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Messina, De Luca stavolta fa sul serio: «Lascio, ma dico anche arrivederci…»

Di Mario Barresi |

Sindaco Cateno De Luca, ci dica la verità: l’annuncio delle dimissioni è un bluff, l’ennesima provocazione…«Assolutamente no. Le dimissioni dopo aver mostrato la lettera su Facebook, le lo regolarmente protocollate. Il 30 settembre (domani per chi legge, ndr) avevo già previsto un comizio in piazza. Sarà l’occasione per spiegare ai miei cittadini cosa sta succedendo e cosa vuole fare il loro sindaco».

Ecco, senza voler togliere la suspance ai suoi concittadini, ci dice cosa vuole fare?«Ancora non ho deciso. Doveva essere un comizio per fare il punto della situazione, su tutte le questioni che ho già preso di petto, ma soprattutto per programmare assieme i prossimi passi per il bene della città. Ma a questo punto, molto probabilmente, potrà essere un comizio di commiato. Di addio. Anzi: di arrivederci…».

Lei sta protestando contro il Consiglio comunale che blocca la sua attività amministrativa. Ma, già al momento del ballottaggio e dunque ben prima di essere eletto, sapeva perfettamente che a Palazzo Zanca non avrebbe avuto neanche un consigliere a sostegno.«Io non sto protestando contro le scelte politiche del Consiglio comunale, ma contro la sua ostinata decisione di non decidere. Io chiedo soltanto tempi certi nella risposta alle proposte della giunta: un sì o un no. Ma subito, senza insabbiare i provvedimenti».

E il colmo dei colmi è che non ha avuto tempi certi sull’approvazione del regolamento sui… tempi certi in Consiglio. Kafka batte Cateno uno a zero….«Qui Kafka non c’entra. E devo dire che anche i consiglieri comunali, presi singolarmente, sono delle persone perbene che vogliono il meglio per Messina. Il problema è quando i singoli si coalizzano in un branco. E questo branco ti blocca tutto con i vecchi giochetti, presentando una cinquantina di emendamenti…».

Qualche segnale positivo però, quei “cattivoni” del Consiglio, gliel’avevano dato….«Sì, quando avevo già detto che mi dimettevo. Hanno approvato il bilancio e l’Agenzia sul risanamento in tempo record. Speravo che le cose fossero cambiate e invece no».

E dunque, dopo il precedente positivo, ci riprova con il coup de théâtre della lettera di dimissioni che non darà mai….«No, guardi, le ripeto: le dimissioni sono state protocollate e ho chiesto che siano discusse in Consiglio comunale. Non c’è nessun colpo di teatro, è solo il sindaco che mette gli altri rappresentanti eletti dai cittadini di fronte le proprie responsabilità…».

Chiedendo loro di fare presto. Anche perché lei non ha ancora lasciato il suo scranno all’Ars e il tempo per l’opzione stra stringendo….«Il punto non è neanche questo. Io ho chiaramente scelto di amministrare Messina, un compito ben più arduo di quello del deputato regionale. E sono stato sempre certo che con la mia capacità avrei convinto il Consiglio della bontà delle scelte da fare».

Fra l’altro c’è il suo delfino, Danilo Lo Giudice, che scalpita per subentrarle. Fino a quando può decidere di tornare all’Ars?«Al massimo fino al 10-15 ottobre, se non sbaglio».

Non ha nostalgia dei bei palazzi del potere regionale?«Nessuna. Io ho preso una decisione matura e l’ho assunta: ho detto che avrei lasciato Palermo sapendo di dover affrontare il disastro ereditato nella mia città».

E allora ci sta dicendo che non si dimette?«No, non sto dicendo questo. Io le dimissioni le ho presentate».

O magari ha in testa di far saltare il banco: dimettersi ora per ricandidarsi in cerca del plebiscito dei messinesi con una maggioranza anche a Palazzo Zanca….«Questo lo dice lei, ma se, per ipotesi, lo facessi davvero, il risultato non sarebbe molto distante dal plebiscito. La gente mi ha votato per cambiare Messina, ma soprattutto perché mi ha ritenuto il migliore in grado di amministrarla. Comunque, questi sono discorsi ancora prematuri. C’è il comizio di domenica, parlerà alla mia gente, ai cittadini».

Per ammettere che hanno vinto loro, quelli del «vecchio sistema di potere» che, per citarla, lei voleva scardinare e non c’è riuscito…«Ancora non so quello che dirà. Certo, le pressioni e la resistenza di quel sistema sono fortissime. E condizionano un consiglio che già nella scorsa sindacatura ha spadroneggiato e che adesso vuole condizionare anche me. L’onda di ritorno, dopo tre mesi, è ancora forte. Me l’aspettavo. Io non vado con la ruspa, ma con la ragione: chiedo solo di poter amministrare. Se non è possibile, lascio. Ma non abbandono Messina, questo sia chiaro…».

Chiarissimo è.

Twitter: @MarioBarresi

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