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Pietraperzia, la favola del grillino “kennediano” «Io, sindaco normale»

Pietraperzia, la favola del grillino “kennediano” «Io, sindaco normale»

Dopo Ragusa e Bagheria, la bandiera a 5 stelle sventola sulla roccaforte ennese

Di Mario Barresi |

PIETRAPERZIA – Il telefonino, quassù, non piglia tanto bene. E può anche capitare che il guru Gianroberto Casaleggio, da un’imprecisata località iperuranica, componga il numero del terzo sindaco pentastellato di Sicilia per fargli le congratulazioni, sentendosi rispondere: «L’utente chiamato non è al momento raggiungibile». È uno degli inconvenienti geomorfologici della storica fortezza dei Sicani, l’ultimo brandello a sud della provincia di Enna da dove si domina su Sabucina e Capodarso, allungandosi sul Nisseno. Ma da lunedì sera Pietraperzia – poco più di 7mila anime sospese a 476 metri sul livello del mare – è soprattutto una roccaforte grillina. Perché, dopo Ragusa e Bagheria, il Movimento 5 Stelle vince con Antonio Bevilacqua: 27 anni, laureato in Giurisprudenza in attesa di abilitazione per avvocato e con mezza porta aperta in magistratura, ce l’ha fatta con il 38,6%, pari a 1.561 voti.   Ed eccoci nella «Pietraperzia liberata» twittata dal deputato regionale Giancarlo Cancelleri, che ieri ha festeggiato il neo-sindaco anche sul palco virtuale del blog di Beppe Grillo. Il giovane vincitore ci accoglie quasi all’ora di pranzo, reduce da una festa durata quasi fino all’alba («Abbiamo fatto le cinque»). Camicia fuori dai jeans, sneakers ai piedi e occhialino da intellettuale, sembra subito il bravo ragazzo che ogni mamma vorrebbe far sposare alla propria figlia. Lo incontriamo in piazza Matteotti, dove il sindaco si sofferma per qualche minuto con un anziano: «Io ti ho votato, ora speriamo che farai cose buone per il paese», gli dice l’interlocutore. Aggiungendo: «Sono stato sempre vicino alla tua famiglia».   Già, la famiglia. Il punto di forza di un giovane grillino di successo. La conosciamo in un elegante salotto, al gran completo. Una bella famiglia, ci sembrano i Kennedy di Pietraperzia quando si mettono in posa per una foto-ricordo. C’è il padre, Salvatore, prestigioso avvocato ed ex presidente del Consiglio provinciale con i Ds («Ma non “tendenza Mirello” – precisa – perché io sono sempre stato con Galvagno»), dal 1998, quando si dimise da consigliere comunale, al 2003 per poi mancare la rielezione per 12 voti. C’è il fratello Filippo, anche lui futuro avvocato, di un anno più piccolo, appena eletto consigliere comunale nella lista del M5S. I fratelli Bevilacqua sono attivisti dal 2012, ma simpatizzanti di Grillo da qualche anno prima. «Starò assieme ad Antonio, abbiamo mosso tanti passi assieme, compresa la fondazione, da ragazzini, del circolo d’opinione “Polìtes”, quasi dieci anni fa». Il nuovo primo cittadino è cresciuto in una casa dove si leggono quattro giornali al giorno («e la montagna di carta che accumuliamo la portiamo fuori paese perché qui non c’è la raccolta differenziata») respirando politica sin da piccolo. Il nonno Calogero – che è pure il secondo nome di battesimo del giovane vittorioso – fu sindaco democristiano di Pietraperzia nel 1978, dopo un’esperienza da vice nel 1956.   «Mio padre – racconta l’avvocato Bevilacqua – morì un anno dopo l’elezione: infarto fulminante, mentre era nella sua stanza di sindaco». Soltanto una parentela alla lontana con Caterina Bevilacqua, anch’essa ex sindaco del paese; proprio nulla a che vedere con l’altro Bevilacqua della zona – Raffaele – ex politico e imprenditore, condannato per mafia e noto alle cronache per il colloquio con Mirello Crisafulli nell’hotel di Pergusa.   E adesso Antonio si gode un successo storico. Ma tenendo i piedi ben piantati per terra, così come ha fatto per tutta la campagna elettorale: «Abbiamo parlato in modo semplice, senza fare promesse irrealizzabili. Io ho detto che sarò il sindaco della normalità, in un paese dove non funziona niente». Anche le sue priorità non sono da rivoluzionario radicale: «Voglio ridare decoro e pulizia a un paese in stato di abbandono. Il primo atto da sindaco sarà quello di fare una pulizia straordinaria, togliendo rifiuti ed erbacce, assieme a tutti i ragazzi del movimento».   Un gesto pratico, ma anche simbolico. Perché Bevilacqua, superando le critiche degli avversari sulla «inesperienza» di un gruppo di neofiti, ha vinto nel segno della discontinuità. Antonio giura sulla “illibatezza” politica dei consiglieri – la lista ha preso quasi il 10% in meno di lui – con assessori altrettanto giovani: Laura Corvo (avvocato di 33 anni), Sebastiano Salerno (archeologo di 29) e Michele La Placa (titolare di un patronato, ventinovenne), il «quarto lo sceglieremo tutti assieme». Surclassati gli altri partiti, nascosti dietro alle liste civiche dei due avversari: Antonio Di Gloria (31,6%, esponente del Pd, assieme a ex Udc, Mpa e La Destra) e Francesco Di Calogero (29,7%, con lui forzisti, centristi e qualche dem).   Dicono che pure il sindaco uscente Vincenzo Emma (Pdl) abbia dato un “aiutino” al successore. «Ci hanno cercati – dice papà Salvatore – ma noi non abbiamo stretto accordi con nessuno: andiamo per la nostra strada, senza cambiali in bianco. I voti li abbiamo presi da tutti, anche da Emma che era stato abbandonato dai suoi. Tutti i voti ben accetti, tranne quelli dei mafiosi».   I Bevilacqua’s. Tutti in salotto, a parlare del futuro di Pietraperzia: fondi Ue per aiutare i giovani nella cerealicoltura, turismo possibile, lotta alla mafia, battaglie contro i carrozzoni e le bollette salatissime di acqua e rifiuti. È un piacere ascoltarli. Così come è autentica l’emozione della madre, Giovanna Di Romana, «fiera e orgogliosa» dei suoi ragazzi, che racconta di quella «piazza con la pelle d’oca, dove anche chi non aveva votato per noi era felice». Ma mamma Giovanna, artefice di un porta a porta serratissimo, rifugge dal ruolo di first lady pietrina: «C’è già Michela, la sua fidanzata e futuro avvocato come Antonio, grande organizzatrice della campagna». E poi, sussurra divertita la futura suocera, «lei è una tosta, io faccio un passo indietro». Non glielo diciamo, però, a Michela. Così come è meglio non dire a Beppe (Grillo) che il meetup del terzo sindaco siciliano a 5 stelle è moroso. «Non abbiamo pagato la quota annuale di 70 euro, ma ora che le elezioni sono finite – annaspa Filippo – regoliamo subito la cosa». Non rischieranno di essere buttati fuori dalla grande famiglia a cinque stelle, gli esponenti di una famiglia, i Bevilacqua, bella e vincente. Neogrillini, kennediani e rassicuranti, della roccaforte accanto.

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