Distano poco più di cinquecento passi l’uno dall’altro. Ma oggi sembrano più lontani. Lontanissimi. Come se fossero in due fusi orari diversi. A Palazzo d’Orléans si studiano le mosse per allineare il voto nazionale del 25 settembre alle regionali siciliane, puntando su un forte effetto-trascinamento su Nello Musumeci più che mai in campo con la ricandidatura, pronto a dimettersi entro i primi di agosto per far sì che ci sia un unico election day.
A Palazzo dei Normanni è tutto pronto per il vertice regionale, oggi alle 12 nello studio di Gianfranco Miccichè. Con l’annunciato progetto di archiviare il bis del governatore. Lanciando subito il «nome alternativo di sintesi» che non è più un segreto per nessuno: il meloniano Raffaele Stancanelli.
Nell’Isola del gioco degli specchi, il centrodestra si prepara a giorni di fuoco. Il brusco mutamento del quadro politico nazionale accelera (e, in parte, muta) lo scenario delle Regionali. Il ricompattamento della coalizione sulle ceneri del governo Draghi ha come effetto immediato la necessità di trovare la quadra anche in Sicilia, a maggior ragione alla vigilia di una doppia campagna elettorale in contemporanea.
Da qui l’ottimismo del Pizzo Magico, alimentato dalla descrizione di un Musumeci «spumeggiante» nelle ultime ore. Il ragionamento di base è il seguente: Giorgia Meloni, nella sua corsa verso Palazzo Chigi, «ha il diritto di chiedere un suo candidato in Sicilia, visto che il partito – fa notare un assessore regionale di spicco – è sottodimensionato come numero di governatori rispetto all’effettivo peso». E su questa linea sarebbe stato decisivo il convincimento di Ignazio La Russa. Del resto, la leader di FdI non ha mai mollato sul bis di Musumeci.
Che punta a cavalcare il vento patriota dei sondaggi. «Se si vota in un’unica data non c’è partita, nemmeno per De Luca», la previsione dei fedelissimi più ottimisti. Perciò c’è la necessità di anticipare le urne anche in Sicilia. Se si andasse a scadenza naturale della legislatura, le finestre elettorali sarebbero comprese fra il 9 ottobre e il 13 novembre. Troppo tardi per votare il 25 settembre. E allora il presidente, soprattutto se di nuovo in campo, si dimetterebbe prima. Entro i primi di agosto, per rispettare i 45 giorni fra il decreto di indizione dei comizi elettorali in Gurs e la data desiderata delle elezioni.
Ma c’è un’altra scuola di pensiero a rafforzare le convinzioni dei No-Nello. «La Meloni non ha più interesse a imporsi sul nome di Musumeci, perché la Sicilia non è più un test prima del voto nazionale», certifica un big della coalizione. E qualcuno si spinge oltre: «Anche perché comunque il candidato può averlo lo stesso». Il malizioso riferimento è all’eurodeputato Stancanelli, che oggi dovrebbe essere indicato dagli alleati nel vertice di Palermo. Un appuntamento preparato con cura. E una linea concordata dai siciliani e poi – dicono – approvata da Matteo Salvini, garantendo anche per Silvio Berlusconi, con un’inequivocabile emoticon: il pollice in su. «Okay, andate avanti». Un leader nazionale centrista avrebbe osato ipotizzare che pure Meloni alla fine non ostacolerebbe il piano B, che prevede un posto al sole a Roma per Musumeci.
Eppure FdI frena. I coordinatori regionali Salvo Pogliese e Giampiero Cannella chiedono di rinviare il vertice a data da destinarsi. Comunque dopo il tavolo nazionale, «perché con senso di responsabilità si affrontino gli scenari in un quadro globale, senza litigiosità né il rischio di fughe in avanti». Con un monito finale: «Qualunque errore o malinteso in questa fase risulterebbe incomprensibile ai nostri elettori».
Il summit da Miccichè, però, oggi si farà lo stesso. Nonostante le perplessità di Nino Minardo. «Se il candidato non dev’essere Musumeci, chi lo dice che è per forza Stancanelli?», avrebbe detto a un alleato, rivendicando «il diritto che sia la Lega a indicarlo, al di là dalla mia disponibilità». Nel Carroccio siciliano a due anime c’è chi continua a sostenere che «la linea di Matteo è chiara da tempo», eppure la ritrosia del segretario regionale (che oggi non andrà al vertice, inviando un suo rappresentante «ma senza delega di firmare alcun documento») rischia di trasformare il party dei No-Nello in un flop. Tanto più che s’infittisce il pressing sugli altri alleati. «Ma che ci andate a fare? Disertate pure voi…», il consiglio interessato del forzista musumeciano Gaetano Armao al segretario dell’Udc, Decio Terrana. Ma il fronte ostile al governatore uscente non si piega. Cerca la legittimazione a Roma, nonostante i cellulari infuocati (o spenti) per ben altre faccende. E infatti in serata certifica: «La volontà della coalizione siciliana è chiara. Non c’è motivo per rimandare una scelta che ormai è nelle cose».
Oggi, forse, si scoprirà dentro quale fuso orario vive davvero il centrodestra siciliano. E per qualcuno – da una parte o dall’altra – sarà un brusco risveglio.
Twitter: @MarioBarresi