Lo scenario per l’elezione del presidente della Regione è ancora totalmente aperto: è quanto emerge da un sondaggio “indipendente” realizzato da Keix Knowledge tra il 9 e il 14 marzo. Il centrosinistra “classico”, complessivamente raggiunge il 19,3% delle preferenze, ma va aggiunto il 22,9% del M5S per un’alleanza che è nei fatti. Mentre il centrodestra esprime un consenso aggregato che supera il 45%. Allo scenario si aggiunge il partito dell’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca, già in corsa per Palazzo d’Orleans, che raccoglie il 6,6%. Alla voce “altro”, una dozzina di partiti minori presenti in ambito nazionale. Il dato è suscettibile di significative variazioni anche nel breve termine, mancando in questa fase la pressione dei partiti generata dalla campagna elettorale e quella rappresentata dalle liste.
I flussi attualmente rilevati sono maggiormente influenzati dalla comunicazione ed esprimono un voto d’opinione, meno condizionato dagli aspetti contingenti che si strutturano in prossimità del voto. Ovviamente il detto secondo cui «chi prima arriva meglio alloggia» rimane sempre valido. Chi infatti ha annunciato la propria candidatura ed iniziato la propria campagna elettorale gode del vantaggio della “visibilità” rispetto a candidati e partiti che non si sono espressi rispetto alla competizione per la Presidenza della Regione.
L’analisi dei candidati, in questa fase, deve andare necessariamente oltre i numeri del consenso di oggi tenendo in considerazione anche un potenziale definibile sulla base di alcune variabili: età, sesso, capacità relazionali e la dialettica, il carisma, aspetti solo in parte comprensibili con questo tipo di analisi in quanto essa non contempla il percepito dei cittadini.
Centrodestra: il governatore uscente allo stato attuale rimane l’unico candidato d'area. Tempi di decisione lunghi e assenza di alternative solide e credibili, nonostante il dissenso interno verso l’attuale inquilino di Palazzo d’Orleans, permetterebbero a Nello Musumeci di replicare quanto accaduto nel 2017, ovvero, capitalizzare un vantaggio tale da costringere gli altri leader del centrodestra a salire sul suo “carro” per non cedere la Regione. Gianfranco Miccichè gioca il suo ruolo in chiave di opposizione interna, ma una sua candidatura appare al grande pubblico più tattica che reale. Nino Minardo, potenziale candidato della Lega, sconta un livello di notorietà non elevato.
Il M5S non si è ancora espresso rispetto al candidato da sostenere nella corsa alla presidenza della Regione. Mantiene il consenso il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, anche perché mediaticamente esposto per il ruolo nel governo Draghi: già due volte candidato del Movimento nelle due precedenti Regionali, aggrega consensi anche tra l’elettorato moderato. La candidatura dell’europarlamentare pentastellato Dino Gianrusso più legata all’anima “tradizionale” del M5S, pur non essendo ufficiale, gioca il suo ruolo interlocutorio nelle dinamiche interne.
Centrosinistra: Cluadio Fava, candidato “storico” alla Presidenza della Regione, che ha avanzato la sua candidatura con ampio anticipo, sta guadagnando consenso principalmente rispetto al potenziale candidato del Pd, l’europarlamentare Pietro Bartolo. Mentre Caterina Chinnici, altro rappresentante dem in Europa, sembra mantenere nel complesso un certo elettorato, pur in una condizione di non ufficialità della sua candidatura.
Outsider dalle capacità strategiche, Cateno De Luca, lui sì ufficialmente candidato, aggrega consenso popolare facendosi interprete dell’insoddisfazione di molti siciliani. Sta accumulando vantaggio al centro dello schieramento “rosicchiando” consenso ai due poli, ma soprattutto a quei partiti che non hanno ufficializzato alcuna candidatura. Ovviamente la partita si gioca sulla capacità̀ dei candidati e dei partiti di saper dialogare con quell’oltre 40% di indecisi e conquistare il consenso rispetto a candidati meno performanti in termini di programma, capacità personali e doti comunicative, aspetti essenziali per la politica di oggi.