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L'AUTODIFESA

«Ma quali soldi agli “amici degli amici”, io salvo i teatri… E poi all’Ars si fa così da sempre, questa è la politica»

Intervista a Carlo Auteri, deputato regionale di FdI e imprenditore culturale, dopo la nostra inchiesta sui fondi regionali del turismo elargiti a pioggia a festival, rassegne e spettacoli vari

Di Mario Barresi - Luisa Santangelo |

«Ma quali “amici degli amici”… Rivendico di poter utilizzare, perché la legge lo consente e all’Ars si fa così da cinquant’anni, la dotazione del parlamento per sostenere realtà meritorie. E poi, prima di scrivere, bisogna conoscere le persone».

Allora partiamo da lei, onorevole Auteri.

«Io sono un uomo di cultura che lavora per la cultura. Faccio il politico da un anno e mezzo, ma da 25 anni opero nel mondo del teatro e dell’arte. Non nasco oggi».

E dunque conosce bene le associazioni e i teatri privati di quella che abbiamo definito la “galassia Auteri”…

«Sono persone che conosco da una vita, protagonisti del teatro e dello spettacolo in Sicilia. C’è pure chi, come Alfio Zappalà, s’è fatto un mutuo personale di 250mila euro per sistemare il teatro Rex di Giarre. Se non aiuti queste persone, chi devi aiutare?».

Le centinaia di associazioni rimaste a bocca asciutta, ad esempio.

«Sono d’accordissimo. Ma la cosa che rimprovero alle associazioni è che, porco cane, anziché fare stupide polemiche, visto che c’è un deputato che ha competenze specifiche, perché non lo chiamano? Facciamo una riunione e proponiamo di raddoppiare la dotazione del Furs».

E perché non lo fa lei da deputato?

«Se sono io da solo mi attaccano dicendo che lo faccio perché sono amico di Aldo Morgante, di Orazio Torrisi e di altri teatri meritori. L’Abc non percepisce un euro pubblico. Ma nessuno parla dei disastri dei direttori artistici dei teatri pubblici, vedi lo Stabile di Catania o il Biondo di Palermo, che lasciano dei buchi di 10-12 milioni ripianati dalla comunità e poi li promuovono in altri enti pubblici. E voi state lì a fare le pulci per i 100mila euro ai gestori privati».

Le pulci bisogna farle anche al potenziale conflitto d’interesse fra teatro e associazioni finanziate dal deputato regionale.

«Non è illegale, né illegittimo»

Può essere inopportuno, per un imprenditore che è nelle istituzioni.

«Sull’inopportunità si può discutere, ma ho dato l’input per salvare un posto che racchiude la storia del teatro. L’Abc di Catania è uno dei più importanti del Sud e ospita le migliori compagnie d’Italia. Poi ne ospita altre tre: due prodotte da Progetto Teatrando e una da Associazione culturale Abc, che fanno attività da 25 anni e prendono contributi anche del Furs perché hanno carte in regola. Briciole, cose da 20-30mila euro. Cioccolatini per chi paga 280mila euro solo di F24».

Sa che chi attinge dal Furs non può prendere altri fondi dal bilancio regionale?

«Non è così, perché sono interventi straordinari».

Uno dei quali va a Progetto Teatrando: sede legale a casa di sua madre.

«La sede legale, in via Aldo Moro a Sortino, dove io stavo con mia madre, non è stata rigenerata. Ma da 8 anni la sede operativa è in corso Umberto 1 a Catania, dove c’è il Musco. Ma io non ci sono da 12 anni: l’ho ceduta ad amici che poi hanno preso in gestione il Musco. L’hanno salvato: doveva diventare magazzino della Conad».

Ben 103 associazioni siciliane hanno chiesto al governo nazionale di impugnare l’ultima legge regionale di finanziamento.

«A questi signori, nessuno dei quali gestisce una stagione, voglio dire che non devono fare la guerra. Tanto l’Ars nella prossima finanziaria farà come sempre: se a un parlamentare interessa finanziare la sagra del carciofo si troveranno i soldi per il comune di vattelappesca».

Ma il criterio non potrebbe cambiare, non solo sui fondi agli eventi, per una presa di coscienza di tutti i deputati?

«Non ci credo. Perché ogni parlamentare ha delle esigenze per il territorio. E questo vale per tutti: destra, sinistra, centro, cinquestelle. Certo, ci sarà il sindaco che non ha un deputato di riferimento e si lamenta perché non non ha gli stessi benefici».

E lo ritiene giusto?

«Mi dispiace. Questa è la politica. Non è che stiamo scoprendo l’acqua calda».

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