Dal sogno Grasso all’incubo Crocetta, nel giovedì nero del centrosinistra siciliano. «Perché non devo ricandidarmi?», si chiede l’istrionico Saro. Già, perché? Nessuno – nel partito, né a Roma né a Palermo – ha mai avuto il coraggio di dirgli ufficilamente che lo ritengono «impresentabile». E quindi è più che legittimo che il governatore uscente, sfoderando immaginifici sondaggi, sfidi tutti. Precisando che «non è un divorzio», poiché trattasi di matrimonio forzato. Prova a fare proprio lo stesso gioco di Nello Musumeci nel centrodestra: staccare tutti in fuga sperando che il gruppo non lo riacciuffi più prima del traguardo-candidatura. Con due differenze di fondo. Tutte basate sul rapporto di forza-debolezza. L’aspirante governatore di centrodestra ha dalla sua il gradimento di gran parte degli alleati, mentre il rifiuto di candidare l’ex sindaco di Gela è l’unico elemento unificante dell’intero centrosinistra; ma la vera forza di Rosario è la profonda debolezza del Pd, mentre lo stato di salute dei (pochi) nemici del leader di #DiventeràBellissima è meno comatoso.
E allora che succede? Il segretario Fausto Raciti, che descrivono piuttosto dubbioso sul gradimento sbandierato dal governatore che fino a qualche settimana fa ha difeso e tutelato, ha convocato – per domani alle 10 nella sede del partito in via Bentivegna, a Palermo – la segreteria regionale del Pd. Scontato l’unico ordine del giorno: «Situazione politica regionale». Parteciperanno anche gli assessori regionali, la presidenza del gruppo all’Ars e i presidenti dell’assemblea e della direzione regionale del partito.
Ma difficilmente la situazione siciliana potrà essere risolta a Palermo. Certo, c’è già chi si porta avanti col lavoro. Pippo Digiacomo, deputato regionale, subito dopo la «garbata rinuncia» di Grasso, lancia la sua proposta: «Possiamo lavorare fin da subito per organizzare le primarie il 10 settembre». L’idea sarà formalizzata sabato, nella kermesse della sinistra dem promossa ad Agrigento dal vicepresidente del gruppo all’Ars, Giovanni Panepinto. Alla quale, contrariamente al nome già stampato sui manifesti, non dovrebbe partecipare l’assessore Antonello Cracolici, uno dei capi corrente siciliani in pista da aspirante candidato prima della “tregua” nel corso del corteggiamento a Grasso. “Crac” resta abile e arruolabile, anche se in questi giorni riprendono quota gli altri due leader regionali del partito.
Davide Faraone, il viceré renziano, che con la scientifica cocciutaggine di un testimone di Geova continua imperterrito il suo tour #CasaPerCasa nei 390 comuni dell’Isola. Forte del sostegno di Totò Cardinale e magari di qualche altro hashtag segreto che gli è arrivato nelle ultime ore dal Nazareno. Non è dato conoscerne il motivo, ma negli ultimi giorni i faraoniani sembrano ringalluzziti. Chissà perchè?
L’altro uomo forte in campo è Peppino Lupo, capo siciliano dei franceschiniani di AreaDem. Detiene il gradimento di Leoluca Orlando e sta lavorando col suo consueto basso profilo a quella che in questo momento viene considerata «la candidatura più probabile».
Faraone e Lupo, così come Cracolici, sono nella lista (che comprende anche altri nomi, non soltanto del Pd) di “cardinali autoctoni” che la segreteria nazionale starebbe testando in un sondaggio commissionato come piano B rispetto alla fumata nera del “papa straniero” di Palazzo Madama.
Si aspetta il vaticinio di Matteo Renzi, dunque. Per disinnescare Crocetta, ma soprattutto per capire come andare avanti. Soltanto il segretario può sancire la tregua fra le tribù dem siciliane. Magari scegliendo di non scegliere nessuno dei capibastone. Per sfoderare un nome a sorpresa, una soluzione super partes. Oppure lasciando l’onore-onere agli alleati.
In attesa di capire cosa farà Angelino Alfano (che nel fine settimana sarà a Giardini Naxos per la “Summer school” di Ap), c’è già Gianpiero D’Alia in pista. «Crocetta annuncia la candidatura e noi non la sosteniamo. Il Pd ora, in ottica nazionale di collaborazione, valuti D’Alia e si impegni per una larga coalizione di centrosinistra», scandisce Marco Forzese, capogruppo dei Centristi all’Ars.
Tutt’altro che un miraggio, nel deserto pirandelliano del Pd siciliano. I candidati? Da uno (Grasso, sfumato) a centomila (compreso Crocetta). O forse, semplicemente, nessuno.
Twitter: @MarioBarresi