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IL CASO

Lo scrigno dei Fondi Ue e l’incapacità di intercettarli dei Comuni siciliani: «In fumo 200 milioni»

La Fua di Agrigento e la Siru con 16 enti dell’area centro-orientale i soggetti che rischiano di perdere i finaziamenti

Di Mario Barresi |

Sul piatto, in tutto, ci sono oltre 1,7 miliardi di euro. Dentro il munifico scrigno di risorse europee del Fesr, con acronimi comprensibili soltanto a pochi esperti: come Fua (Aree funzionali urbane), Siru (Sistemi intecomunali di rango urbano), Snai (Strategia nazionale aree interne) e Ai (Isole minori). Il filo conduttore è che si tratta di strategie territoriali, in cui la Regione e i Comuni (singoli, ma soprattutto associati) lavorano assieme per la coprogettazione degli interventi. Nella programmazione Ue 2021/27 per la Sicilia ci sono in tutto 1.716.328.979 per 29 diverse aree: 926 milioni per le Fua, 445 per le Ai e 344 per le Siru.Ma non tutti hanno saputo fare bene i “compiti a casa”. E c’è una certa percentuale di questi soldi in bilico, di cui almeno 200 milioni andranno in fumo. A meno di miracoli dell’ultim’ora.

L’allarme è emerso martedì, in un’audizione della commissione Affari Ue dell’Ars, presieduta da Luigi Sunseri. A fare il punto è stato Vincenzo Falgares, dirigente generale della Programmazione. In base a un suo decreto, il 773/2023, le Aree Fua, Al e Siru «avrebbero dovuto trasmettere all’Autorità di gestione del Fesr 2021/27, , entro il 6 ottobre 2023, l’atto costitutivo dell’aggregazione territoriale, il funzionigramma, l’organigramma e il relativo piano organizzativo dell’ufficio comune nonché le strategie territoriali debitamente approvate». Tutti passaggi necessari per la verifica dell’ammissibilità. Ma si sono accumulati «notevoli ritardi» che potrebbero rivelarsi fatali.

In affanno

I rischi maggiori si corrono nell’Agrigentino. Ed è Angelo Cambiano, deputato regionale del M5S, a lanciare l’allarme. «Dall’audizione è emerso un quadro drammatico: fra 140 e 200 milioni di risorse Fesr rischiano di sfumare, privando i Comuni agrigentini di risorse vitali per lo sviluppo».

In affanno la Fua di Agrigento (circa 100 milioni): ha avviato il percorso di governance che, tuttavia, non si è mai concluso. Così, le poche speranze di avere i soldi «sono appese alla non certo semplice eventualità di una rimodulazione del Programma che dovrà essere sostenuta da una forte volontà politica, adeguatamente motivata, nonostante la stasi sinora dimostrata e, infine, come se non bastasse, negoziata con la Commissione europea». Notte fonda anche per la Siru Sicilia Centro Orientale, con Canicattini capofila di un’aggregazione che comprende 16 Comuni tra cui Licata, Palma di Montechiaro, Piazza Armerina, Pietraperzia, Barrafranca, Aidone, Mazzarino e Grotte: l’Area ha solo sottoscritto un protocollo d’intesa ma non ha mai dato seguito al percorso richiesto dagli atti d’indirizzo necessari quanto meno alla costituzione dell’Organismo intermedio. Non c’è l’Ufficio unico né, tanto meno, alcuna proposta di strategia comune da finanziare, con buona pace dei circa 40 milioni previsti.

Situazione un po’ più confortante, seppure nelle «riscontrate criticità», per l’Area Interna dei Sicani che nei prossimi giorni sarà chiamata a rispondere ad alcune prescrizioni imposte dalla Programmazione per scongiurare la dispersione delle risorse.

E così, oltre che su buona parte della Sicilia centrale, il rischio-flop scorre sulla schiena dell’Agrigentino, l’anno prossimo sotto i riflettori da Capitale della Cultura, ma sempre in coda alle classifiche nazionali, come col terzultimo posto su ItaliaOggi-La Sapienza per qualità di vita. «Strade, servizi pubblici, digitalizzazione, progetti ambientali: ogni euro perso equivale a un’occasione mancata. Per l’Agrigentino, territorio già fragile e marginalizzato, la perdita di 200 milioni – afferma il deputato regionale del M5S – è una condanna che si tradurrà, ancora chissà per quanto altro tempo, in infrastrutture inesistenti, servizi carenti e una disoccupazione cronica Sarebbero soldi fondamentali per il territorio provinciale che rischia di veder tramontare la possibilità di migliorare le strade e i servizi. Una storia che si ripete e che mostra, ancora una volta, l’incapacità delle amministrazioni locali di fare sistema e intercettare i finanziamenti europei con efficacia».

Martedì, in commissione Affari Ue dell’Ars, erano presenti alcuni amministratori locali. «Dall’audizione – dichiara amareggiato Cambiano – è emerso un sistema disarticolato e inefficace. Il fallimento delle aggregazioni agrigentine, due su tre delle quali sembrano ormai destinate a perdere queste risorse, testimonia l’assenza di una visione strategica comune, la mancanza di competenze adeguate nella gestione di progetti complessi e la cronica inefficienza burocratica. Anziché cooperare per massimizzare i benefici dei fondi comunitari, i Comuni siciliani si muovono in ordine sparso, ostacolandosi a vicenda e lasciando sul tavolo risorse che avrebbero potuto trasformare il volto dell’isola».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA