Segretario Enrico Letta, ma alla fine queste primarie di centrosinistra si faranno davvero?
«È una delle possibilità. La direzione regionale ne ha approvato il regolamento. Restano ancora alcuni punti aperti, ma in ogni caso il tavolo politico sta operando bene e con spirito costruttivo».
Quindi resta aperto anche lo scenario della scelta del candidato su un tavolo romano, d’accordo con i dirigenti regionali. È ancora possibile, se si trovasse un nome forte condiviso?
«Come dicevo, le primarie sono uno degli strumenti, una delle possibilità. Io le considero un esercizio democratico prezioso. E la partecipazione è la maniera migliore per rispondere a Musumeci, che ha governato senza coinvolgere cittadini, parti sociali e imprese».
Conte ricorda i “passi indietro” del M5S sulla scelta dei candidati a Palermo e Messina e ai suoi continua a ripetere che il nome per le Regionali dev’essere loro. Ci sono ancora margini per un accordo?
«A Palermo e Messina, il Pd ha invitato il M5S a presentare una propria candidatura e siamo riusciti a trovare un accordo su due nomi condivisi. È la linea seguita in questi mesi anche dal Movimento 5 Stelle a indicare che c'è la possibilità di scegliere insieme il candidato presidente della Regione».
Anche autorevoli esponenti grillini invocano un ulteriore allargamento del campo fino agli autonomisti di Lombardo. E anche nel centrodestra, soprattutto in Forza Italia, qualcuno continua a sognare il fantomatico “modello Draghi”.
L’avvio della macchina delle primarie delinea sin da ora il perimetro dell’alleanza?
«L'attuale maggioranza nazionale non può rappresentare il perimetro di un nuovo campo politico: è un governo di unità nazionale, che nasce in un contesto emergenziale, con una maggioranza irripetibile. Il nostro progetto per la Sicilia è alternativo alle destre e ai sovranisti».
La scelta di fare le primarie con il M5S, anche a livello locale, suscita perplessità in ambienti centristi, a partire da Azione. Proverete a coinvolgerli oppure vi rassegnerete al “tagliafuori” dei potenziali alleati mancati?
«Il centrosinistra deve fare uno sforzo di unità e responsabilità, per il bene della Sicilia. Le divisioni fanno solo il gioco delle destre. Basta pensare al caso di Palermo, dove il candidato della destra rischia di vincere al primo turno grazie alle fratture del fronte progressista. Per questo chiediamo ad Azione e +Europa di confrontarsi con noi con spirito costruttivo».
Eppure, per chi conosce le dinamiche regionali degli ultimi cinque anni, l’alleanza fra Pd e M5S è lo sbocco più naturale. La Sicilia giallorossa è rimasta troppo indietro rispetto alle divisioni attuali fra alleati oppure è tanto avanti da anticipare ciò che succederà a Roma?
«In Sicilia, l’alleanza tra Pd e M5S è stata costruita prima che nel resto d’Italia. La nostra speranza è che questo spirito costruttivo possa declinarsi anche in altri territori».
La direzione regionale del suo partito ha dato il via libera alle regole: ci sarà una presenza “simbolica” dei gazebo dem e un’impostazione spiccatamente grillina sul voto online. È una resa o un adeguamento ai tempi?
«In verità già a Roma abbiamo sperimentato l'apertura all'online con primarie ibride in cui la presenza dei gazebo è stata tutt’altro che simbolica».
Parliamo di nomi. Il segretario Barbagallo, milanista come lei, ha evocato il tridente Gullit-Rijkaard-Van Basten per ricordare che il Pd siciliano alle primarie potrebbe schierare Bartolo, Chinnici o Provenzano. Ma le regole scelte obbligano di fatto a correre con un solo nome. Sarà davvero l’eurodeputata Chinnici, come assicurano autorevoli fonti dem?
«Quel Milan non aveva solo gli olandesi. Era una squadra piena zeppa di campioni, da Baresi a Maldini, da Donadoni ad Ancelotti. Ha vinto tanto e ha dato spettacolo perché tutti si mettevano al servizio della squadra. Per battere il centrodestra serve un collettivo straordinario, serve lo spirito di squadra, la voglia di ogni militante del partito di mettersi a disposizione dell'altro. E servono soprattutto gli “occhi di tigre”: nella finale della Coppa dei Campioni del 1994 il Milan, decimato da squalifiche e infortuni e sfavorito nei pronostici, si impose per 4 a 0 contro il Barcellona di Cruijff. Se il partito siciliano gioca la sua partita con la grinta di quel Milan ogni risultato è possibile».
Alcuni esponenti del Pd, fra cui Boldrini, hanno firmato un appello per Fava. La sua candidatura rischia di creare un corto circuito con la sinistra del suo partito?
«Il Pd è un grande partito, che in questa fase sta mostrando grande unità. Questo sforzo sta pagando e non deve essere vanificato».
Se il candidato del fronte progressista – o l’eventuale governatore eletto – fosse del Pd, dovrebbe far dimenticare i brutti ricordi del governo Crocetta. Ci riuscirà?
«Da quanto è stata introdotta l’elezione diretta del presidente di Regione, nessuno dei governatori siciliani ha lasciato un gran ricordo. Noi dobbiamo guardare al futuro, perché ci attendono battaglie e impegni epocali. Musumeci ci lascia una Sicilia in fondo a tutte le classifiche, incapace anche di utilizzare i fondi a disposizione. Dobbiamo cambiare rotta. Se ci rimbocchiamo le maniche e investiamo su una nuova classe dirigente, possiamo farlo».
A Palermo la candidatura di Miceli, partita in sordina, sta crescendo. Il favorito Lagalla sui condannati per mafia sembra in affanno. Ma al centrosinistra basta la questione morale a coprire le bare del cimitero dei Rotoli?
«Mi piacerebbe sentire Lagalla dire che i voti della mafia non li vuole, che gli danno orrore. Non lo fa e il suo silenzio è molto grave: la sedia vuota il 23 maggio è stata un colpo al cuore e insieme un segnale politico pessimo e preoccupante. Vogliamo una Palermo coraggiosa, che dice basta per sempre alla mafia, aperta al futuro e capace di offrire opportunità ai propri giovani. Queste sono le battaglie di una grande forza democratica e progressista come è il Partito democratico».
A Messina De Luca punta a battere entrambi gli schieramenti. Per un certo periodo anche Barbagallo aveva aperto una linea di dialogo con lui, che adesso ha chiesto e ricevuto l’appoggio della Lega. Non poteva essere, anche in chiave Regionali, una “variabile pazza” da sfruttare per il Pd e il centrosinistra?
«Non è il momento delle “variabili pazze”. È il momento di alleanze coerenti, per la Sicilia e per tutti i Comuni che ci candidiamo ad amministrare insieme. Alleanze costruite su valori, idee e progetti comuni. La politica non s’improvvisa. Dialogo e confronto sono impegni seri, non qualcosa su cui scherzare».
Twitter: @MarioBarresi