sala d'ercole
Ars, Gaetano Galvagno verso la Presidenza
L'esponente meloniano vicinissimo a La Russa verso lo scranno più alto del Parlamento siciliano
“Abbiam tutti una casa che attende nel buio che torniamo”. Eccola là, l’Ars vetusta e giovanissima, austera e “smart 2.0”, sorniona e multimediale, dimora della politica siciliana che ha dovuto aspettare quasi due mesi prima di essere impalmata oggi dal rito dell’ufficialità dopo il voto del 25 settembre. Ne avrebbe di motivi per tenere il broncio a tutti e invece il Palazzo della politica siciliana ha ripreso già da lunedì il suo affollato rito di presenza quotidiana. Oggi sarà “solamente” il debutto della diciottesima legislatura.
Quella che oggi prende il via è la seconda dopo la riduzione dei parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana da 90 a 70, (dal 1947 al 2017 il numero dei deputati non era mai stato toccato) avvenuta con legge approvata in Sicilia il 7 dicembre del 2011 e la sesta da quando nel 2001, per la prima volta il presidente della Regione venne eletto direttamente dai cittadini. L’ordine del giorno, che sarà prevedibilmente snocciolato dal deputato anziano Pippo Laccoto (Lega), chiamato a presiedere la seduta inaugurale, prevede oltre alla costituzione dell’ufficio provvisorio di presidenza dell’Assemblea, la prestazione del giuramento da parte dei deputati secondo l’articolo 5 dello Statuto atto che avviene prima che i deputati siano “ammessi nelle loro funzioni” e l’elezione del presidente dell’Ars. In base al regolamento parlamentare, per essere eletto il presidente alla prima votazione dovrà ottenere la preferenza da parte dei due terzi dei componenti. Servono insomma 46 voti.
Nel caso in cui nessuno raggiunga questo risultato, nella stessa giornata si procederà alla seconda votazione durante la quale il quorum si abbassa a 36, ossia la maggioranza assoluta dei componenti del parlamento. Se neppure alla seconda votazione ci sarà la “fumata bianca”, l’Aula tornerà a riunirsi domani.
Alla terza votazione non servirà più la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento, cioè 36, ma la maggioranza assoluta dei votanti: dunque potrebbe essere sufficiente anche un numero inferiore di preferenze rispetto a 36 (ad esempio se i votanti fossero 60, il quorum sarebbe pari a 31 preferenze).
Se neppure in questo caso si dovesse riuscire ad eleggere il nuovo presidente, nella stessa giornata di venerdì si procederà alla quarta votazione con un ballottaggio tra i due candidati più votati nel corso della terza votazione: chi tra loro avrà più preferenze, sarà il nuovo presidente dell’Ars.
In realtà oggi lo scenario dovrebbe essere riassunto nella puntata secca che il centrodestra conta di realizzare a colpo sicuro. Gaetano Galvagno da Paternò, meloniano di ferro, larussiano “doc”, ma soprattutto, tra i fondatori di FdI e giovane uomo di territorio della destra siciliana, proverà a salire sullo scranno più alto di Sala d’Ercole.
Dopo le sei elezioni di un palermitano, le cinque di un agrigentino, le quattro di un nisseno, le tre di un messinese e l’unica di un trapanese, Galvagno dovrebbe essere il primo catanese eletto alla presidenza dell’Ars.
Era stato Giovanni Ardizzone, con il placet di Giampiero D’Alia, nell’era Crocetta a chiudere il decennio palermitano (Lo Porto-Cascio e Micciché in successione dal 2001 al 2012) nella girandola di nomi che era andata avanti a base di Sicilia occidentale, nel 1996 era stato eletto Nicola Cristaldi (An). Adesso l’alternanza geopolitica tra le due parti della Sicilia manda a Palazzo d’Orléans un palermitano, l’ultima volta era successo 26 anni fa con il miccicheiano Giuseppe Provenzano.
I gruppi parlamentari dovranno essere costituiti entro cinque giorni dall’insediamento del Parlamento. Già per quanto riguarda l’elezione dell’ufficio di presidenza, si da per scontato che non avverrà nella seduta d’apertura. Se la conta della coalizione, come auspicano non solo dalle parti di FdI andrà a buon fine con l’elezione del presidente dell’Ars, ci sarà un primo rinvio, reso necessario dalla quadratura richiesta da più di un problema tra quelli che attendono soluzione nel centrodestra che ha trovato in Renato Schifani, presidente della Regione, il punto di equilibrio per la sintesi da perfezionare nei prossimi giorni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA