Valentina Scialfa, ex assessora di Enzo Bianco, dimissionaria senza sbattere la porta. Ma – dicevano – per aprirne un’altra: quella del Parlamento, candidata con Forza Italia spinta da big sponsor politico-sportivo.
Come fu e come non fu, non se n’è saputo più nulla. «Non è in lista. In Sicilia», assicura con malizia chi ha in mano quei fogli col potere magico di cambiare il destino di una persona. E magari non sarà nemmeno altrove, nessun viaggio della speranza per avere un seggio. Come quello, seppur virtuale, che dovrà fare Ylenia Citino, giovane catanese dottoranda in diritto costituzionale all’università “Roma 3” e già candidata (12mila voti) alle Europee. Ma rimasta nell’immaginario la tronista di “Uomini e donne”. Sei puntate, nel 2011, una macchia che ti segna per la vita. «Dimostrerò chi sono», dice ai suoi amici mentre resta speranzosa di un seggio blindato. Il verdetto: non sarà in Sicilia, ma in un collegio della Lombardia. Così ha deciso Silvio Berlusconi, che accoglie al suo posto – capolista nel proporzionale di Agrigento – un’altra donna. Di tutt’altra storia. Giuseppa Lara Bartolozzi, per gli amici (e anche per la firma delle sentenze, previa specifica autorizzazione del Csm) Giusi. Già giudice penale a Gela e civile a Palermo, oggi alla Corte d’Appello di Roma. «Una tostissima», la descrivono i colleghi. La futura deputata Bartolozzi (in lizza anche in un uninominale a Palermo) è la compagna di Gaetano Armao, il governatore ideale per il Cav prima di convincersi su Musumeci. Ed anche per questo feeling fra vicepresidente della Regione e il leader forzista, fonte di non poche invidie sicule, che il nome di Bartolozzi è entrato e uscito più volte da quei fogli. Al terzo posto, nell’Agrigentino, la giovane Vanessa Sgarito, amica personale di Francesca Pascale, fidanzata del Cav.
«Un ottimo acquisto, quella del magistrato Bartolozzi è una candidatura di gran livello», taglia corto Stefania Prestigicomo. Che, in un’intervista a La Sicilia, ha difeso le scelte rosa degli azzurri. «Non abbiamo soubrette in lista, anche se non credo che essere bella o aver lavorato nel mondo dello spettacolo sia una macchia», ha affermato. Dicendosi «fiera che ci siano, in campo per Forza Italia, tante donne, sia storiche militanti che provenienti dal mondo delle professioni». Alcune candidature, l’ex ministra, le rivendica: Mariella Muti, ex soprintendente, «artefice del titolo Unesco a Siracusa e Val di Noto»; Nicoletta Piazzese, «giovane avvocato esperta in materia ambientale»; Daniela Armenia, «una manager impegnata nel sociale»; Katia Bruno, «da anni attivista del centrodestra ragusano», è «una esperta di politiche Ue». E infine, blindatissima, Gabriella Giammanco, deputata palermitana uscente che «si è battuta in per la difesa dei bambini promuovendo l’istallazione di telecamere anti-abusi negli asili».
Rispetto a quei nomi non c’è più la ragusana Bruno: ieri è saltata la candidatura. Mentre nel Siracusano c’è qualche mugugno per la scelta di Armenio. Non tanto per il suo profilo manageriale, quanto per la circostanza che è la nuora di Pippo Gennuso, ex deputato regionale. A lamentarsi, dicono, sia stato soprattutto Luca Cannata, il sindaco di Avola che ha fatto candidare (ed eleggere) la sorella Rossana. Parenti di. Come Domitilla Giudice, figlia di Gaspare, fra i fondatori di Forza Italia nell’Isola, candidata a Palermo, dove dovrebbe correre anche l’affascinante mancata consigliera Adelaide Mazzarino. O come Elisabetta Formica, figlia di Santi, ex deputato all’Ars. Di tutt’altro profilo una (ex) congiunta: Rosi Pennino, ex moglie di Davide Faraone, pasionaria rossa dello Zen, ora azzurra.
Chi entra e chi esce. Corsi e ricorsi storici. A Messina, ad esempio, al posto del contestato Franco Rinaldi, cognato di Francantonio Genovese e coimputato nel processo sui corsi d’oro, entra una donna: Mariella Gullo. Genovesiana anch’essa. Ed è lontana parente dell’ex ministro Antonio Martino («È cugino lontano di mia nonna: se poi ha parlato di me a Berlusconi, cosa che non so, sono felice», ha detto al Corriere) un’altra candidata che turba i sonni dei forzisti. Matilde Siracusano, candidata a Miss Italia nel 2005. «Avevo appena 19 anni. Che c’entra con tutto quello che ho poi fatto?». Laurea in Giurisprudenza, master alla Luiss, tirocinio alla Camera con l’Udc di Casini. E ora deputata prossima ventura. Come Urania Papatheu, a processo per peculato per una serie di spese per trasferte e missioni all’epoca del suo ruolo di commissario dell’Ente Fiera di Messina. Nel 2011 per nove di 12 capi d’imputazione fu assolta, mentre restò in piedi la condanna di primo grado per l’utilizzo della carta di credito dell’ente.
Ma per la legge del contrappasso c’è anche Francesca Intorcia, stimato medico trapanese, che entra al posto del recalcitrante Tonino D’Alì, a processo per reati di mafia.
Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Parola di Silvio.
Twitter: @MarioBarresi