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Musumeci si tira fuori dal pantano: «Ecco come sarà la mia giunta»

Di Mario Barresi |

E anche quest’ultima è una notizia. Perché dal chiacchiericcio del fine settimana, pareva che Forza Italia non avesse fornito i suoi nomi al governatore. «Nello ha in mano tutto ciò che gli serve per poter fare la giunta e la farà nei prossimi giorni», è invece la conferma del più influente fra i suoi fedelissimi. Come a voler allentare la tensione con Gianfranco Micciché. C’era addirittura qualcuno, fra i forzisti meno allineati con il commissario regionale, pronto a giurare che fra il governatore e l’aspirante presidente dell’Ars le comunicazioni si fossero interrotte dopo l’incontro di martedì scorso. Con più di una chiamata senza risposta. Invece, secondo la ricostruzione dell’entourage di Musumeci, i contatti ci sono stati. Distesi, tutto sommato. E adesso, superato anche l’incidente diplomatico di Scillato (un vertice di maggioranza convocato da Micchiché, al quale Musumeci non è andato inviando Raffaele Stancanelli per dire in apertura «qui non si parla di giunta»), questa dovrebbe essere la settimana della chiarezza. Chiarezza nei rapporti, nei ruoli. E sulla solidità del patto che prevede l’elezione del leader azzurro di Sicilia sullo scranno più alto di Sala d’Ercole. Niente rinvio della giunta per scongiurare mal di pancia che potrebbero minare la presidenza di Micciché. Su questo punto Musumeci è chiaro: «Ci sono troppe emergenze e troppi dossier di cui occuparsi immediatamente. I siciliani non si appassionano al toto-assessori, ma chiedono risposte immediate».

Il governatore, fra le righe, rivendica il profilo istituzionale mantenuto in queste settimane. Mai una parola in più, né spifferi su nomi e deleghe. Mentre sabato i partiti lo aspettavano a Scillato, lui era a Ragusa a lanciare il rischio sul default delle casse regionali. Certo, adesso è il momento di trovare la quadra. «Utilizzerò i criteri della prudenza, dell’elasticità e della concordia», rivela come a voler rassicurare i partiti sul fatto che non è un marziano della politica. L’unico dettaglio che trapela dal suo staff è la maniacale attenzione, visto che la bufera sugli impresentabili s’è tutt’altro che placata, al pedigree non soltanto politico degli aspiranti assessori. «Non conosco vita morte e miracoli di tutti, non sempre gli uomini politici e i partiti sono dotati di strumenti conoscitivi particolari, ci muoviamo su terreno minato», ha ammesso sul palco di Panorama d’Italia. Eppure negli ultimi giorni c’è un intenso lavoro di raccolta di informazioni sui papabili. «Non possiamo permetterci errori», svelano dal suo staff.

E dire che i nomi sono quasi tutti sul tavolo. Non c’è più quello di Paolo Inglese. Il docente universitario palermitano, direttore dell’Orto botanico, dotato di un gradimento bipartisan, ha gentilmente declinato l’invito di Forza Italia, facendolo sapere anche a Musumeci. Per l’assessorato all’Agricoltura, dunque, risalgono le quotazioni del capogruppo forzista uscente, Marco Falcone. Che oggi, assieme agli altri eletti, prenderà parte a un vertice all’Ars. Fra gli azzurri, oltre al designato Gaetano Armao, stabili le quotazioni di Bernadette Grasso, mentre Stefania Prestigiacomo spinge per il siracusano Edy Bandiera. Anche nell’Udc, quasi scontata la nomina di Mimmo Turano (insidiato da Vincenzo Figuccia e Rosario Sidoti), c’è un’altra aretusea in auge: Costanza Castello, quota rosa in alternativa a Margherita Ruvolo ed Ester Bonafede che ricorda come «la mia esperienza nel governo Crocetta è stata da tecnica in quota Cesa», dicendosi «certa» che Musumeci «assumerà le sue decisioni con l’equilibrio e la saggezza politica di cui lui è sempre stato esempio». Certo Vittorio Sgarbi ai Beni culturali, anche Ruggero Razza ha ricevuto l’acclamazione di #DiventeràBellissima: «È lui il nostro assessore», il responso di un incontro del movimento. Sottintesa la delega: Sanità.

Ma per far quadrare i conti mancano due posti. Gli Autonomisti (visto che Cantiere Popolare è dentro con Toto Cordaro e Idea Sicilia con Roberto Lagalla) chiedono spazio per Mariella Ippolito o Pippo Compagnone, ma l’unico modo per accontentare Raffaele Lombardo sarebbe la rinuncia di un assessorato da parte di Forza Italia. Considerando Armao e Lagalla “fuori quota”, con quattro posti in giunta (anziché cinque) per gli azzurri, compreso quello di Sgarbi da sostituire in primavera. Ma all’orizzonte anche la diaspora leghista, con Angelo Attaguile che chiede un assessorato per Noi con Salvini contendendolo ai “cugini” di Fratelli d’Italia, già convinti sul nome di Sandro Pappalardo.

Twitter: @MarioBarresi

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