Ars
Regione Sicilia, Falcone spiega la Manovra: «I conti ora sono in equilibrio»
«Ripianare il disavanzo al centro degli interventi adottati. L’approvazione della legge di stabilità entro febbraio in linea con quanto chiestoci dallo Stato»
“Bom trabalho”, ovvero “ben fatto”. La settimana centrale della sessione di bilancio all’Assemblea regionale siciliana si è chiusa con un segno positivo.Alla fine non ce l’ha fatta il voto segreto a essere il “grande assente” della Finanziaria 2023. Con la complicità dei pruriti incrociati dell”all in”sulle indennità da tagliare all’Ars, ha messo la sua firma, per il resto più o meno sporadica, sul cammino della legge, approvata venerdì all’alba. Nè inciuciari, ne consociativi i deputati che hanno cominciato la legislatura in maniera diversa da come avevano fatto i predecessori. Tutto in chiaro e davanti agli occhi del presidente della Regione Renato Schifani che ha condiviso e garantito i passaggi centrali e quelli risolutivi dei tre giorni che hanno deciso la sorte della legge.
Marco Falcone, assessore regionale all’Economia del governo Schifani, dopo la lunga notte che ha portato all’approvazione della norma quadro dell’anno finanziario alla Regione traccia un profilo tecnico del lavoro svolto «Non voglio entrare nella questione, tutta da dimostrare delle norme-mancia sui territori, credo sia più gisuto evidenziare un aspetto non secondario che riguarda la tenuta dei conti e la creazione di un fondo da 25 milioni di euro con cui manifestiamo allo Stato non solo buona volontà nel contenere la spesa, ma anche senso pratico». Uno dei paletti che in fondo ha giustificato l’accelerazione dopo il lavoro della Commissione Bilancio -spiega Falcone- «era dato dal fatto che Roma chiedeva di ridurre al minimo il ricorso all’esercizio provvisorio dopo il 28 febbraio, secondo passaggio era dato dalla richiesta della progressiva riduzione del disavanzo della Regione, siamo passati dai 7 miliardi e 400 milioni del 2018 che ci siamo ritrovati a uno nel 2021 di 6 miliardi e 180 milioni, per arrivare oggi a poco più di 5 miliardi». Non bruscolini, decisamente, ma una consolazione pratica, che, tra le altre cose, consentirà di riformulare in futuro una serie di richieste allo Stato, sempre che il “trend”rimanga di questo tenore. Il terzo obiettivo da qui al 2023, è quello di esponenzializzare il risparmio in tre anni dai 40 milioni, passando per 80 nel secondo anno, sino alla soglia già più complessa che superebbe i 120 milioni. La marcia di avvicinamento all’obiettivo della riduzione -chiarisce Falcone- «passa da altre tappe necessarie. Quest’anno siamo stati costretti a intervenire si fatture di adeguamento inflazione con annesse vicende contrattuali che non erano preventivabili in questi termini alla vigilia.
Un aspetto a cui il governo regionale ha voluto fare attenzione è stato quello di non inserire nel testo da sottoporre ai deputati di Sala d’Ercole articoli che riguardassero urbanistica e personale «abbiamo mantenuto la promessa-conferma l’assessore catanese- nonostante le molte sollecitazioni». Unica eccezione l’istituto aerospaziale in programma nelle Madonie che potrebbe andare in deroga ai piani territoriali. L’esponente del governo Schifani è soddisfatto inoltre, oltre che del «rapporto schietto e leale, mantenuto con le opposizioni nel corso dei lavori, anche delle parole che una sindacalista come Luisella Lionti, a capo della Uil, non sospettabile di essere vicina al governo, ha voluto esprimere nei confronti del nostro operato». Insomma i sorrisi e gli sguardi di sufficienza che avevano segnato la fine del 2022 quando si parlava di approvare in tempi brevi la manovra lasciano oggi il posto alla consapevolezza di un risultato centrato. Dopo i primi cento giorni di governo e lesgilatura, in fondo, non è poco.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA