Politica
Lo sbarco di Renzi in Sicilia Italia viva, ecco il gruppo all’Ars
CATANIA. Per lo sbarco definitivo di Matteo Renzi nell’Isola qualcuno aveva persino ipotizzato un “D-day” – il 13 novembre – per organizzare la presentazione ufficiale, con o senza il leader. Una data poi slittata anche a causa di delicate trattative in corso, che potrebbero, già in questo fine settimana, allargare il numero dei protagonisti di una conferenza stampa che, prima o poi, si farà.
Il gruppo di Italia Viva all’Ars, comunque, è già pronto. E i battistrada, checché ne canticchi Gino Paoli, sono tutt’altro che quattro amici al bar. Un poker di deputati regionali, con storie e percorsi diversi, ma tutti comunque rodate macchine da voto. Dal Pd sono in transito Luca Sammartino e Giovanni Cafeo, che si ricongiungeranno ai due del gruppo di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo. Saranno loro quattro a piazzare la bandierina di Renzi a Sala d’Ercole, dopo i primi gruppi già formati nei consigli regionali di Toscana e Liguria.
Dell’addio di Sammartino i (quasi ex) compagni di partito avevano la pressoché totale certezza. Molti indizi equivalenti a più d’una prova: l’adesione a Iv della senatrice Valeria Sudano e la presenza del deputato regionale alla Leopolda nel giorno in cui marcava visita a un incontro col commissario regionale del Pd a Catania, oltre a tracce di presenza in molte zone dell’Isola, dove il dem è stato avvistato a fare proselitismo renziano.
È Sammartino – 34 anni e 32mila voti alle ultime Regionali – il leader naturale del partito in Sicilia, con Davide Faraone (capogruppo al Senato) desti- I battistrada a Sala d’Ercole Luca Sammartino (Pd) Giovanni Cafeo (Pd) Nicola D’Agostino (Sicilia Futura) Edy Tamajo (Sicilia Futura) nato a un ruolo sempre più nazionale.Meno scontata l’adesione di Cafeo: dopo l’iniziazione fotiana al culto di Matteo, era ormai finito nell’area Orfini-Martina, in simbiosi con Fausto Raciti.
Molto più de plano la confluenza di Sicilia Futura. Il palermitano Tamajo, dimenticato il flirt forzista alle Europee, era pronto da tempo. Esorcizzate le simpatie dem di D’Agostino (cooptato in Iv da Ettore Rosato; ora, forte anche di un rapporto personale con Renzi, dovrebbe fare il capogruppo all’Ars), quasi tutti gli altri “diversamente renziani” saranno della partita. Dalla quale sembra fuori lo storico patròn Totò Cardinale. Che ha avuto la lungimiranza di uscire dal Pd (con la figlia Daniela transitata al Misto della Camera) persino prima di Renzi, ma anche la fretta di correre fra le braccia di Forza Italia. «L’unico impegno che ho in Sicilia – avrebbe solennemente scandito Berlusconi a Miccichè quando in estate si parlava di elezioni anticipate – è candidare la figlia di Cardinale, perché me l’ha chiesto Confalonieri».
E gli altri arrivi? La campagna acquisti è appena cominciata, fra curiosi ammiccamenti e corteggiamenti avanzati. Con Michele Catanzaro, ex renziano rimasto nel Pd, c’è soltanto un discorso ancora flebile; mentre si attende con spasimo il verdetto della Corte costituzionale che potrebbe defenestrare da Sala d’Ercole il dem messinese Franco De Domenico, accogliendo il ricorso del turborenziano Pippo Laccoto, già quinto membro virtuale del gruppo di Iv all’Ars. Ma molto avviate sono anche le trattative con due deputate del centrodestra: Luisa Lantieri (ex Udc, eletta nel 2017 col Pd, transitata nel gruppo dei musumeciani di Sicilia Ora, ma sempre cuffariana praticante) e Marianna Caronia (ex Pid-Udc-Fi, ora nel gruppo misto con simpatie autonomiste).
Fra i deputati centristi, però, quasi tutti danno una sbirciata, soprattutto in prospettiva. Il più interessato sarebbe l’etneo Giovanni Bulla, ma altri del gruppo dell’Udc ammettono di essere stati contattati da emissari di Iv. «Non c’è niente di male, siamo tutti moderati », è la giustificazione di capitolato. E così, fra un bicchier di vino ed un caffè, i quattro amici al bar si moltiplicano. Con l’effetto, tutt’altro che collaterale, di una modifica degli equilibri dell’Ars.
Con la già traballante “maggioranza-non maggioranza” di Nello Musumeci che potrebbe perdere più di un paio di pezzi. Per il pallottoliere c’è tempo, ma – sussurrano dalla cabina di regia di Iv – «le operazioni importanti si pianificano con almeno sei mesi d’anticipo». Primavera 2020, quando l’iniziale gruppo dei quattro (o cinque) renziani punta a essere più numeroso di quello del Pd. Diventando soprattutto l’ago della bilancia della politica siciliana. E qualcuno avverte: «Ragazzi, andiamoci piano a non diventare troppi. Perché se poi ci chiedono di votare la sfiducia a Musumeci che fa, ce ne andiamo tutti a casa?».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA