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Pd, Bonaccini pone la condizione delle scuse per l’ingresso di Dino Giarrusso. Ma l’ex Iena per ora tace

La new entry che divide i Dem e fa insorgere la base: il candidato alla segreteria pretende le pubbliche scuse dell'europarlamentare catanese

Di Anna Laura Bussa  |

Il candidato alla segretaria Pd Stefano Bonaccini pone una condizione all’ingresso dell’eurodeputato ex M5S Dino Giarrusso. Dal palco di Milano, in chiusura della sua kermesse per le primarie, lo invita a scusarsi: «Siamo un partito aperto a chiunque, ma se Giarrusso vorrà entrare e iscriversi al Pd, prima di tutto chieda scusa a chi ha ferito in passato si scusi con Roberta Pinotti e con chi ha offeso e mostrando rispetto per questa comunità, che ha attaccato più di una volta con parole e toni che non sono quelli del Pd, dimostri quindi di accettare le regole e il percorso di questo partito».

L’ex Iena però per ora tace e, raggiunto telefonicamente, dichiara: «Ci risentiamo tra qualche giorno…». Il suo ingresso nel Pd, commenta Alessio D’Amato, che corre per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, «può essere anche un segnale utile per un voto disgiunto…». Intanto, Graziano Delrio lancia la proposta degli Stati generali del Sud. 

Detto quello che doveva dire sulla new entry che divide i Democratici e fa insorgere la base, Bonaccini va oltre e affronta alcune delle questioni cruciali per il Pd. Critica la gestione della sconfitta («Più della sconfitta ci ha fatto male il modo in cui l’abbiamo gestita») e garantisce che il tema del lavoro tornerà al centro dell’agenda politica del partito. Un partito che sarà «più «riformista» che mai. Invita ad essere uniti e a smetterla con l’autoflagellazione. Ribadisce che «da oggi parte la rimonta del Pd» e assicura che il popolo Dem non ci metterà «mai più 5-6 mesi per eleggere il segretario».

Quindi, parte all’attacco della destra ricordando che quando era all’opposizione votò «contro il Next Generation Eu in Europa e contro il PNRR in Italia» e che «se fosse stato per loro non avremmo mai visto un soldo». Poi, lancia una sfida: «Sui rigassificatori siamo più patrioti noi» visto che, lui e il presidente della Toscana Giani, sono riusciti ad autorizzarne due nuovi in appena 4 mesi, mentre a Piombino «dove governano loro» è ancora tutto fermo.

Ma Bonaccini sfida la destra anche sui migranti, tema sul quale sinora «loro hanno stravinto», spiegando che si deve lavorare a «una proposta su cui fare una battaglia politica e culturale nella società, in Parlamento e nel Paese» perché «senza flussi regolari e ben programmati di ingresso non avremmo forza lavoro a sufficienza per far funzionare imprese, allevamenti, ristoranti e servizi». 

Ma c'è anche un altro punto sul quale pone l’accento: quello della legalità che, alla luce del Qatargate che continua ad agitare istituzioni europee e centrosinistra, torna centrale. "Onestà, sobrietà e legalità – avverte – sono le parole per restare nel Pd». E su questo concorda anche Goffredo Bettini che ribadisce il primato della questione morale, invitando tutti a pensare più all’elaborazione di una proposta che «all’ organizzazione povera di catene di comando». 

Bonaccini, che riceve anche l’endorsement di Alec Ross (collaboratore di Obama nelle presidenziali del 2008), di Piero Fassino e di Carlo Cottarelli che lo vedrebbe bene addirittura a Palazzo Chigi, viene sollecitato da Graziano Del Rio a convocare gli 'Stati generali per il Mezzogiornò. Affinché Sud e Nord si conoscano e si uniscano sempre di più e affinché il Pd torni presente sul territorio. Una proposta che viene sostenuta con forza anche da Anna Valente: «Se si riuscisse a farlo sarebbe davvero un bel segnale», osserva, da leggere in "contrapposizione all’autonomia differenziata di Calderoli». 

L’altra candidata, Elly Schlein, intanto, assicura che sarà lei la vera sorpresa alle primarie, anche perché aderiscono alla sua proposta «sempre più giovani» e lancia un appello: «Riconosciamo gli errori che abbiamo commesso sul lavoro» e "cerchiamo di porre un rimedio». Il jobs act, ribadisce, «è stato un errore», così come «è stato un errore liberalizzare i contratti a termine». Anche lei attacca la destra per le risposte non date a questioni come la disparità salariale, l'inflazione, il non rispetto per la parità di genere e se la prende soprattutto con Giorgia Meloni che da donna «penalizza le donne sulle pensioni».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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