Politica
M5s, ombre sui “monaci” di Palermo e il numero di indagati potrebbe salire
Più si va avanti con l’inchiesta, e più emergono retroscena inimmaginabili e contesti ben definiti.
Gli ex attivisti del M5S di Palermo, Fabio D’Anna, Giuseppe Marchese, Alessandro Crociata e Angelo Scribano, hanno deciso di raccontare quanto accaduto e «come funzionava» il “cerchio magico di Riccardo Nuti”. Hanno atteso che l’istruttoria della Procura arrivasse alle conclusioni per rendere nota la loro versione dei fatti sullo scandalo: «Nel gruppo del M5s di Palermo c’era del marcio – hanno detto – e quello che è successo con le firme false lo dimostra. La realtà è che nel M5S non c’è democrazia. Gli attivisti storici non avrebbero mai avallato questo modo di fare». Secondo i quattro ex attivisti, «non gliene fregava niente di presentarsi alle amministrative del 2012 – ha sottolineato Marchese – ma gli serviva avere una candidatura, per fare in modo di potersi presentare alle parlamentarie del 2013, cosa che poi è regolarmente avvenuta. Altrimenti, perché si sarebbe candidata a Palermo pure Azzurra Cancelleri, sorella di Giancarlo Cancelleri, che è di Caltanissetta?».
«Quelli coinvolti – ha detto l’avvocato Alessandro Crociata – guarda caso sono tutti quelli che poi si sono presentati e hanno vinto le parlamentarie. C’è un filo logico che si sta dipanando».
«Gli attivisti storici non avrebbero mai avallato questo modo di fare – ha proseguito Marchese – altrimenti non avrebbero mai estromesso quelli che davano fastidio. Queste persone hanno reso il M5s a Palermo terreno sterile, perché qui dal punto di vista di attività il M5s non esiste. Tutta colpa di questo gruppo di soggetti che ha formato il cosiddetta cerchio magico, i “monaci” di Nuti, per intenderci, che hanno emarginato ed escluso una serie di soggetti, come i senatori esclusi come Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino».
«È inaccettabile quanto accaduto, perché il M5s era stato visto come una alternativa perché c’era gente che ci aveva creduto, e con gente che aveva fatto attività di volontariato quando il movimento aveva lo 0,1 per cento, erano tante persone. Insomma, tutti avevano visto questo andazzo di marcio che c’era nel gruppo di Palermo – ha proseguito Fabio D’Anna – ma questo non vuole dire che ci fosse del losco in tutto il M5s per questo abbiamo fatto gruppo alternativo. Avevamo anche scritto al vertice del M5s ma lo staff non ci rispose mai, ricevemmo solo una risposta di Giancarlo Cancelleri che ci disse che a campagna finita non avremmo potuto più usare il logo M5s. Mentre il cerchio magico di Nuti poteva usare il logo».
I quattro ex attivisti hanno spiegato un altro concetto: «La nostra denuncia è duplice: dal punto di vista processuale, essendo tra i soggetti che hanno avuto falsificato la firma, come Fabio D’anna, si afferma una lesione di un proprio diritto politico, essendo un attivista storico del M5s. Chi falsifica la firma di una persona è capace di fare qualunque cosa, questa non è affatto leggerezza».
I quattro si sono rivolti direttamente a Riccardo Nuti: «Se sa ulteriori cose è bene che intervenga». Gli ex attivisti si sono chiesti: «Quale sistema adotta il M5s nella selezione delle persone, chi ha usato certi metodi scorretti e di emarginazione è diventato parlamentare solo perché fa valere il peso per la vicinanza ai vertici del M5s. Per tutti gli altri c’è stata una gravissima violazione dei diritti politici dei cittadini. Noi non siamo mai stati buttati fuori dal Movimento, una volta preso atto di tutte queste condotte e dei comportanti che erano antidemocratici, questo gruppo non è stato cacciato ma ce ne siamo andati noi. Quando è venuta a mancare la fiducia e abbiamo riscontrato il metodo di voto lì che ha delle falle, da tutti i punti di vista, siamo andati via. Nessuno ci ha cacciato».
E ancora: «La nostra denuncia di oggi è duplice: dal punto di vista processuale, essendo tra i soggetti che hanno avuto falsificato la firma, come Fabio D’anna, si afferma una lesione di un proprio diritto politico, essendo un attivista storico del M5s. Chi falsifica la firma di una persona è capace di fare qualunque cosa, questa non è affatto leggerezza. Noi chiediamo che si rimetta in discussione il principio di democrazia all’interno dei partiti».
Agli otto indagati hanno consigliato: «Devono dire tutto quello che sanno. Chi aveva contatti con la Casaleggio era Riccardo Nuti. Alla Casaleggio Associati come facevano a sapere che le firme sarebbero state raggiunte comunque, come scrive Grillo nel blog di recente? Vuol dire che sapevano quante erano le firme false, le firme vere? Questa cosa è subliminale…».
Una richiesta a Cancelleri: «Vorremmo chiedergli perché in questi anni non ci ha mai risposto. Anche lui, prima di parlare e dire “facciamo pulizia” facesse mea culpa e se ritiene che meritiamo una risposta ci può anche dire che aveva le sue buone ragioni, ma anche lui ha fatto finta di nulla».
E anche Matteo Renzi, durante il tour per il Sì, ironizza sulla vicenda palermitana: «Fate conto di essere di quel partito lì, un partito che sta difendendo le firme false, i rimborsi del Senato se no gli salta l’ufficio comunicazione, un partito che grida al complotto. Fate conto di essere quel partito lì, volevate cambiare la storia e state cambiando la geografia». E poi: «Se sei elettore dei 5 stelle, che hai voglia di cambiare l’Italia e ti trovi di fronte a quella scheda, come fai a votare no?», aggiunge. «Se sei un senatore M5s, tra firme false e stipendi veri, è chiaro che voti No».
Intanto il vertice, anche se al momento Grillo tace, conferma che scatterà la sospensione per gli indagati non appena questi avranno ricevuto comunicazioni ufficiali dalla Procura e comunicato via mail al movimento la cosa.
Dal M5s si è insistito sul fatto che si reagirà concretamente appena possibile, come ha spiegato a Padova Luigi Di Maio: «Le forze politiche si giudicano da come reagiscono a questi fatti e noi chiediamo sempre a chi si trova coinvolto in un’inchiesta di farsi da parte».
«Noi non facciamo sconti a nessuno. Quando sapremo i nomi degli indagati, nei loro confronti sarà adottata la sospensione», aggiunge in serata Alessandro Di Battista.
La ferma presa di posizione arriva alla vigilia degli interrogatori degli indagati che sfileranno davanti ai magistrati di Palermo a partire da domani, a poche ore dallo “sbarco” siciliano del tour per il No dei Cinquestelle.
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