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Prima l’Italia, nostra intervista a Matteo Salvini: «Porte aperte alla Meloni, ma sulle Regionali le scelte si fanno in Sicilia»

Il leader della Lega: «Con Giorgia nessuna rottura, ci incontreremo e troveremo un accordo come sempre»

Di Mario Barresi |

Senatore Matteo Salvini, forse i suoi alleati – a Roma quanto in Sicilia – questa cosa di “Prima l’Italia” all’inizio non l’avevano capita bene. A caldo sono arrivate precisazioni come se fosse una semplice lista civica con un nuovo simbolo, invece il progetto è molto più complesso e ambizioso. O no?

«È un progetto serio, ambizioso e vincente. Da tempo parliamo di federazione di centrodestra per valorizzare e rafforzare l’impegno e i valori della coalizione: sono convinto che il laboratorio Sicilia darà risposte importanti».

In ogni caso, però, il nuovo cambio di simbolo ha un significato politico preciso. Cos’è, la resa davanti all’evidenza che la Lega in versione classica non riesce a sfondare al Sud o magari la consapevolezza che il “brand Salvini” non tira più come una volta?

«No, è esattamente il contrario: la Lega è il partito di centrodestra che tra amministrazioni locali, Parlamento ed Europa ha il maggior numero di eletti e quindi ha l’onore e l’onere di suggerire soluzioni per tutta la coalizione. Andiamo in una direzione che abbiamo proposto tempo fa, ora ci sono i presupposti». 

A giudicare dalle prime reazioni, nel centrodestra c’è molto interesse per il progetto. Forza Italia, Autonomisti e Udc sembrano ben disposti. “Prima l’Italia” può essere il prodromo della federazione in stile Pd, o se preferisce Partito Repubblicano Usa, che lei ha in testa da qualche tempo?

«Esatto, non pongo nessun limite. Possiamo costruire una casa accogliente anche per tanti amministratori locali ed esponenti della società civile interessati a un progetto di buon governo». 

Questo soggetto politico, in prospettiva, sarà collocabile a livello europeo su posizioni del Ppe?

«Continuo a ribadire che anche in Europa le forze di centrodestra alternative alla sinistra debbano dialogare per costruire un unico contenitore. Il Ppe dica da che parte vuole stare, visto che da anni governa con i socialisti. Non mi pare sia quello che vogliono i nostri elettori». 

Da Fratelli d’Italia è arrivata una gelida presa d’atto. La Russa vi ha fatto degli ironici complimenti per il nome, augurandovi buona fortuna. Sembra chiaro che non sono interessati. Ma proverete a coinvolgerli lo stesso?

«Certo, le porte sono aperte per tutti. Senza esclusioni». 

A proposito di FdI. In Sicilia si aspetta da settimane il fatidico incontro fra lei e Meloni per parlare di amministrative e magari anche di regionali. Ma non risulta che vi siate ancora né visti né sentiti. Eppure i tempi per la scelta dei candidati sindaci stringono. Ci sarà un confronto o è ipotizzabile una rottura preventiva?

«Nessuna rottura, ci vedremo e troveremo un accordo come sempre successo».

A Palermo il centrodestra è balcanizzato. FdI vuole candidare a tutti i costi Varchi. La Lega propone Scoma, ma gli alleati del club “Prima l’Italia” hanno già in campo il centrista Lagalla, con Forza Italia che sta per lanciare Cascio, come ribadito ancora ieri dal coordinatore regionale Miccichè. Ritiene possibile la convergenza su un nome comune?

«Certo. E la federazione è un passo per evitare divisioni e malintesi». 

Di recente ha riunito i suoi parlamentari nazionali e regionali, i quali hanno espresso un “no” unanime al bis di Musumeci. Come argomenterà questa posizione al tavolo nazionale del centrodestra? Cosa risponderà a Meloni che lo rivuole a tutti i costi, sostenendo la regola di coalizione dell’uscente ricandidato?

«Faremo tutte le valutazioni del caso, con serenità e come già avvenuto nel resto d’Italia. In generale, l’unità del centrodestra non può essere messa in discussione con imposizioni. E su alcuni temi – rifiuti, sanità, infrastrutture, turismo – i risultati dovevano essere migliori. A Giorgia ribadirò che la scelta spetta ai siciliani e sono sicuro sarà d’accordo con me». 

Pensa che Forza Italia e gli altri alleati centristi condividano questa linea sulle Regionali?

«Tutti sono consapevoli che la forza del centrodestra è l’unità, accompagnata dalla concretezza dei programmi e delle idee. Faccio un esempio nazionale: grazie alla fermezza della Lega e alla compattezza del centrodestra di governo, siamo riusciti a tagliare le accise dei carburanti. E sono convinto vinceremo le  nostra battaglie per pace fiscale e rottamazione cartelle di Equitalia. Uniti si vince, uniti otteniamo risultati». 

In Sicilia, comunque, il tempo stringe: si vota fra pochi mesi. Lei ha sempre rivendicato la possibilità che sia la Lega a indicare il candidato del centrodestra. E non ha fatto mistero di ritenere Minardo all’altezza della sfida. Quando arriverà il momento della nomination?

«Un passo alla volta, con senso di responsabilità. Negli ultimi anni la Lega ha dimostrato di avere qualità e nomi forti anche in Sicilia. E Minardo ne è la dimostrazione. Ne siamo orgogliosi e discuteremo con serenità tutte le opzioni, ma dev’essere chiaro che in Sicilia devono decidere i siciliani e non le segreterie dei partiti a Roma». 

A Catania le ricorrenti voci di dimissioni di Pogliese hanno riaperto il toto-sindaco, anche se ormai è quasi certo che non si voterà prima della primavera 2023. La stuzzica l’idea di una sindaca leghista, per non fare nomi Valeria Sudano?

«A Catania come ovunque in Sicilia abbiamo nomi di valore».

Twitter: @MarioBarresi

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