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Piano Lega in Sicilia, Salvini a Palermo “benedirà” gruppo all’Ars. E Musumeci?

Di Mario Barresi |

Onorevole Nino Minardo, dicono che lei sia un “prestito” forzista a Salvini.

«È un’emerita sciocchezza».

Non è una specie di cavallo di Troia piazzato da Miccichè dentro la Lega?

«No. La mia adesione alla Lega arriva dopo un percorso maturato in mesi, se non in anni. Ne ho parlato con Salvini e con Candiani. E alla fine è stata una scelta libera, convinta e autonoma».

Ma nel suo ex partito nessuno le ha tirato i piatti addosso, quando li ha lasciati. E Miccichè non perde occasione per ricordare che lei «resta un grande amico».

«Allora, il rapporto fra persone intelligenti che si stimano è un conto. E quello, personale, con Gianfranco non s’è rotto dopo che io ho lasciato Forza Italia. Il rapporto politico è ben altra cosa. Io ho deciso di giocare una partita diversa. E indosso con orgoglio la maglietta della Lega. La mia metà campo è questa. Se gli altri alleati vogliono giocare assieme mi sta bene. Qualcuno mi ha definito “pontiere” e ci può anche stare, ma soltanto perché corrisponde alla mia indole: ho sempre lavorato per unire, mai per dividere. Ma io non faccio giochetti. Ho scelto la mia squadra. È quella capitanata da Salvini, un fuoriclasse. Un uomo del popolo che piace al popolo perché lo incarna a perfezione».

Ed è soltanto grazie a questo «fuoriclasse» che un deputato forzista di Modica, un giorno, decide di andare con chi diceva che i terroni puzzano?

«Le racconto un aneddoto personale. Io ammiro la Lega dal 2008. Avevo 29 anni, ero il deputato più giovane d’Italia, uno dei tanti peones a Montecitorio. Il Pdl mi designò in commissione Ambiente, dove si discuteva l’emergenza rifiuti in Campania. C’era Berlusconi premier, ma la Lega si oppose, pur essendo al governo, finché alcuni benefici ambientali non vennero estesi anche alle regioni del Nord. Ecco, lì ho realizzato per la prima volta il gioco di squadra vincente della Lega, che adesso con Salvini è diventata un partito nazionale. E qui mi sento a casa mia. Anche perché si rispettano ruoli e regole. E ciò garantisce tutti».

Il suo ruolo, negli ultimi mesi, è stato prima quello di gran tessitore e poi di “levatrice” del neonato gruppo all’Ars. Com’è stato questo parto?

«Ho lavorato concertando ogni passo con il commissario regionale Candiani. Pur essendo il primo partito d’Italia e del centrodestra, non avevamo il gruppo all’Ars. E non perché non ci fossero l’interesse o le richieste di chi voleva formarlo. Non c’era perché non si erano create le condizioni, utili e necessarie, per noi e per il governo regionale. E noi le abbiamo create. Con un lavoro oculato e ponderato nella scelta di una squadra qualificata e di persone perbene, equilibrata nei territori e in armonia fra esperienza ed entusiasmo. Non era semplice, ma ci siamo riusciti».

Salvini e Candiani fino a poco tempo fa non erano attratti dall’idea di mischiarsi con i «vecchi arnesi» del centrodestra siciliano. Cos’è cambiato?

«Se si fosse dovuti andare al voto per le Regionali fra sei mesi, il nuovo gruppo sarebbe stato inutile. Ma si voterà fra tre anni. E ora ci sono le condizioni affinché tutta la classe dirigente locale abbia all’Ars dei punti di riferimento fondamentali per radicarci ancora di più nei territori. Matteo Salvini ha già conosciuto i nostri deputati regionali e, come promesso, verrà in Sicilia: il 3 febbraio sarà a Palermo, anche per suggellare il nuovo gruppo all’Ars».

Ma non verrà soltanto per fare il padrino al battesimo. Magari, fra un cannolo e un selfie, vorrà parlare anche con Musumeci. Della nuova fase della Lega in Sicilia. Siete o non siete organici a questo governo?

«Non conosco ancora l’agenda di Salvini. Comunque, il rapporto con Musumeci lo cura Candiani in prima persona. Si vedranno, a breve. Partendo dalla nostra linea, che è chiara: la vera sfida, per la Lega in Sicilia, è costruire una classe dirigente che sia all’altezza di aspirare al modello del buongoverno in Lombardia e Veneto».

Quindi entrate al governo regionale?

«Noi, per rispondere alla domanda di prima, ci sentiamo siamo decisivi e organici al governo e sosteniamo Musumeci con lealtà. Ma d’ora in poi pretendiamo che il nostro contributo, di idee e di cambio di marcia, sia tradotto in progetti e atti che rilancino l’azione del governo regionale, che finora non è stata tutta rose e fiori. Ecco, ritengo che, se Matteo e Nello dovessero vedersi, parleranno di temi concreti».

E giammai di assessorati? Si fanno già i nomi: il suo amico deputato Ragusa, ma da Palermo arrivano i rumors di un asso nella manica come l’ex presidente dell’Antimafia, Centaro…

«È il vostro sport preferito, di voi giornalisti. Non s’è mai parlato di assessori. È tutto privo di fondamento. Ragusa, essendo un deputato del gruppo, può mettere le conto di essere oggetto di illazioni. Ma quello che mi dispiace davvero è che nella mischia ci mettano pure Centaro, magistrato e uomo delle istituzioni, a cui sono legato da un rapporto personale. Per ora, il toto-assessori non esiste. Al momento giusto, semmai, ne parleremo».

Al momento giusto dovrete parlare anche della proposta di DiventeràBellissima che vuole federarsi alla Lega. Qualcuno, da voi, vede i musumeciani come potenziali invasori, usurpatori di seggiole e poltrone…

«E qual è il problema? Quelle su invasori e seggi sono chiacchiere da bar. Avere un dialogo con un governare di centrodestra basato sulla condivisione di temi per il bene dell’Isola non è solo giusto, è anche necessario».

La domanda non era sul dialogo, ma sull’ipotesi di federazione di Musumeci alla Lega.

«L’avevo capito. Ci stavo arrivando. Il mio pensiero personale è che non ci sarebbe nulla di male. Vedremo se ci saranno le condizioni».

E dunque questo matrimonio s’ha da fare…

«Mai dire mai».

E magari, se la luna di miele funziona, Musumeci può staccare il biglietto della ricandidatura nel 2022…

«Per la scelta del candidato c’è tanto tempo. E soprattutto c’è una persona che se occuperà per noi: Stefano Candiani. Io posso solo auspicare che, come dimostrato prima da noi nel 2017 fino al voto in Calabria di domenica, ci sia un centrodestra vincente che è tale solo se è unito. E su queste basi sceglieremo il candidato più forte, quello che ci farà rivincere».

Che magari potrà essere Minardo…

«No, questa è l’unica cosa che possiamo escludere sin da oggi».

Lei è l’astro nascente di Salvini nell’Isola. Giovane e ricco, ambizioso e potente. Non percepisce un po’ di sana invidia, magari dai big catanesi e palermitani della Lega che ultimamente sono stati un po’ depotenziati?

«Io sono uno abituato a lavorare per il territorio e per il partito. Con umiltà e impegno, senza sgomitare. La Lega è un partito aperto, ma con ruoli e regole da rispettare. E c’è spazio per tutti. Soprattutto per chi vuole fare bene».

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