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Lista Fava “Cento passi per la Sicilia”, Impastato: «Iniziativa strumentale»

Di redazione |

Palermo – «I Cento Passi è un’immagine che appartiene ai siciliani onesti. Per noi è la proposta di un grande patto civile di donne e uomini liberi. Questa immagine parla di Peppino Impastato come di Giuseppe Fava e di tutti gli altri caduti, tanti, per restituire dignità a questa terra. Stiamo parlando di un simbolo straordinario, non di un film». Lo dice il candidato alla presidenza della Regione Claudio Fava. «Cento passi – aggiunge – racconta il lavoro dei giovani delle terre confiscate alla mafia e i prodotti di quel lavoro. È nelle parole di canzoni che hanno animato e appassionato una generazione di ragazzi. Mi preme anche ricordare che “I Cento Passi”, ben prima di essere il titolo del famoso film, è il titolo di un capitolo che io, Claudio Fava, dedicai 25 anni fa a un mio libro sui molti delitti impuniti di mafia. Che poi, se qualcuno si offende perché Fava usa una frase di Fava e nessuno protesta se Musumeci usa una frase di Paolo Borsellino, è una cosa piuttosto curiosa». Fava conclude: «Per la cronaca, l’idea di chiamare questa nostra sfida “Cento Passi per la Sicilia” è una scelta che abbiamo condiviso con Giovanni Impastato ben prima di presentare questo simbolo».

«Questa iniziativa, oltre ad essere un’operazione elettorale alla ricerca di consensi, è strumentale e utilizza come un marchio pubblicitario la figura e l’immagine di Peppino e l’impegno di chi ha continuato ad operare ‘con le sue idee e il suo coraggio”‘. Afferma invece Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe, l’attivista ucciso a Cinisi (Pa) da cosa nostra il 9 maggio del 1978, in una nota firmata insieme al centro di documentazione Impastato, Rete 100 passi e associazione Peppino Impastato. Il riferimento è alla lista che sostiene Claudio Fava candidato alla presidenza della Regione siciliana. Nel simbolo spicca la scritta «Cento passi per la Sicilia».

«È chiaro a tutti il riferimento a un film con quel titolo, ma pure a mio fratello Peppino, alla nostra storia e alle lotte che nel nome di Peppino abbiamo condotto in questi 40 anni, – aggiunge il fratello del militante di Dp assassinato dalla mafia – spesso in grande solitudine, per salvarne la memoria e ottenere giustizia. Non possiamo non sottolineare che coloro che hanno avuto un ruolo importante in questo percorso non sono stati neppure informati»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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