RETROSCENA
Non solo Salvini-Giorgetti: anche in Sicilia la Lega ha la sua “faida”: ecco perché
Salvini «innervosito». Sammartino e i nuovi assediano Minardo: il tavolo di Palermo sulle amministrative ultimo caso
Chi lo paragona al dualismo Salvini-Giorgetti, in fondo, non fa altro che nobilitare lo scontro aperto in Sicilia dentro la Lega. È piuttosto di una faida per la leadership del partito che ambisce a esprimere il candidato governatore del centrodestra. Ma, nell’ultimo anno prima delle Regionali, in palio c’è una raffica di nomine. Gli ambiziosi ultimi arrivati assediano il segretario regionale Nino Minardo, che risponde con una “sculacciata”. In attesa della resa dei conti, con Matteo Salvini «molto innervosito» dalle ultime vicende siciliane.
L’ultimo casus belli è sul tavolo per le Amministrative di Palermo. Dopo il passo falso di Gianfranco Miccichè e il rinvio del vertice previsto ieri, la palla passa a Vincenzo Figuccia, deputato regionale e coordinatore provinciale della Lega. È sua l’idea iniziale, è lui che convoca gli alleati lunedì alle 18 nella sede di via Garzilli.
Ed ecco l’incidente diplomatico: la Nuova Dc di Totò Cuffaro non è invitata. Il diretto interessato la prende con perfida filosofia: «Il nostro è un partito umile ed educato, non va dove non è invitato. Amiamo la riflessione, ma non abbiamo la vocazione alla clausura. Troveremo altra compagnia con cui incontrarci». Ma il vero pasticcio è fra i padroni di casa. «Siamo stupiti dalle parole di quanti, prima ancora di dire cosa vogliono fare per Palermo e la Sicilia, cominciano a mettere paletti».
Così nella Lega escono allo scoperto, in difesa di Cuffaro, i deputati regionali Marianna Caronia, Carmelo Pullara, Luca Sammartino e Giovanni Cafeo, l’eurodeputata Annalisa Tardino e il capogruppo di Palermo Igor Gerarda. Replica Minardo: «Nessuna esclusione o preclusione. Lunedì ci sarà un primo incontro fra i partiti che oggi sostengono il governo Musumeci per cominciare un lavoro su Palermo».
Il segretario regionale attesta l’iniziativa di Figuccia, «assolutamente legittima e condivisa in toto dalla Lega». E avverte i ribelli: «Li giustifico perché sono appena arrivati. Hanno preso un abbaglio e, lo dico come ammonizione, li invito a evitare queste uscite che danneggiano il centrodestra e l’immagine della Lega».
L’esclusione della Nuova Dc, secondo alcuni big del centrodestra, sarebbe un segnale che Raffaele Lombardo, federato alla Lega, ha lanciato a Cuffaro. Il quale, in ottimi rapporti con il nuovo corso (la senatrice Valeria Sudano era nella sua Udc, Sammartino è da sempre un pupillo) ha risposto con l’artiglieria pesante.
Ma quello di ieri è soltanto l’ultimo sintomo. Gli altri, già esplosi sottotraccia, sono legati anche alle nomine. Quelle che il governo regionale deve fare, su cui i nuovi acquisti hanno chiesto (proprio nell’ultimo summit con Salvini a Palermo, in cui spiccava l’assenza di Minardo) «un elenco completo» per poterne usufruire. Ma anche altre, molto delicate, di competenza della Lega al governo nazionale. Una su tutte: i commissari delle Camere di Commercio siciliane.
Dopo un misterioso blitz, sul tavolo di Giancarlo Giorgetti vengono “sbianchettati” i nomi già concordati da Minardo con Stefania Prestigiacomo (i commercialisti Roberto Cunsolo e Massimo Conigliaro) e il ministro dello Sviluppo economico invia a Nello Musumeci un altro tandem. Composto dall’ex prefetto Claudio Sammartino (zio del leghista Luca) e dalla dirigente regionale Alessandra Di Liberto. La legge, però, prevede che ci sia un’«intesa» col governatore. Che scrive al ministro sollevando, fra l’altro, una «questione di opportunità» sul commissario indicato per Catania. E Giorgetti, sollecitato dal segretario regionale (che informa Salvini della vicenda), azzera di nuovo tutto: i due nomi li proponga la Regione. E, per la legge del contrappasso, saranno condivisi da Musumeci e Minardo, ora uniti (da qui l’incontro in programma a Roma fra il Capitano e il ColonNello) contro Sammartino, che reputa la ricandidatura del governatore «incompatibile» con la nuova Lega.
Il livello di scontro s’è alzato. E Minardo, costretto a inghiottire la campagna acquisti estiva, ora non starà a guardare. «Nella Lega c’è spazio per chi crede nella militanza e in un progetto finalmente serio e di riscatto per la Sicilia. Se qualcuno pensa al solito pullman su cui salire per prendere ciò che si può e poi scendere per andare nell’ennesimo partito – è lo sfogo con La Sicilia a tarda sera – ha sbagliato indirizzo».
Accanto al segretario i «delusi» dalla deriva del partito: oltre a Figuccia, il capogruppo all’Ars Antonio Catalfamo e il deputato Orazio Ragusa, ma anche l’assessore regionale Alberto Samonà e i parlamentari nazionali Francesco Scoma, Nino Germanà e Francesco Mollame. Nello zoccolo duro dei dirigenti minardiani Pippo Fallica, Matteo Francilia, Fabio Cantarella, Enzo Vinciullo, Vincenzo Giambrone, Enzo Fontana, Alessandro Porto, Maricò Hopps. Magari sarà soprattutto fra questi nomi che Minardo pescherà per dare corpo alla prossima mossa: «Nei prossimi giorni nominerò il direttivo regionale della Lega, l’unico organo in cui si assumeranno le decisioni politiche, ci cui il segretario resta sintesi».
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