Nello Musumeci: «Vorrei governare per una sola legislatura e ricostruire dalle macerie»

Di Giuseppe Bonaccorsi / 05 Febbraio 2017

CALTAGIRONE – «La Sicilia può essere cambiata solo dai siciliani e la mia candidatura è un atto d’amore nei confronti di questa isola. Se dovessi essere scelto avrò l’obbligo di saldare un debito di gratitudine verso questa isola che in politica mi ha dato più di quanto io le abbia dato e quindi non inseguo carriere politiche. Se dovessi essere eletto presidente lo farei per una sola legislatura. Il mio compito è quello di tirare fuori dal pantano questa terra dove vogliono continuare a vivere i miei figli e i miei nipoti». Lo ha detto ieri sera il deputato regionale e presidente dell’Antimafia, Nello Musumeci, che dalla patria di don Sturzo, Caltagirone, davanti a una platea gremita sino all’inverosimile, ha lanciato la sua candidatura alle primarie per scegliere in candidato per le prossime elezioni regionali. Musumeci, come è nel suo stile, ha inviato un messaggio diretto, chiaro, inequivocabile ai siciliani che vogliono cambiare, a quelli che pretendono un’isola che diventi prosperosa, una terra che non faccia fuggire via i nostri giovani e che per questo miri alle sue molte potenzialità, come il turismo. E ha fatto anche un significativo accenno alle culle vuote di quella che era una volta una regione ai vertici delle classifiche come natalità, come metafora di una terra che non riesce a dare futuro alle nuove generazioni, quel futuro che va ricostruito battendo anche quel centrosinistra di Crocetta che «lascerà solo macerie».

 

«La scelta di aprire la campagna per le primarie a Caltagirone ha due motivi – ha esordito Musumeci -. Innanzitutto è la terra di don Sturzo, terra dove è stata elaborata e concepita la politica delle autonomie locali, quella politica che rifiutava le oligarchie e le imposizioni dall’alto e che affidava protagonismo ai cittadini perché avessero consapevolezza delle proprie scelte. La seconda ragione è che da qualche mese Caltagirone, almeno per noi, è la città simbolo del buon governo col sindaco Ioppolo che guida una ampia e articolata coalizione moderata di centrodestra in cui sta mettendo a profitto la lunga esperienza maturata come assessore e vicepresidente della Provincia».

 

Musumeci ha aggiunto che l’intesa per le primarie permetterà di scegliere democraticamente il candidato che sfiderà il centrosinistra e i Cinquestelle. «È stata fatta una grande operazione di coraggio e un grande bagno di democrazia. Per la prima volta il centrodestra in Italia attuerà lo strumento delle primarie per selezionare le candidature e in questo caso quella alla presidenza della Regione».

 

L’intesa raggiunta nel centrodestra ha permesso di elaborare un calendario suscettibile di leggere modifiche: «Il 9 febbraio ci sarà la sottoscrizione delle regole per le primarie, il 28 febbraio sarà il termine ultimo per la presentazione delle candidature e il 2 aprile invece si avrà a celebrazione delle primarie in tutti i Comuni dell’Isola».

 

La candidatura di Musumeci non è autoreferenziale: «Il movimento #DiventeràBellissima ha proposto il mio nome e io sono grato agli amici che lo hanno fatto, ma ho detto subito loro che era necessario passare dalle primarie perché non vogliamo che il nome debba apparire a una scelta approntata ad arroganza o presunzione, ma che sia la gente a decidere. La Sicilia potrebbe essere anche in questo caso laboratorio e luogo di battesimo di questa esperienza che nel centrosinistra è stata ampiamente praticata. Per carità – ha continuato Musumeci – non mi nascondo che possa anche esserci qualche defezione, ma è un problema che non riguarda noi. La coalizione alternativa a Crocetta deve essere una sorta di esercito in massa».

 

Musumeci ha poi fatto un cenno a quella che è la linea politica del movimento che dirige. «A questo punto – ha detto dal palco – abbiamo bisogno di partire dai valori del cattolicesimo militante e delle forze nazionali e sociali per dare rappresentanza e voce anche a quella larga fetta di elettorato che non si è mai riconosciuta nel centrodestra, ma che non si riconosce più nel centrosinistra, perché si è sentita tradita, delusa».

 

E per farlo, ha detto, bisogna puntare su alcuni punti più importanti del programma: il lavoro, le imprese, i giovani, le famiglie, l’ambiente. «Bisogna partire di queste idee forza e dobbiamo essere consapevoli che in questi ultimi 5 anni la fantomatica rivoluzione di Crocetta si è rivelata un grande fallimento, una grande delusione per tutto quello che non è stato fatto e poteva essere fatto e per tutto quello che è stato fatto ma era meglio non si facesse, a cominciare dalla riforma delle Province. Vedo oggi decine e decine di deputati pentiti di avere ostinatamente voluto votare una legge che impediva agli elettori siciliani il diritto di scegliere i vertici delle nove province. Fino allo scorso anno, però, tutti erano allineati e coperti perché gli ordini di scuderia non dovevano essere messi in discussione e intanto la paralisi ha determinato in Sicilia un disastro di enormi proporzioni».

 

Musumeci ha toccato molti altri punti, dalla (in)sicurezza delle campagne e agli investimenti di nuove imprese, ma in particolare ha fissato l’attenzione sulla mancanza di una politica delle famiglie: «Oggi si dice che gli immigrati compenseranno la carenza di braccia locali perché le culle sono vuote. Sono convinto che gli immigrati siano una forza e una risorsa, ma invece di rassegnarmi all’idea di ricorrere a questa forza lavoro, vorrei chiedermi perché le culle delle nostre famiglie sono vuote… Perché oggi manca una politica per la famiglia, mancano incentivi, sostegni, il diritto alla casa».

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