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L'ira di Beppe Grillo: «Casaleggio?

L’ira di Beppe Grillo: «Casaleggio? E’ morto per colpa dei giornalisti»

«Io leader? Ne hanno bisogno i bambini, non il movimento»

Di Mario Barresi |

CATANIA. Il prologo è un videomessaggio in giacca e cravatta quirinalizie. «Il tempo è scaduto, dobbiamo costruire un’arca come Noè, che la fece quando non pioveva. Poi un giorno sentì un tuono…». L’argomento è il «futuro del movimento 5 stelle»: sembra l’inizio di un comizio. Ma è uno show. Il dissidio, il Grillo vs Grillo è il cuore del problema. Perché il comico non può più fare la metafora su «la democrazia italiana, che è come un’orata di allevamento: bella fuori, ma immangiabile», perché poi chiamano gli attivisti 5stelle per chiedergli subito «un distinguo, perché se no perdiamo i voti di tutti gli allevatori di orate». Politico o comico? Chi vincerà?

Il metodo è tutto genovese: «Prima di andare dallo psicanalista, un estraneo a cui dare dei soldi ho pensato: chiamo un po’ di estranei e mi faccio dare dei soldi». Buio in sala, al Metropolitan di Catania. Grillo è estasiato dal lungo ponte siciliano, fra Taormina e la scogliera etnea: «Avete un sole straordinario, a Genova in questi giorni sarei diventato grigio topo». E incuriosito dalle abitudini linguistiche nostrane: «Ho sentito una madre che diceva al figlio “muoviti fermo”, avete delle cose strane…“vuoi essere telefonato? ”, “ho uscito la valigia”. Ma che sono queste, labirintiti…? Ma come minchia parlate in Sicilia? ». Lo show si apre con l’album di famiglia. «Nel mio condominio c’era anche Donato Bilancia, il serial killer che ha ucciso 17 persone. Non c’erano i telefonini e mia mamma mi diceva: “Se fai tardi, fatti accompagnare da Donato. Così io sto tranquilla… ”». L’infanzia, i genitori, il porto, il diploma («applicato ai servizi amministrativi»), i primi lavori, il licenziamento dal posto di rappresentante di jeans, i primi passi nello spettacolo a Milano. Fino allo sbarco in televisione. «Macché politica, io volevo fare lo scemo tutta la vita».

La battuta sui socialisti che gli costò il posto in Rai? «Alla fine non rise nessuno, non pensavo che succedesse tutto quel casino. Craxi dimostrò pochezza: se avesse detto “è stato birichino”… Invece ha montato un casino. E diventai un “politico”. Ma io scherzavo, vi giuro che scherzavo…». Comincia la seconda vita. L’incontro con «personaggi pazzeschi», le battaglie ambientaliste, la crociata contro le banche. Si arriva ai nostri giorni. «Lessi un libro di un informatico, un visionario». Scatta l’applauso. «Casaleggio mi manca. Leggevamo Tex e Asimov. Parlavamo di rete, sognavamo… Lui era avanti già di un secolo». Poi uno scatto d’ira: «Tutti quelli che gli hanno fatto gli editoriali dopo la morte, lui li aveva querelati. Gianroberto è morto per colpa di quegli articoli». Ricorda la vittoria dell’ultradestra in Austria: «In Italia dovrebbero ringraziare il nostro movimento che ha arginato i neofascisti». Poi torna il comico, l’autoironia. Con un «italiaaani! » mussoliniano.

Sul palco anche l’attività del M5s in Sicilia. Grillo ricorda il progetto “Polmoni urbani”, idee imprenditoriali finanziate con fondi tratti dalla parte di indennità alla quale rinunciano i deputati regionali. E cita una app sulla mobilità a Ragusa. Poi un abbraccio col notaio-mecenate Andrea Bartoli, anima di “Favara farm cultural park”, in cima al pantheon dei grillini siciliani tanto da essere corteggiato per un futuro impegno in prima linea: «Ha preso una città con il più alto tasso di criminalità. Con i suoi soldi ha bonificato un quartiere del centro. Poi ha chiamato artisti da tutto il mondo. Da una microcriminalità a una macro effervescenza di idee».

A proposito di criminalità. Torna la provocazione-mantra: «Ma quale mafia, lo volete capire che qui non ce n’è più? I figli dei mafiosi ormai vanno in televisione. “Ma che fai? Vattene da Vespa, non bruciare le macchine”, ha detto Riina a suo figlio». Tiepidi gli applausi. Una spettatrice lo interrompe: «Ci vuole il coraggio di cambiare». Grillo abbozza: «Oggi è un’associazione a delinquere è così composta: un magistrato, un imprenditore, un colletto bianco… Spesso manca proprio il delinquente». Parla «del vostro governatore». Non lo nomina, ma introduce un argomento peloso: «Lo sbiancamento anale». E approfondisce: «L’ho fatto anch’io, 80 euro, l’hanno fatto troppo bianco, me lo sono fatto scurire. Ci sono le zigrinature: se ne hai più di venti significa che l’hai usato… E poi oggi ci sono gli Swarovski anali, li usano le ballerine di lap dance».

E le aspettative del movimento dopo la morte di Casaleggio? E il suo ruolo di garante assieme a Davide? «I bambini vogliono un leader! Io non sono quello con l’ombrello che indica l’uscita di sicurezza. Anche perché, si schermisce Grillo, «io mi sto attrezzando per la vecchiaia: ho comprato un telefonino con i tasti enormi, che se sbagli tre volte a comporre un numero chiama da solo il 118». Gustosa la confessione casalinga: «Quando ai miei figli chiedo “mi passi l’acqua? ”, mi sento rispondere: “La vuoi dal basso? Uno vale uno, prenditela da solo”. Sarò pure un leader che sposta milioni di persone, ma a casa mia resto una merdaccia».

Finale con i grilli caramellati, sgranocchiati insieme con un gruppo di attivisti e spettatori. Compreso Giancarlo Cancelleri (che sia un’investitura simbolica per le Regionali?). «Se devo uscire, ho bisogno che qualcuno subentri a me. Sei pronto a ricevere il mio corpo? Sei pronto a rinunciare ai rimborsi elettorali? Io mi libero e voi diventate tutti grillini, leader di voi stessi. Una comunione, è una comunione e una liberazione». Il finale? Un Grillo, in vestaglia evangelica, che sale in cielo. Chiedendo a tutti di urlargli: «Vaffanculo».

(Articolo pubblicato nell’edizione in edicola del 27 aprile a pagina 10)

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