L'INTERVISTA
«Il Ponte sullo Stretto sarà in Finanziaria, opera pronta in 5-6 anni insieme con l’Alta Velocità»
Il viceministro Edoardo Rixi: «Riesumeremo la vecchia società. A Rfi il restyling del progetto a campata unica»
Andare ben oltre il “modello Genova” e inserire in Manovra norme e fondi per riesumare la vecchia società Ponte sullo Stretto in liquidazione riportandola in bonis, chiudere i contenziosi con Eurolink e gli altri, affidare al gruppo Rfi-Anas il rapido aggiornamento del progetto a campata unica da recuperare salvando le precedenti autorizzazioni, semplificare le procedure, prevedere “scudi” contro mafia e ricorsi, affidare coordinamento e controlli su esecuzione rapida, di qualità e sulla trasparenza ad un commissario e due sub commissari, uno ciascuno per Sicilia e Calabria.
È la road map che il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è dato con il suo staff e con i governatori di Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto, per insediare a gennaio il gruppo di lavoro e completare in 5-6 anni la “madre di tutte le opere al mondo” di cui si parla dal 1885: il Ponte sullo Stretto.
La locomotiva tedesca cerca in Italia siti produttivi su cui investire e le imprese del Nord chiedono al governo soluzioni per uscire dall’imbuto creato da Covid, inflazione e guerra. La risposta ad entrambe le esigenze è fare diventare in poco tempo il Sud un hub logistico fra Mediterraneo ed Europa del Nord. Ne è convinta la Lega, che intende investire tantissimo su questo obiettivo «perchè è interesse di tutti che il Sud diventi competitivo e che il Paese viaggi tutto alla stessa velocità. Oggi il Nord può crescere solo se cresce il Sud e vogliamo portare ovunque la cultura dell’impresa e del lavoro».
Lo dice il leghista ligure Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, che con Salvini segue tutti i dossier riaperti in questi giorni nel dicastero di Porta Pia. Così, mentre si punta a sbloccare al Nord tutti i sistemi di collegamento finanziati da tempo, si vuole inserire in Manovra le norme e i fondi necessari per costruire ex novo al Sud un sistema infrastrutturale viario, ferroviario e portuale completo e connesso col resto del Paese.
«La vera sfida del Paese – spiega Rixi – sarà realizzare entro cinque-sei anni il Ponte sullo Stretto, perché questo non solo darà il necessario collegamento stabile fra Sicilia e Continente che serve ad attirare investimenti produttivi e i flussi in transito dal Mediterraneo, ma richiamerà anche la realizzazione o il completamento di tutte le infrastrutture strategiche collegate, dalla Salerno-Reggio Calabria alla Palermo-Catania-Messina fino alla viabilità secondaria. Questa diventerà la principale dorsale italiana, dalla Sicilia al Brennero».
E, come tale, completerà il Corridoio Ten-T scandinavo-mediterraneo per il quale da anni l’Ue chiede l’invio del progetto e mette a disposizione risorse finanziarie «che potranno arrivare a coprire oltre il 60% del costo del Ponte – annuncia il viceministro – . A dicembre Salvini avrà incontri a Bruxelles per ottenere i fondi e per chiedere di integrarli a completamento del Corridoio con le linee ad alta velocità. Per l’Ue, infatti, trasferire buona parte del traffico su ferrovia veloce conviene, favorisce gli scambi commerciali e aiuta l’ambiente».
Gli studi condotti dal ministero e da Rfi «dimostrano – riferisce Rixi – che il Ponte a tre campate non è realizzabile: con i piloni sui fondali si avrebbe un’altezza insufficiente mettendo in difficoltà il traffico marittimo, si danneggerebbero i fondali e si metterebbe a rischio l’intera struttura a causa delle fortissime correnti. È stato invece dimostrato – osserva Rixi – che il Ponte a campata unica progettato e già autorizzato dieci anni fa, con una “luce” di 76 metri, permette facilmente il passaggio delle meganavi portacontainer (la più grande è alta 72 metri con 9,5 metri di pescaggio), è più alto dei principali ponti fra cui quello di Suez che ha 70 metri, e in ogni caso l’impalcato potrebbe essere alzato senza allungare le due torri».
Quindi, con i 50 milioni finora inutilizzati per lo studio di fattibilità «Rfi e Anas possono fare il restyling dell’intera opera e di tutti i sistemi di trasporto connessi». Il gruppo Rfi-Anas sarà general contractor di un progetto «di cui Anas era titolare per alcune quote, altri soggetti sono falliti». L’altro proprietario, Webuild, ex Salini Impregilo, dopo l’intesa sul contenzioso, potrà partecipare alle gare come gli altri. Del resto, finora si è aggiudicata tutte le gare di Rfi e anche il Ponte Morandi: «È un problema più formale che sostanziale», chiosa Rixi.
Basterà tutto questo? «Quel progetto – risponde il viceministro – ha autorizzazioni ambientali e geologiche definitive importanti. Per non rifare tutto daccapo, con l’impalcatura normativa che andremo a creare in Manovra puntiamo a mantenerle in vigore con una robusta copertura giuridica che consenta di aprire presto i cantieri. I ricorsi li mettiamo nel conto, il Pd ha votato no persino al Ponte Morandi, eppure si è fatto».
«Per il resto stiamo affrontando tutti gli aspetti con Rfi e Anas, si vedrà se gestiranno il tutto direttamente o tramite società collegate. L’importante – conclude Rixi – è garantire tempi certi di realizzazione, 5-6 anni. Vogliamo portare lavoro al Sud con opere di qualità e enormi ricadute sul territorio, che uno studio di Mc Kinsey calcola arriveranno non solo dal Ponte, ma anche da tutte le opere collegate. Il Paese, insomma, dovrà scegliere fra avere un futuro sviluppo inserendosi nei traffici marittimi mediterranei o se restare indietro e fuori da tutto per seguire l’ideologia». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA