Onorevole Siracusano, come risponde alle allusioni sessiste di Cateno De Luca?
«Non rispondo. Non merita risposta. Sto valutando se querelarlo».
Per lei parlano tanti altri. Un attacco definito «volgarissimo», «inaccettabile», «miserabile», «indegno», «indecente». E via solidarizzando…
«Ho letto alcune reazioni. Grazie a tutti gli esponenti del mio partito, mi hanno fatto piacere anche gli interventi di M5S e Pd. Ma purtroppo è un muro: un’incrollabile cultura troglodita. Ci sono abituata, sono anni che ho a che fare con i pregiudizi prima e con gli insulti sessisti dopo».
In mezzo c’è l’ingresso alla Camera da deputata, nel 2018, a 33 anni.
«Dopo otto anni di esperienza a Montecitorio. Maturati fra stage del master in affari politici italiani alla Luiss ed esperienza tecnica negli uffici di alcuni gruppi parlamentari. Diciamo che quando sono entrata da deputata non ero proprio bianca…».
Una messinese eletta nel collegio di Bagheria.
«In un partito, Forza Italia, che da sempre valorizza i giovani e con una legge elettorale che riserva una quota obbligatoria di capolista nei collegi alle donne».
La letteratura berlusconiana delle olgettine non favorisce chi, nel partito, vuole emergere per la propria bravura. E una bella donna deve remare ancor più controcorrente per dimostrare quello che vale.
«Le donne di Forza Italia, soprattutto quelle sottoposte agli attacchi più feroci, hanno dato le migliori dimostrazioni di qualità».
E lei? Cosa ha dimostrato in questi quattro anni di legislatura?
«Un impegno, concreto e misurabile, per la Sicilia e per il mio territorio. Non vorrei mettermi medaglie al petto, ma chi sa come s’è risolta la vicenda delle baraccopoli di Messina non può non riconoscere il mio ruolo, oltre all’evidente spirito di collaborazione con l’amministrazione comunale. E rivendico, fra le altre cose, l’impegno per riaprire a livello nazionale il dibattito sul Ponte di Messina, da deputata e da membro della commissione Trasporti, facendo sentire il fiato sul collo a chi continua a perdere tempo. E poi una serie di atti e interventi parlamentari, tutti pubblici e verificabili, che riguardano istanze del territorio messinese».
Ma non basta. Per una politica ipocrita, che santifica l’8 Marzo e moltiplica le panchine rosse, chi come lei è stata finalista di Miss Italia si porta dietro una lettera scarlatta.
«Mi sembra inverosimile che ancora oggi si debba discutere di questo. Quante ragazze a 18 anni hanno partecipato a Miss Italia e poi si sono affermate nelle loro professioni, è surreale! Io sono pronta a confrontarmi con chiunque sulla passione e sui risultati del mio lavoro. Ma, guardi, nemmeno la più scadente parlamentare d’Italia merita comunque la cattiveria e la volgarità di certi attacchi».
È un’aggravante subirli da donna in dolce attesa?
«Ma no, quello è un discorso personale. Certo però che ho già una bella “panza” (e ride, ndr), comincio ad avvertire un po’ di fatica. Dovrei starmene un po’ più tranquilla, ma…».
Speriamo che sia femmina…
«E invece è un maschio».
Il figlio che unisce lo Stretto.
«Mezzo calabrese e mezzo siciliano, una bella lotta. Spero che avrà la stessa tempra del papà (Roberto Occhiuto, il governatore forzista della Calabria, ndr)».
Anche per questa maternità ha rinunciato alla nomination a sindaca di Messina…
«Certo, arrivare al rush finale della campagna elettorale col pancione di sette mesi non sarebbe stato così comodo… Scherzi a parte, l’amministrazione non s’improvvisa. Soprattutto in una città complicata come Messina. Io ho un’esperienza parlamentare, guidare un comune è un’altra cosa. Il centrodestra ha scelto il migliore candidato possibile: Maurizio Croce sarà un ottimo sindaco».
E lei, se dovesse vincere, gli farà da assessora. O è soltanto una mossa da campagna elettorale?
«No, io l’assessora la farò davvero. Il ruolo non è incompatibile con quello di parlamentare. E io, proprio per il discorso di prima, ho tanta voglia di fare esperienza e di imparare bene il funzionamento della macchina amministrativa. Credo che avere rispetto delle istituzioni significhi prima di tutto avere senso di responsabilità».
Twitter: @MarioBarresi