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L’idea di Renzi per il Mezzogiorno

L’idea di Renzi per il Mezzogiorno Bonus per gli assunti e meno tasse

Guidi: piano da 80 mld / FARAONE: NON SARO' MINISTRO

Di Mario Barresi |

Il dossier prende forma ora dopo ora. Il “D–day” è venerdì 7: la direzione nazionale del Pd, alle 15, affronterà il nodo Mezzogiorno. E Matteo Renzi spinge su partito e uomini di governo per arrivare a quella data con «un piano concreto», con «risorse certe» e «tempi rapidi». Queste le indiscrezioni che, col premier di ritorno dal Giappone, filtrano dai corridoi di Palazzo Chigi e del Nazareno. Dove il “Piano per il Sud” ha subì– to una brusca accelerazione dopo i dati agghiaccianti messi nero su bianco dalla Svimez: dal 2000 il Sud è cresciuto del 13% la metà della Grecia, che con il suo 24% ha fatto la fine che conosciamo; il Pil è in calo per il settimo anno consecutivo; una persona su tre è a rischio povertà contro il 18% di media nazionale, il divario del Pil pro capite con il Centro–Nord è al massimo dal 2000 (53,7%) e il numero di occupati è sceso a 5,8 milioni, il più basso dal 1977, primo anno dei dati. E ora che si fa? Il presidente del Consiglio, incalzato anche dall’intervento dello scrittore Roberto Saviano («si è rotto anche il filo della speranza» e «dal sud scappa perfino la mafia») ha chiesto a tutti «un impegno straordinario».

L’INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO FARAONE: NON FARO’ IL MINISTRO

In queste ore si mette a punto il Piano. Puntando su tre binari. In programma c’è innanzitutto un piano di investimenti per i prossimi 15 anni da 80 miliardi di euro sulle nuove infrastrutture. annunciato dal ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, in un’intervista a Repubblica. Per il Sud serve «un piano da almeno 70, 80 miliardi di euro sulle nuove infrastrutture. Una cifra poderosa, il fulcro di un modello di rilancio. I grandi investimenti che muovono Pil e posti di lavoro sono la condizione per creare quel substrato che serve oggi in qualunque economia moderna evoluta», afferma il ministro. Che auspica di «curare una storica carenza infrastrutturale che, come conferma il ministro Graziano Delrio, sarà uno dei pilastri di una sorta di “Piano Marshall” che partirà proprio dalle infrastrutture».

Ma questo è soltanto il primo binario, tra l’altro non a destinazione immediata. L’idea più rapida – quella più efficace, ma allo stesso tempo più rischiosa – è un’altra. Renzi avrebbe già parlato con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, della possibilità che gran parte della riduzione delle tasse promessa recentemente sia possa destinare subito al Sud. Con addirittura un’anticipazione all’autunno. Si pensa a un bonus fiscale per le aziende e i cittadini che risiedono nelle regioni meridionali d’Italia, così che su di loro diventi meno gravosa la pressione fiscale. Un’ipotesi in parte confermata dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando, che in un’intervista a L’Unità parla di decontribuzione totale per le assunzioni nel Meridione. Tutte ipotesi che mettono in stato di allerta i governatori del Nord.

Con il governatore lombardo Roberto Maroni che s’indigna: «Come previsto, altri soldi (nostri) al Sud». E il leader della Lega, Matteo Salvini, che sveste i panni di “terùn” adottivo per riesumare argomenti dal classico repertorio del Carroccio: «Inutile mandare i soldi al Sud se poi li butti nel cesso come è avvenuto finora, allora è inutile mandarne ancora». L’improvviso iperattivismo di Palazzo Chigi e del Nazareno risveglia anche le rivendicazioni degli alleati di Ncd, che più volta avevano sollecitato l’emergenza sud. «Noto molte disquisizioni e poca concretezza», commenta il sottosegretario Giuseppe Castiglione. Che, sentito il leader e ministro Angelino Alfano, annuncia l’idea di «un gruppo di lavoro di Ncd, coordinato dai capigruppo Lupi e Schifani, per arrivare a una proposta da confrontare con quella che uscirà dalla direzione del Pd».

Un terzo capitolo del Piano per il Sud, secondo un’anticipazione del Mattino di Napoli sarebbe un refresh di argomenti già sul tavolo. Riaprire il confronto con la minoranza del Pd anche su due lineeguida: una trattativa con Bruxelles per svincolare i fondi strutturali finanziati dalla Commissione Ue e un’iniezione di “vitamine” da Palazzo Chigi per rivitalizzare gli Accordi di programma nelle regioni meridionali; il tutto per un totale di 22 miliardi da poter spendere. Il primo punto riguarda la programmazione europea 2014–20, sulla quale la commissaria Corina Cretu per adesso ha messo la firma soltanto ai documenti regionali del centro–nord. Restano fuori, per adesso, le sette regioni «in ritardo di sviluppo», per un totale di 16,4 miliardi (dei quali 4,5 per la Sicilia).

L’idea di Renzi è di sollecitare alla commissione l’ipotesi di «avere regole diverse per arrivare all’approvazione dei progetti in sospeso». E poi gli Accordi di programma, con oltre 6 miliardi in ballo. Per la Sicilia si parla di Termini Imerese (con i contatti fra il governo e il gruppo Ginatta per rilevare l’ex stabilimento Fiat) e la riconversione della raffineria Eni di Gela. E infine l’ultima idea, sussurrata fino a poco tempo fa, e adesso sempre più concreta: un ministero per il Mezzogiorno. Invocato ieri da Marcello Pittella, governatore Pd della Basilicata. Con alcuni rumors romani che confermano l’ipotesi di un dicastero ad hoc. E due nomi siciliani fra i papabili: il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, e il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti. Soltanto chiacchiere sotto l’ombrellone?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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