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Musumeci: «La “mia” Regione entro un anno sarà rigenerata e con tutte le carte in regola»

Di Andrea Lodato |

Catania –  Il presidente della Regione tira il fiato. Più o meno, diciamo. Perché anche se racconta che è riuscito a ritagliarsi tre giorni, quelli a cavallo di Ferragosto, per staccare un po’ con gli impegni istituzionali, in effetti Nello Musumeci, inesorabilmente, segue il destino di chi assume compiti di governo delicatissimi e vuol portarli avanti provando a fare e a dare il meglio. Perché è della vita, del destino, del presente e del futuro di milioni di siciliani che, in questo caso, stiamo parlando. Forse, se vogliamo, l’unico momento in cui davvero Musumeci riesce a staccare la spina è quando dimentica di essere il presidente della Regione. Gli capita, lo racconta e ci ride su per un attimo. Gli capita perché, pur stressato dal gigantesco impegno politico assunto, pur provato nella sua vita personale, per quanto sempre e comunque disponibile con tutti, ogni tanto torna ad essere per un po’ un semplice cittadino tra i cittadini. Ed è felice. Anzi, un coltivatore tra campi, giardini, piante. E un padre, ovviamente, soprattutto.

«Tre giorni di quasi riposo – racconta – per stare con i miei figli e per un salto nelle colline di Militello che si affacciano nella Piana di Catania. La pioggia di questi giorni è stata provvidenziale per gli agrumeti, un po’ meno per l’uva, ormai quasi matura. Quest’anno, forse, riuscirò a fare la prima vendemmia, a due anni dall’innesto del mio piccolo vigneto. Pochi grappoli, ma tanta emozione. Del resto, si sa, i frutti si raccolgono nel tempo. Ci vuole pazienza, tenacia, passione, specie se si comincia da zero». Nello Musumeci ci porta con una metafora bucolica dai suoi campi coltivati alla politica regionale. Per un attimo pensiamo al celebre, divertente e simbolico “Oltre il giardino”, il film diretto da Hal Ashby, con Peter Sellers, tutto giocato, appunto, sui tempi dei fiori, dei campi, del seminato e del raccolto. Musumeci, però, non è Chance “Giardiniere”, ma il governatore di una regione a pezzi.

«Anche alla Regione i frutti si raccolgono man mano che si va avanti. Sapevo già che avrei trovato macerie a Palermo, ma non immaginavo così tante. E poi, la demotivazione dei dipendenti, gli imboscati, i cortigiani di tutte le stagioni, la diffidenza delle altre istituzioni. E, aggiungo, la precostituita abilità delle opposizioni parlamentari, di quelle che hanno distrutto la Regione negli ultimi otto, nove anni. E di quelle che, in cuor loro, non vorrebbero che fossimo noi a ricostruirla».Palermo è una trappola, la Regione un pantano. Si è sempre saputo. Musumeci sta toccando con mano, ha scelto una strada e quella sta seguendo. Quando parla di opposizioni che preferirebbero veder colare a picco di chi parla«Parlo del M5S, mi sembra chiaro. Loro esistono perché ci sono le macerie. Se arriva un governo che rimuove le macerie e inizia a costruire, su quale idea pazza dovrebbero i grillini chiedere il consenso?». Musumeci durissimo, dunque, Ma l’eurodeputato del M5S, Ignazio Corrao, qualche giorno fa sul nostro giornale ha detto che con un Musumeci che cambi rotta, e alleati, si potrebbe pure dialogare… «Il dialogo è il sale della politica, è l’elemento base nel rapporto tra chi governa e chi fa opposizione. E, invece, credo di avere letto che il capogruppo del M5S all’Ars abbia dichiarato “non essere Musumeci loro interlocutore”. Quindi siamo alla barbarie, non alla normale dialettica politica, pur nella diversità dei ruoli e nell’asprezza del confronto. Quanto ai miei alleati, posso assicurare che ne sono orgoglioso. Questa è la coalizione che mi ha candidato, mi ha sostenuto e con la quale cambieremo la Regione. Il “contratto di governo” l’ho già sottoscritto con i siciliani nel novembre scorso. E su quel contratto ho vinto le elezioni. Se, strada facendo, le forze di opposizione volessero proporre altri obiettivi utili alla Sicilia, sarò ben lieto di integrare quel contratto. E’ un appello che ho già lanciato in aula il 9 gennaio scorso nelle dichiarazioni programmatiche e che intendo rilanciare in ogni occasione. Stare all’opposizione non significa dire sempre no, ma sostenere e proporre iniziative ritenute utili alla Sicilia nella fase più drammatica di questi ultimi 70 anni. La teoria del tanto peggio, tanto meglio penalizza solo i più deboli».

Detto questo senza sconti, mandato messaggio a Cinque Stelle e opposizioni varie, Musumeci, comunque, torna quel che è, un ottimista che prova a governare una terra complessa da quel di Palermo. Che è tutto dire. «Sì, resto ottimista, sono convinto che la stagione delle riforme vedrà impegnato tutto il parlamento alla ricerca di nuove leggi capaci di interpretare la voglia di cambiamento e di crescita economica e sociale. Il governo ha già trasmesso all’Ars tre disegni di legge, altri due li passeremo nei prossimi giorni: sulle ex Province e sulla Protezione civile. Stiamo lavorando alla riforma dei Consorzi di bonifica e delle Ipab. Per i prossimi quattro anni non mancherà lavoro a Sala d’Ercole». Nello Musumeci ha un’idea fissa, forse quella politicamente più audace: rimettere ordine alla Regione. E sul territorio. Cioè? «Voglio una Regione arbitro e non giocatore. Una Regione che pensi a legiferare, pianificare e vigilare. Il resto dovranno farlo gli Enti locali, assieme ai privati ove la legge lo prevede. I guai della Regione sono cominciati negli Anni 60, quando ha inventato gli Enti economici divoratori di soldi e palestre di clientele. Enti che sono diventati spesso bancomat che sottraevano soldi alle imprese, alle politiche sociali e allo sviluppo».

Stanco Musumeci, in questo finale di estate e, praticamente, già di nuovo al lavoro. Stanco ma, come si dice, soddisfatto. «In questi mesi abbiamo lavorato sodo, in silenzio, senza clamori. Debbo dare atto agli assessori, ai dirigenti, molti dei quali rimotivati e in prima linea, e ai quadri intermedi: tutti decisi nel fare squadra. Certo, nell’apparato burocratico c’è ancora tanto da fare, qualcuno, specie negli uffici di periferia, non ha ancora capito che la musica è cambiata alla Regione. Ma il metodo del bastone e della carota rimane sempre valido».Che cosa ha generato, allora, in questi mesi di lavoro, e anche di scontri e fatica parlamentare, il lavoro del governo Musumeci? Il presidente racconta in sintesi e anche in maniera didascalica, per non dilungarsi. Ma l’elenco che porta dietro è lungo abbastanza.

«Abbiamo approvato decine di provvedimenti. Ora lavoriamo ad un ddl che servirà ad apportare alcune modifiche alle norme per le gare d’appalto. Abbiamo fatto tre incontri per le Zes e a fine settembre vareremo il piano strategico che servirà a individuare le aree che beneficeranno degli incentivi. Abbiamo approvato il piano di riconversione dellìarea di crisi complessa di Gela. Nel campo della sanità abbiamo mandato a Roma il piano della nuova rete ospedaliera, con cui puntiamo ad avere meno primari e più posti letto. E’ in corso nelle Asp la stabilizzazione di centinaia di precari e dopo seguiranno i concorsi. Per i rifiuti stiamo recuperando il tanto tempo perduto. Intanto abbiamo varato il piano stralcio votato all’unanimità in Commissione e a dicembre avremo il piano regionale definitivo. Intanto lavoriamo anche per affrontare il tema delle 511 discariche presenti nell’isola di cui non si conosce in molti casi ancora la reale pericolosità inquinante per le falde acquifere, per cui abbiamo coinvolto con convenzioni la struttura sul dissesto idrogeologico e l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per arrivare alla caratterizzazione di ogni singola discarica. Entro l’anno apriremo tre nuovi impiannti, a Bellolampo, a Enna (già operativo) e a Vittoria».

Musumeci parla poi di Formazione («abbiamo messo finalmente tutti insieme i soggetti che gravitano in questo mondo, puntando a favorire le professionalità»), di cantieri lavoro («tornano per dare un po’ di occupazione-ossigeno a chi è senza lavoro»), e di investimenti, 106 milioni per il dissesto e l’erosione delle coste, 217 per l’edilizia scolastica, e altre centinaia di milioni per agricoltura, pesca, innovazione e internazionalizzazione delle imprese. E poi? Musumeci chiude così: «Voglio una Regione con le carte in regola, come diceva Piersanti Mattarella. Ed entro un anno lo sarà, ne sono certo. Intanto, ripeto, si lavora per accelerare la spesa pubblica produttiva, per investimenti, per servizi, per dare respiro alle imprese e sostengo ai più deboli, alle famiglie in difficoltà».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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