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Open,difesa Renzi ‘accusa rasa a suolo da Consulta e Cassazione’

Avvocati chiedono non luogo a procedere per ex segretario Pd

Di Redazione |

FIRENZE, 12 DIC – “Per Matteo Renzi l’imputazione” a suo carico nel procedimento Open “è stata rasa al suolo dalle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione”. Lo hanno detto gli avvocati Giandomenico Caiazza e Federico Bagattini, difensori dell’attuale leader di Italia Viva, dopo aver chiesto il “non luogo a procedere” nella discussione all’udienza preliminare sull’inchiesta sulle presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex premier all’epoca in cui era segretario del Pd. “L’imputazione per Matteo Renzi – ha affermato Caiazza durante una pausa dell’udienza che è a porte chiuse – è stata letteralmente rasa al suolo da tre sentenze della Corte di Cassazione che hanno dichiarato totalmente illegittimo il ragionamento in diritto sulla fondazione formulato dalla procura”. Caiazza cita anche la sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito nel procedimento Open l’inutilizzabilità di alcune chat riferite a Renzi e sequestrate nei cellulari degli imprenditori Marco Carrai e Ugo Vincenzo Manes senza autorizzazione del Senato. La Consulta, spiega lo stesso difensore, “ha demolito l’impianto accusatorio, dichiarando inutilizzabili alcuni atti di indagine e costringendo i pm Luca Turco e Antonino Nastasi a muoversi tra le macerie”. L’udienza preliminare prosegue con le posizioni degli altri imputati. In tutto sono 11 tra cui Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’imprenditore Marco Carrai e l’ex presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi. A vario titolo sono formulate le accuse di finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, corruzione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.

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