Un peso numerico, innanzitutto. Con 53 parlamentari – al netto dei quattro seggi da assegnare per overbooking di eletti – su 333 cinquestelle eletti a Roma, la pattuglia siciliana rappresenta quasi 1/6 fra Montecitorio e Palazzo Madama. «La nostra è una comunità che si farà sentire in parlamento», conferma Ignazio Corrao, eurodeputato alcamese, coordinatore nazionale della campagna elettorale. Una «fortissima rappresentanza delle istanze della nostra terra», certo. Ma anche un argine sudista (assieme a campani, pugliesi e calabresi il 40% dei gruppi) contro eventuali accordi al ribasso con la Lega. La scelta più simbolica è l’investitura, lanciata da Luigi Di Maio, per i primi 18 mesi da capogruppo alla Camera, di Giulia Grillo – nomen omen, anche se sin dagli esordi sottolineava che «con Beppe non c’è alcun legame di parentela» – medico legale catanese di 42 anni, al suo secondo mandato. E dunque non più rieleggibile.
«È una garanzia», disse il 4 marzo alla “Maratona” di Mentana, ringraziando il comico suo omonimo perché «noi non intendiamo essere una forza politica che calcherà la scena in eterno, ma vogliamo lasciare qualcosa di buono e di positivo per il Paese e migliorare le cose. Quando lo avremo fatto non avremo più ragione di esistere». Ritenuta «ortodossa e molto affidabile» dai vertici nazionali, Grillo è un’attivista dal 2006. Di lei, prima della presentazione della Di Maio’s list, s’era pure parlato come potenziale ministro della Salute. E nel pantheon pentastellato c’è un’altra esponente del gruppo storico etneo: la senatrice (rieletta) Nunzia Catalfo. Già cooptata nel 2015 nell’allargamento del direttorio, nel novembre dell’anno successivo è nella terna proposta da Beppe Grillo e, di conseguenza, plebiscitariamente eletta al collegio dei probi viri del Movimento.
Ascoltata consigliera di Di Maio in materia di reddito di cittadinanza, ma molto apprezzata anche da Davide Casaleggio, per Catalfo (50 anni, “orientatore e selezionatore di personale”, si legge nel curriculum di Rousseau) si parla di un incarico di peso in un eventuale governo con i 5stelle dentro. Un altro senatore catanese molto quotato a Roma è Mario Giarrusso, avvocato, testa d’ariete grillina in Antimafia nella scorsa legislatura.
Ma questo, alla vigilia delle consultazioni, è il momento d’oro dei palermitani. E di due neo-grillini della società civile in particolare. Di Steni Di Piazza (manager di Banca Etica) e di Giorgio Trizzino (direttore sanitario del “Civico” di Palermo) si parla in queste ore come “pontieri” del M5S al Quirinale. Il primo senatore e il secondo deputato sono storicamente legati alla famiglia Mattarella. Di Piazza fu consigliere comunale della Dc dal 1990 al 1993, pupillo di Sergio Mattarella all’epoca ministro e commissario del rinnovamento nello Scudo Crociato. Un rapporto molto forte, quasi quanto quello con il sindaco Leoluca Orlando, altro enfant prodige dc dell’epoca. Di Piazza lascia la politica attiva e si dedica al microcredito e alla finanza “equa e solidale”. oltre che alla devozione laica per un altro Movimento, quello dei Focolari.
Nel 2014, complice anche l’amicizia con Giorgio Ciaccio (ex deputato all’Ars) e Donato Didonna (imprenditore 2.0 e marito di Stefania Petyx di Striscia la Notizia), arriva la folgorazione per il M5S. Nel 2014 deputati regionali firmano la donazione di un milione di euro per il fondo di garanzia del microcredito alle pm siciliane. Alle Regionali l’endorsement ufficiale per Cancelleri, infine la candidatura. «Ho 61 anni, dalla vita ho avuto tanto ed è giusto dunque restituire qualcosa con la prospettiva di dare una vita diversa ai nostri figli», dice Di Piazza, per il quale sarebbe pronto un posto di rilievo a Roma. Ma il grillino con più entrature al Colle è Trizzino.
Manager della sanità pubblica all’Ospedale dei Bambini, ma anche fondatore della Samot, l’associazione che gestisce le cure a domicilio per i malati terminali, il neo-deputato palermitano vanta un antico e consolidato rapporto con i Mattarella. Nato addirittura negli Anni 70, quando – da studente di medicina – aderì al “gruppo politica giovani” di Piersanti, presidente della Regione ucciso dalla mafia. E i rapporti, con tutta la famiglia presidenziale, si sono mantenuti forti nel tempo.
Quando Corrao parla della «nostra comunità» si riferisce anche a tre “emigrati” siciliani oggi fra i big grillini. E cioè: Alfonso Bonafede (residente ed eletto in Toscana, ma con un accento talmente marcato che un mazarese lo riconoscerebbe al buio), avvocato di 41 anni, indicato come ministro della Giustizia da Di Maio in campagna elettorale; Vito Crimi, primo storico capogruppo a Palazzo Madama, “bresciano” di Brancaccio, veterano sempre molto ascoltato, compagno della deputata Paola Carinelli; e infine Manlio Di Stefano, il grillino “putiniano” (pure lui palermitano), 37 anni, ingegnere informatico da anni a Milano, responsabile Esteri del M5S, che strizza l’occhio alla Farnesina.
E poi gli eletti in Sicilia. Alcuni di quelli al secondo mandato (fra cui i messinesi Alessio Villarosa e Francesco D’Uva) aspirano a posti al sole. Ma nel cerchio magico grillino si guarda con attenzione soprattutto alle new entry. La marsalese Piera Aiello, la testimone di giustizia “candidata senza volto”, è un’ottima scelta antimafia, così come piace molto la catanese Laura Paxia, guru hi-tech. Grandi aspettative per Adriano Varrica, a cui si attribuisce buona parte del merito della “rifondazione” palermitana, e per due neo-eletti del sud-est: il senatore Pino Pisani, medico ambientalista augustano, e il deputato Paolo Ficara, odontoiatra di Siracusa, fortemente voluto dal deputato regionale Stefano Zito, e risultato recordman delle preferenze. Fra le giovanissime matricole più ambiziose il venticinquenne startupper ennese Andrea Giarrizzo e il manager agrigentino Michele Sodano, 28 anni, bocconiano già fondatore del gruppo “Amici di Beppe Grillo a Copenhagen”.
Infine, sempre a proposito del senso di «comunità», i due siciliani di fiducia di Di Maio. I quali non staranno sugli scranni di Roma. Uno è lo stesso Corrao, al quale il capo politico ha affidato quella che lui stesso definisce «una piacevole rogna». Ma al di sotto dello Stretto la persona più ascoltata dall’aspirante premier resta Giancarlo Cancelleri. Di Maio è stato in servizio permanente effettivo nell’Isola per tutta la campagna del candidato governatore, un decisivo stress-test per le Politiche, dalle quale «compare Luigi» ha carpito mosse vincenti ed errori da non ripetere. Così, fra una granita e una birra, il rapporto solido fra i due è diventato granitico. Non a caso Giancarlo, fratello della riconfermata deputata Azzurra Cancelleri, è stato il responsabile elettorale regionale alle Politiche. Passerà alla storia come il “Miccichè grillino” del 28-0. E rimane il principale interlocutore di Di Maio (e di tutti i vertici nazionali) sulle cose di casa nostra. A partire dalla delicatissima scelta dei candidati 5stelle alle prossime Amministrative in Sicilia.
Twitter: @MarioBarresi