Marino e quelle discariche in mano a soltanto quattro persone

Di Giuseppe Bonaccorsi / 19 Maggio 2018

Questa è l’intervista, pubblicata nel febbraio del 2014, quando Nicolò Marino evocava una possibile riforma del sistema dei rifiuti e soprattutto una modifica del sistema delle discariche.

CATANIA. Da oltre 12 mesi è alla guida di uno degli assessorati più delicati del governo Crocetta, quello dell¿Energia e dei Servizi di pubblica utilità come Rifiuti ed Acqua. Per questo l¿assessore Nicolò Marino quando parla pesa bene le parole, da buon magistrato. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sull¿intrigato mondo delle discariche. Marino ha spiegato i programmi imminenti e il piano articolato di discariche pubbliche per rompere il monopolio dei privati, che sarà portato avanti attraverso gare d¿appalto. E visto che alcuni funzionari sono stati, in passato, sordi, queste ultime andrebbero pubblicizzate adeguatamente per evitare ennesime anomalie.

Assessore qual è la situazione in Sicilia?
«Il problema principale è determinato dal conferimento del 90% dei rifiuti in discarica e da una concentrazione della gestione in mano a 4 soggetti privati che si è concretizzata nel 2009».

Questa concentrazione ha inciso anche sull’aumento dei costi per i cittadini?
«Assolutamente sì. Quando assunsi l’incarico capii che il primo problema per fronteggiare questo monopolio privato era quello di assumere un ruolo nelle procedure autorizzative. Così con la prima legge proposta, la n. 3 del 2013, il dipartimento Acqua e Rifiuti è diventato competente per il rilascio della autorizzazione integrata ambientale. Questo è stato un passaggio importante e anche destabilizzante del sistema perché a seguito di una serie di accertamenti è emerso che la grande criticità nel procedimento di rilascio delle autorizzazioni è avvenuta presso il Dipartimento Territorio e ambiente, e uso il termine criticità che poi si potrà tradurre in violazione di legge o illiceità. Abbiamo, quindi, individuato una grande responsabilità della struttura regionale competente nel rilascio delle autorizzazioni che hanno così determinato il monopolio dei privati».

Quindi l’attuale situazione è anche frutto di anomalie nel sistema pubblico?
«Prima di arrivare ai privati è meglio fare un passo indietro perché potrebbe sembrare che tutto quello che è privato è il male. Invece bisogna partire dal male della gestione pubblica perché, nell¿ambito delle discariche pubbliche si sono verificate ipotesi di danni ambientali e mi riferisco al sito di Bellolampo che è la prima discarica pubblica che gestiremo. Nei privati, invece, questo problema è minore e in alcuni casi inesistente».

Lei ha parlato della possibilità di aprire discariche pubbliche nelle province siciliane. Esiste un piano definito?
«Abbiamo fatto un progetto per cominciare a togliere il monopolio dei privati ed evitare quella sorta di ricatto nei confronti dei Comuni che si concretizza con la chiusura della discarica per chi non paga. Ad esempio di recente Monreale è andato a sversare a Catania e Camporeale, che conferiva a Trapani, potrebbe finire col dovere arrivare sino a Catania».

Da qui la necessità di creare un equilibrio tra gestione privata e pubblica…
«Sì attraverso la gestione emergenziale e non perché volevamo derogare, ma perché i fondi per intervenire, non essendo stata approvata la valutazione strategica, non potevano provenire dalla Cee, ma soltanto dalla gestione emergenziale».

In questi otto mesi di emergenza rifiuti cosa siete riusciti a fare?
«Abbiamo fatto il primo e secondo lotto della sesta vasca di Bellolampo impedendo la chiusura del sito. Abbiamo aggiudicato la gara per la biostabilizzazione e abbiamo fatto partire la gara per il secondo step della differenziata. Inoltre, visto che in maniera irrazionale su uno step di 8 milioni di mc di fabbisogno rifiuti, dal 2009 alla gestione attuale sono state rilasciate autorizzazioni per 3 milioni alla discarica di Siculiana, e per 2,5 mln alla Oikos, abbiamo chiesto alla pubblica amministrazione qual è stata la scelta di concentrare in un territorio piuttosto che in un altro i tot mc di rifiuti. Vedendo che anche questa scelta non era motivata abbiamo cercato di capire dove era più urgente fare altri impianti pubblici oltre a Bellolampo. Abbiamo rivolto l¿attenzione nel Messinese che ha una criticità nella discarica di Mazzarrà, pubblicando la gara il 30 dicembre. Altro impianto pubblico è previsto ad Enna che va a conferire a Catania e un altro a Gela vicina all¿Agrigentino dove c¿è la criticità della discarica di Siculiana. Dovevamo fare anche un sito a Trapani, ma un vizio amministrativo non ci ha permeasso di chiudere in tempo la procedura».

Catania è fuori dal piano pubblico?
«Fare un’altra discarica a Catania, dove ci sono già tre siti, non è urgente. Prima risolviamo le criticità, poi vedremo».

L’emergenza rifiuti sarà prorogata?
«Un mese prima della fine dell’emergenza abbiamo chiesto al ministero dell¿Ambiente la proroga dimostrando che avevamo in operato in maniera proficua. Eravamo tranquilli, però per una serie di incomprensioni l¿emergenza non è stata concessa. Sono stato critico col governo centrale, perché hanno prorogato di tutto tranne noi».

Come si spiega questa disparità?
«Siccome voglio essere concreto e non voglio fare illazioni, perché non sarebbe corretto, partiamo dal presupposto che hanno sbagliato».

La mancata proroga cosa comporta?
«Il blocco del piano pubblico. Abbiamo riformulato la norma e devo dire che il governo Letta si è attivato. La norma è stata approvata dal Senato e adesso è alla Camera per una proroga di sei mesi. Il via libera ci permetterà di concludere Trapani e realizzare 5 impianti di compostaggio chiudendo il monopolio dei privati. Il passaggio successivo sarà di sottoporre a Vas (valutazione ambientale strategica) il Piano dei rifiuti».

Come agirà?
«La prossima settimana costituiremo un Osservatorio presso il Gabinetto dell¿assessorato, da me diretto, al quale prenderanno parte, a titolo gratuito, l¿associazione Rifiuti zero e componenti dell¿Università di Catania e Palermo che avranno il compito di accelerare la Vas, prendendo l¿impegno che non faremo impianti non graditi. E¿ importante approvare la Vas perché inseriremo i progetti nei finanziamenti Ue».

Qual è la situazione delle discariche a Catania? E perché l’assessorato ha sospeso il rinnovo delle autorizzazioni alla Oikos?
«Quando è scoppiata la vicenda Catanzaro (gestore della discarica di Siculiana) mi sono reso conto che c¿erano grossi problemi nelle procedure autorizzative. Era importante costituire una commissione che doveva esaminare le vicende autorizzative che hanno riguardato la Catanzaro costruzioni, l¿Oikos, la Sicula trasporti e la Tirreno ambiente. Un altro compito era quello di valutare se erano congrui i prezzi di conferimento in discarica che poi si riversano sulla tariffa. Noi, quindi, per la prima volta stiamo mettendo le mani su quelli che sono stati i criteri di formulazione della gestione. La sospensione delle autorizzazioni riguarda, invece, vizi nelle procedure autorizzative. Posso dire che c¿è un disastro compiuto da dirigenti e funzionari della nostra amministrazione. Vizi gravissimi che riguardano tre dei 4 impianti: Oikos, Catanzaro e Tirreno, tanto che il direttore generale, su mia indicazione, ha sospeso le procedure di rinnovo».

Questo in termini reali cosa significa?
«Sembra che non ci sono le condizioni per un rinnovo delle autorizzazioni. Per questo possiamo andare in crisi. La situazione è talmente grave che ho trasmesso una serie di atti alla Procura di Palermo perché se io dovessi andare in una crisi tale da determinare la chiusura delle discariche, l¿autorità giudiziaria deve averne cognizione. Ho inviato gli atti anche all¿Antimafia regionale».

I privati come stanno agendo?
«Fra i settori privati c’è una sorta di litigiosità posta in essere soltanto da un soggetto, che è Catanzaro costruzioni, mentre Oikos e Tirreno si stanno sottoponendo alle valutazioni. Se qualcuno dei privati sta pensando di porre in essere una attività di intimidazione che nulla ha a che vedere con la verifica amministrativa sappia che questo atteggiamento non attacca: non consentiremo a nessuno di mancare di rispetto all’autorità amministrativa».

Esiste la possibilità che si riparli di termovalorizzatori?
«La vicenda ha inizio nel 2002. Nel 2005 interviene la Corte di giustizia che chiede una gara europea e cosa fa la Regione? Dice che chi si aggiudicherà la gara dovrà risarcire le associazioni temporanee d¿impresa, che avevano ottenuto l¿appalto. Quindi sostanziamente fra il 2002 e il 2009, nonostante gli atti fossero nulli, si determina un possibile risarcimento ai danni della Regione. Stiamo parlando tra i 600 e gli 800 milioni».

Una vicenda infinita…
«Quando mi insedio vedo gli atti compiuti dall’ex assessore Pier Carmelo Russo e confermo la sua difesa che ha effetti straordinari perché nel 2013, con tre sentenze, il Tar di Palermo dà ragione alla Regione che aveva revocato gli atti e, addirittura, con conseguenze molto gravi perché il giudice parla di un ¿tavolino¿, un nuovo accordo tra imprenditoria, amministrazione e politica in danno della Regione tanto che ho ritrasmesso gli atti alla Procura di Palermo».

Si è parlato del pagamento di tangenti.
«Se non sono coperti da segreto investigativo, chiederò gli atti al procuratore di Bolzano. Possono essere utili perché ho in animo, e credo lo abbia anche il presidente Crocetta, di avanzare azione riconvenzionale in danno delle Ati. Tra l¿altro c¿è da ricordare che sulla vicenda c¿è una tranche investigativa trasmessa alla Procura di Catania sulla lievitazione del valore dei terreni di Paternò dove doveva sorgere uno dei 4 impianti. Il caso dei termovalorizzatori riproduce la questione del cosiddetto «tavolino», cioè il tavolo al quale si sono seduti imprenditori, parte dell¿amministrazione, parte della politica e certamente della mafia. E si badi che la grandezza dei termovalorizzatori che si volevamo realizzare era talmente ampia che la Sicilia sarebbe diventata la discarica d’Italia».

Secondo lei esiste in Sicilia una «terra dei fuochi?
«In teoria possono esistere più terre dei fuochi in Sicilia perché finora non c’è mai stato controllo nel settore. Addirittura alcune discariche pubbliche sono state in mano a soggetti malavitosi e si può essere scaricato di tutto. Stiamo avviando controlli. Mi auguro che il buon Dio ci assista».

La Sicilia può quindi uscire dall’emergenza?
«Abbiamo creato le condizioni per smetterla col monopolio dei privati. Presto andremo verso quello che sarà l¿obiettivo che da qui a un anno e mezzo ci porterà al riciclo, quando il rifiuto diverrà ricchezza. Chiuderemo la partita se ci sarà convergenza di intenti, se non avremo ostacoli folli di una parte della politica e se risolveremo i problemi interni nelle strutture di raccordo tra il mio assessorato e la struttura del presidente Crocetta».

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: antonello montante discariche nicolò marino