Dal «cul de sac» della riforma Cartabia era difficile, per il Movimento 5 Stelle, tornare indietro. Lo hanno pensato i 7 saggi dello Statuto. Lo hanno pensato Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Così, l’assemblea dei gruppi che avrebbe registrato l’ennesimo, lacerante, redde rationem interno si apre con una sorpresa: il reggente Vito Crimi annuncia che il Garante e l’ex premier hanno trovato l'intesa e che, nei prossimi giorni, si voterà per il nuovo Statuto. Il M5S, ferito, cerca di voltare pagina. E prova a lasciarsi alle spalle gli strascichi di una faida che lo avrebbe portato forse alla scissione.
L’intesa è sancita da un comunicato congiunto di Grillo e Conte. «Una leadership chiara del M5S è essenziale per la tenuta democratica del Paese», recita l’accordo. E’ stato siglato di domenica mattina, con una serie di incontri a distanza. La forza del fondatore, dopo l’ok in Cdm ai testi Cartabia dei ministri M5S e con la presunta compartecipazione di Grillo, nelle ultime ore è risultata notevolmente ridotta. La sua pagina facebook è stata inondata dalle proteste. E in assemblea i «contiani» erano pronti al blitz: così non si va avanti, ora serve Conte alla guida, sarebbe stato il loro messaggio. Ma l’accordo smina il possibile crac interno e ritaglia – si vedrà se anche formalmente – un ruolo di primo piano ai 7 saggi: Luigi Di Maio e Roberto Fico su tutti. L’asse tra il ministro degli Esteri e il presidente della Camera ha, di fatto, smontato le spinte scissionistiche. Potrebbero essere loro, in qualche modo, il cordone di sicurezza per gestire eventuali fughe in avanti del leader o del Garante.
La rete voterà – salvo colpi di scena su una piattaforma diversa da Rousseau – prima sullo Statuto e poi sulla leadership di Conte. Per l’ex premier è pronto il ruolo di presidente del M5S. «Ora ci sono le condizioni per ripartire: piena agibilità politica del Presidente del Movimento, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico», esulta su facebook il leader in pectore. Che sembra già avvertire gli alleati di governo: «Il M5S si rialzerà più forte: non dobbiamo farlo solo per noi stessi e per quello in cui crediamo, ma per dare all’Italia tutta la forza delle nostre idee di riscatto e di cambiamento», sono le sue parole.
Sui social i big – contiani e non – esultano. Da Stefano Patuanelli a Paola Taverna, da Stefano Buffagni a Lucia Azzolina, è tutta una celebrazione del dialogo. E’ Di Maio il primo ad annunciare l’accordo sul web. E ai gruppi il ministro degli Esteri sottolinea: «Adesso dobbiamo rimanere uniti e incidere dentro il governo, per il Movimento inizia un nuovo corso». Poco dopo è Roberto Fico a suggellare la ripartenza: "possiamo fare ancora tanto, ora remiamo tutti insieme», sottolinea il presidente della Camera.
Lo Statuto, invero, in pochi lo hanno ancora visto. Il ruolo di Garante, per Grillo è salvo. Ma l’ex comico, probabilmente, avrà un potere di incidenza minore sui gruppi. E resta ancora aperto il «nodo dei nodi», quello del terzo mandato. L'intenzione di Conte è far depositare un pò di polvere prima di affrontare un punto che tornerà a dividere i pentastellati.
Anche perché il nodo giustizia qualche strascico lo ha lasciato eccome. In assemblea Alfonso Bonafede, Vittorio Ferraresi e Giulia Sarti attaccano frontalmente l’intesa. «E' una soluzione sbagliata e rischiosa, la prescrizione è un valore non una bandierina», sottolinea l’ex ministro. Ma anche la reazione dei «contiani» subito dopo l’intesa, a diversi big e esponenti della prima ora, non è affatto piaciuta. «Non è nel mio stile fare post contro amici, fratelli, compagni di mille battaglie politiche. Dopo che chiudi i social, i problemi restano», è la bacchettata di Di Maio. E Patuanelli puntualizza: "non c'è stata alcuna interferenza, se facevamo le barricate era peggio. Così entriamo nel dibattito in Parlamento». Un dibattito dove, con Conte leader, il M5S potrebbe farsi sentire.