alla Regione e a Catania, che cosa può succedere nel quadro nazionale, nel quale in questo momento l’irruenza di Matteo Salvini sembra avere il sopravvento sulla vecchia Forza Italia e su quel che resta di centro e di destra? «Succede che, secondo me, oggi bisogna pensare a creare, intanto in Sicilia, un nuovo soggetto, che venga fuori da un laboratorio politico in cui unire, partendo da #DiventeràBellissima, chi rappresenta al meglio l’area moderata e riformista, movimenti civici, popolari, autonomisti. Un popolo che c’è, ma che non ha più partiti strutturati di riferimento. Da qui dovrebbe nascere ed essere lanciato, appunto, un grande contenitore in cui ognuno sia orgoglioso della propria storia e della propria tradizione, ma che si unisca, si saldi attorno al progetto di governo di Musumeci per sostenerlo nella sua azione di cambiamento. Insomma, bisogna lavorare ad una confederazione, diciamo, in cui tutti diano il loro contributo».

E sarebbe questo, a cui, per intenderci, Raffaele Stancanelli sottotraccia e senza pubblicità, sta già da tempo lavorando, un progetto che partirebbe dalla Sicilia per saldarsi a Roma con una forza nazionale che abbia caratteristiche tali da essere un approdo naturale. Che non è la Lega di Salvini. «No, non è la Lega. Perché il partito di Salvini, cui certamente tante cose ci uniscono, ha un Dna tale, una storia, per cui non può essere il riferimento di tutto il Paese. Noi con questa confederazione abbiamo bisogno di dialogare con una forza che sia capace e abbia voglia di recepire le nostre istanze». Nello scenario nazionale, allora, cosa c’è? Il quadro che Stancanelli delinea sembra poter spingere solo verso l’area dove, attualmente, c’è proprio Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni. La quale in recenti interviste ha fatto capire che il suo partito potrebbe anche evolversi nei prossimi mesi, segnare un punto di svolta. Chissà che…

Stancanelli spiega: «Giorgia Meloni ha già parlato in queste settimane di rifondare, di andare oltre una posizione identitaria. Chiaro che seguiamo con attenzione quel che accade in quest’area politica. Per capire e vedere. Quel che ci interessa è che nasca per ora in Sicilia questo soggetto che, poi, estendendosi, diventi un contenitore in grado di essere forte e competitivo. Che potrà, poi, creare un’alleanza vincente nel centrodestra».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA