I primi dati delle primarie per la guida del Pd sono una doccia fredda per il comitato di Stefano Bonaccini. Lo spoglio dei seggi è iniziato indicando un testa a testa fra il presidente dell’Emilia Romagna ed Elly Schlein, con un vantaggio per quest’ultima che è sembrato aumentare con il progredire dello spoglio dei voti dai gazebo.
«La partita è aperta, lo spoglio sarà lungo, dovremo aspettare tutta la nottata», ha detto Dario Nardella, che è in squadra con il governatore dell’Emilia Romagna. Ma dal comitato di Elly Schlein si parla già di «un vantaggio difficile da colmare».. I responsabili della mozione della candidata dem stanno verificando i voti città per città, ma ormai arrivano dati che indicano un trend costante: a Roma, Milano, Napoli e Bologna la Schlein ha vinto o stravinto.
La candidata alla guida del Pd è avanti in 14 regioni. Il calcolo che si fa è che ormai si è creato un gap difficile da recuperare per Bonaccini, anche in caso di vittoria al Sud e in regioni in bilico. Ma la Schlein ha vinto anche in Sicilia Elly Schlein con il 60 per cento su Stefano Bonaccini. A Catania Elly Schlein è poco sotto il 70%. Anche a Palermo la candidata è avanti rispetto a Bonaccini.
I primi a comunicare sono stati i seggi delle grandi città, dove Schlein è nettamente in vantaggio: nel voto fra gli iscritti aveva vinto. A Milano la deputata prevarrebbe su Stefano Bonaccini con il 68% rispetto al 31. Anche a Roma e Torino Elly Schlein sarebbe in vantaggio. Si attendono i dati del Sud dove Bonaccini è appoggiato dai governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.
Un indicatore della situazione sembrano essere gi umori ai comitati: facce compassate da Bonaccini, euforia da Schlein. Le prime immagini delle code ai seggi, in mattinata, hanno portato un p’ di sereno nella stanze del Pd. E nella squadra di Schlein, che ha sempre considerato un punto a favore un’alta partecipazione. I dati della giornata sono andati fin da subito oltre le aspettative: quasi 600 mila i votanti alle 13. Alla fine sono stati più di un milione. Non sono i 3,5 milioni del 2007o l’1,6 milioni del 2019. Ma si tratta di un risultato comunque insperato alla vigilia, quando i due contendenti stentavano a sbilanciarsi e, messi alle strette, dicevano che già un milione di elettori sarebbe stato un successo.
Le aspettative per la nuova stagione del Pd si concentrano anche sulla capacità di chi va a sedersi al Nazareno di costruire una nuova squadra, di voltare pagina con i dirigenti. Per tutta la campagna, i due sfidanti si sono rinfacciati la vicinanza o l’appoggio dei vari esponenti di vertice del partito, accusati della crisi del Pd culminata nell’ultima sconfitta, quelle delle politiche di settembre: Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e dem al 19,1%. Chi prende le redini del partito è chiamato a dimostrare già dai nomi il senso del cambiamento.