«Adesso è il momento della sfida più importante, quella di un nuovo partito e di una nuova generazione». Luca Sammartino ha capito di essere diventato grande. Non tanto per l’età (a 37 anni per l’ottuagenaria politica siciliana sarebbe poco più che un ragazzino), quanto per l’esperienza maturata, con già due legislature all’Ars alle spalle, e per il ruolo che s’è ritagliato. «Non possiamo più rinviare l’assunzione di responsabilità: le scelte sul futuro della Sicilia dipendono dalla Lega e dalla sua giovane classe dirigente».
“Mister 33mila preferenze” – cresciuto nel vivaio di Lino Leanza, prima di entrare nel Pd e seguire Renzi in Iv, infine folgorato dall’altro Matteo, Salvini – rompe il silenzio delle ultime settimane «delicatissime». I retroscena lo narravano in trincea nel fronte dei No-Nello, uomo-ombra decisivo nel ribaltone sulla ricandidatura del governatore. Ma di Nello Musumeci il deputato uscente (e ricandidato) non vuole parlare: «È un argomento ormai anacronistico. Vorrei concentrarmi sul presente, con lo sguardo rivolto al futuro. Il passato non c’è più…».
E così il colpo di mercato estivo (l’estate, tormentata dai mugugni di alcuni leghisti siciliani, è quella del 2021) di Matteo Salvini in Sicilia, a un anno dall’ingresso nel partito, si sente davvero a proprio agio. Ha letto l’intervista del Capitano su La Sicilia e rilancia il messaggio: «La Lega, con Prima l’Italia, scommette sulla piattaforma siciliana. Salvini e tutto il partito mettono a disposizione un modello di difesa e di sviluppo di un territorio, storicamente il Nord, scommettendo con coraggio, lealtà e credibilità sulla nostra terra».
E alla controdeduzione che si tratta degli stessi leghisti che facevano il tifo per l’Etna ai tempi delle vecchie eruzioni, Sammartino replica: «Siamo il partito che mette al centro i siciliani. Con sindaci, amministratori locali, esponenti di imprese, professioni e società civile, a cui Salvini dà massima fiducia».
Alcune prove? La trattativa sul governatore del centrodestra, in cui «i siciliani, come sempre, da noi hanno avuto l’ultima parola», ma soprattutto la liste per le Politiche: «Siamo l’unico partito in cui non c’è alcun paracadutato: tutti candidati siciliani, di livello», giura anche in veste di responsabile della campagna elettorale nazionale in Sicilia. Smentendo ogni frizione col segretario regionale Nino Minardo. E con lo sguardo oltre anche rispetto ai due processi per corruzione elettorale, dai quali i legali di Sammartino si dicono «certi di un chiaro esito: l’assoluta estraneità».
«Salvini ha iniziato a guardare alla Sicilia con occhio diverso: quello della Lega dei territori, che vuole fare gli interessi del Sud con la stessa efficacia di quanto fatto col Nord».
Ma davvero il Carroccio all’improvviso ha a cuore le sorti dell’Isola? «Sì, perché la storia recente ci insegna che il paradigma è cambiato: non funziona il modello dei movimenti territoriali che si alleano con un grande partito nazionale per andare a Roma col cappello in mano. Noi ci proponiamo come sentinelle e guardiani dei diritti dei siciliani».
Nella «nuova stagione», ora «le battaglie si fanno dentro il partito, con la forza di idee e consensi sui territori, alla Regione e a Roma». Sammartino insiste per parlare «dei temi»: Mezzogiorno, ma anche infrastrutture, sanità, rifiuti, percorsi educativi, hi-tech, export, industria della bellezza. E questo pacchetto lo consegna a «un centrodestra che ha ritrovato la necessaria compattezza e che adesso ha un’occasione storica da non sprecare. E la nostra generazione, grazie anche al mio partito, è in prima linea».
Un proclama che sembra cozzare con una coalizione in cui in Sicilia continuano a dare le carte Ignazio La Russa e Gianfanco Miccichè e che spinge il quasi 73enne Renato Schifani verso Palazzo d’Orléans. «Il presidente Schifani, oltre ad avere rasserenato il clima, garantisce esperienza, rapporti importanti e capacità di sintesi». Adesso l’auspicio è «la collegialità» delle scelte: «Dobbiamo lavorare tutti per e con Schifani, i partiti devono ricominciare a parlarsi». E, «con Salvini garante», la Lega nell’eventuale governo regionale assicurerà «una squadra di altissima qualità, rappresentata da liste autorevoli in tutte le province e da una classe dirigente giovane e capace». La sfida? «Una sola: non rinviare più le scelte che si possono fare subito. Noi giovani la vinceremo».