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Manovra, stretta su Opzione donna: norma prorogata ma non sarà per tutte

L’anticipo pensionistico resta ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne

Di Redazione |

Opzione donna viene prorogata di un anno, ma non sarà più per tutte: anzi, sarà solo per poche lavoratrici. La forte stretta arriva con l’ultima bozza della manovra che restringe la misura a quelle più svantaggiate, con un’innalzamento dell’età a 60 anni, che può essere ridotta in base al numero di figli. E mentre la legge di bilancio è ancora attesa in Parlamento, comincia a delinearsi lo spaccato delle coperture, con le risorse più consistenti in arrivo dal restyling degli extraprofitti, ma anche da risparmi sulle pensioni. E proprio sulle coperture sollevano dubbi le opposizioni, che paventano nuovi tagli e aumenti delle tasse. 

L’ultima bozza della manovra, 156 articoli suddivisi in 16 capitoli, molto più ricca delle precedenti (con relazioni illustrativa e tecnica), ma ancora non definitiva, contiene la discussa norma su Opzione donna. Dopo l’iniziale modifica, che legava l’età al numero dei figli e la successiva frenata con l'ipotesi di tornare alla versione originale, ora compare in una versione molto riduttiva rispetto al sistema attuale (pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome). L’anticipo pensionistico resta ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne: caregiver, cioè che assistono coniuge o parente con handicap; con invalidità civile superiore o uguale al 74%; licenziate o dipendenti di imprese con aperto un tavolo di crisi. A questo si aggiunge l’innalzamento dell’età d’uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due (solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli). Un doppio paletto che limita così la platea a 2.900 uscite nel 2023 per una spesa di 20,8 milioni (contro i 110 dell’attuale versione). 

Arriva con l’ultima bozza anche l’attesa norma sugli extraprofitti: la tassa, che cambia nome in «contributo di solidarietà», sale al 50% per 7mila aziende, con un incasso stimato di 2,56 miliardi. Confermato poi l’innalzamento della soglia della flat tax da 65.000 euro a 85.000 euro, ma per l'incremento – si precisa – manca ancora l’ok dell’Ue (la richiesta di deroga, presentata il 4 novembre «è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee"). Spunta – quanto mai attuale – un Fondo per il contrasto al consumo di suolo, finanziato con 160 milioni in 5 anni. Cambiano poi gli oneri di sistema che pesano sulla bolletta della luce, da cui escono le spese per lo smantellamento del nucleare, in linea con gli obiettivi del Pnrr. Previsto, inoltre, un miliardo per il comparto pubblico da destinare, in attesa del rinnovo del contratto, ad una una tantum per i dipendenti statali nel 2023. E se da una parte il governo Meloni dismette InvestItalia, la cabina di regia a Palazzo Chigi sugli investimenti pubblici e privati creata dal governo Conte I, dall’altra avvia una mini-spending su intercettazioni e carceri: dal 2023, le spese di giustizia per le intercettazioni e comunicazioni sono ridotte di 1,57 milioni l’anno. Tagli contro cui si scaglia la senatrice Ilaria Cucchi (Verdi-Sinistra) che ricorda le cronache quotidiane dei suicidi nelle carceri. 

Dai dettagli sulle coperture emergono inoltre cospicui risparmi dai tagli sulle rivalutazioni delle pensioni. Il meccanismo per "fasce" garantirà nel 2023 2,1 miliardi di risparmi al netto degli effetti fiscali. Un taglio molto ampio, rispetto a quella che è in realtà la spesa (poco meno di un miliardo) per le misure previdenziali previste in manovra: tra incremento delle pensioni minime (210 milioni), Quota 103 (571 milioni), proroga dell’Ape social (134 milioni), 'bonus Maronì (13,8 milioni) e Opzione donne. Sulle coperture restano comunque ancora dei dubbi. «Leggendo il testo definitivo della legge di bilancio temo avremo delle brutte sorprese sulle coperture, che attualmente sono ancora un grande punto di domanda», osserva Ettore Rosato di Iv, evidenziando il rischio di «nuovi tagli in alcuni settori sensibili ed ulteriori aumenti delle tasse».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA