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M5s, dopo l’addio di Di Maio forti tensioni anche in Sicilia: in frantumi il gruppo Ars

Di Mario Barresi |

CATANIA – L’emergenza, nell’alta tensione del M5S in Sicilia, non è il mutamento degli equilibri dopo il passo di lato di Luigi Di Maio. Perché è pure vero che qualcosa cambierà – magari non subito – soprattutto nei destini dei siciliani del “Gigio Magico”, a partire dal viceministro Giancarlo Cancelleri, che comunque gode ancora di buone entrature presso la Casaleggio Associati oltre che della stima di Beppe Grillo. «Ma certo – sussurrano i grillini siculi – d’ora in poi Giancarlo sarà meno blindato, dovrà conquistarsi tutto sul campo». E se anche l’eurodeputato Ignazio Corrao, “gemello diverso” dell’ex presidente dell’Ars, uno dei più critici sul capo politico che l’ha comunque voluto nel “team del futuro”, proverà a far pesare la posizione non schiacciata su Di Maio e i suoi ottimi rapporti con il redivivo “Dibba”, pesa comunque – come anche i risultati della riffa sui facilitatori regionali dimostrano, checché ne dica qualche eletta pensando che gli attivisti abbiano l’anello al naso – la crescita, nella base siciliana, dell’eurodeputato Dino Giarrusso. Un altro in grande ascesa, soprattutto a Roma, è il deputato “mattarelliano” Giorgio Trizzino, che rimpiange l’esprit delle Sardine.

Ma il punto, appunto, è un altro. E cioè il gruppo all’Ars spaccato come non mai. Ieri la visione plastica: in sei (Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Valentina Palmeri, Sergio Tancredi e Giampiero Trizzino) si sono di fatto astenuti sull’esercizio provvisorio: pur essendo in aula non hanno votato, mentre gli altri 12 grillini hanno espresso voto contrario. Il che, oltre fare da corollario ai malesseri post-Rousseau (nella bufera anche un presunto primato Anci della facilitatrice eletta Maria Terranova, membro dello staff di Salvo Siragusa), dimostra che l’elezione “a sua insaputa” di Foti a vicepresidente dell’Ars non era un caso. Il gruppo di Sala d’Ercole va frantumi.

I comunicati stampa sono una foglia di fico (non Roberto): c’è la spaccatura fra chi non vuole più fare un’opposizione «alla cieca» (i sei aventiniani di ieri, «ma in realtà sono di più») e chi invece resta nella trincea del “no sempre e comunque” al governo Musumeci. Liti plateali, ieri, prima con Tancredi che invita alla responsabilità e poi Foti che difende la bontà degli emendamenti aggiuntivi del centrodestra. Qualcuno, come Luigi Sunseri, prova a mediare. Ma rischia di restare stritolato fra quelle che ormai sono due fazioni in guerra: partigiani contro collaborazionisti. Una frattura tanto irreversibile da portare allo sdoppiamento dei grillini all’Ars?

Twitter: @MarioBarresi

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