«Si fanno male da soli», è il ragionamento che, di ritorno dalla tappa siracusana, prevale fra i fedelissimi di Musumeci. Eppure, sibila chi lo ha frequentato in precedenti campagne elettorali e oggi sta altrove, «Nello, al di là dell’aplomb, è dall’incazzatura facile. La storia delle liste pulite gli fa saltare i nervi». Versione smentita dagli attuali compagni d’avventura.
In attesa dello sbarco della commissione Antimafia. Il leader di #DiventeràBellissima (che ieri Rosario Crocetta ha ribattezzato «Diventerà bruttissima, se quelli vanno al governo sarà sarà orrenda, sarà schifosa…») va avanti a testa bassa. Ma c’è anche un fronte interno. Fabio Granata – anima critica della destra legalista, detestato dai berluscones – fino a ieri ha prova a convincere Musumeci della necessità di smarcarsi con più decisione dagli impresentabili. «Che schifo!», era stato il commento dell’ex assessore regiona al comizio del forzista Riccardo Pellegrino a Catania. Nello staff, però, prevale un’altra idea: «Nello lo conoscono tutti, sanno che personalmente è inattaccabile sulla questione morale». Eppure i 17 “chiacchierati” nelle liste a sostegno creano più di un imbarazzo. E dunque la strategia è passare dalla difesa all’attacco. Schierando in campo, così come Fabrizio Micari ha fatto con Franco La Torre designato assessore alla Legalità, un pantheon antimafia. «Un patrimonio personale di rapporti e di stima conquistata negli anni», sostengono i musumeciani.
Ed ecco la lista delle Lady Legalità. L’ultimo colpo grosso è il sostegno di Flavia Famà (figlia di Serafino, avvocato catanese ucciso dalla mafia nel 1995) che sfoggia un curriculum impeccabile e una militanza con don Ciotti. Non sarà candidata, ma c’è «un sostegno pieno e convinto», come ci spiega nell’altro articolo in pagina. Una risposta agli elettori confusi, un tentativo di risalire nel voto d’opinione. E dire che c’era già stato un endorsement di una donna antimafia: Elena Ferraro (nella foto a destra), imprenditrice del Trapanese osannata e più volte premiata da Crocetta, nota alle cronache per aver denunciato gli emissari di Matteo Messina Denaro che le chiedevano il pizzo. «Mai stata crocettiana, ho apprezzato Nello come presidente dell’Antimafia. Lo voterò, anche perché aiuto la mia amica Margherita La Rocca Ruvolo», ha rivelato al Giornale di Sicilia.
Musumeci vanta vecchi buoni rapporti anche col fratello di Peppino Impastato, Giovanni. I rumors portano però a Barcellona Pozzo di Gotto. Dove Sonia Alfano (figlia di Beppe, corrispondente de La Sicilia ammazzato da Cosa Nostra) non nasconde il «rapporto straordinario» con il candidato del centrodestra. Lui, racconta, «frequenta la casa della mia famiglia da quando io avevo sette anni». Inoltre, «Nello è l’unico dei vecchi amici di mio padre che non l’ha tradito in vita, né infangato dopo la morte». Tre aggettivi per definirlo? «Onesto, capace e competente». Che sia il prodromo di un altro sostegno legalitario di rango? Alfano, candidata presidente alle Regionali 2008 con gli “Amici di Beppe Grillo” (gli antenati del M5S), fu eurodeputata di Idv dal 2009 al 2014, quando non si ricandidò nonostante le trattative con la Lista Tzipras di Antonio Ingroia e l’avvicinamento al Pd. Ritenuta organica a Crocetta («mai stata nel cerchio magico»), l’orfana del gionalista-eroe è stata nominata alla guida di alcuni Ato Rifiuti, oltre che nel gabinetto dell’assessore Mariella Lo Bello. Presente al lancio di #RiparteSicilia (upgrade del Megafono), Alfano si dice «legata a Rosario dall’affetto». Con diritto di critica: «Ha peccato d’ingenuità nel non azzerare la giunta e buttare fuori tutti: i partiti e i finti amici che lo hanno usato per avere un posto al sole». Adesso Sonia sta in Mdp: «Finalmente qualcosa di sinistra», disse annunciando l’adesione al partito di Bersani. E alle Regionali non appoggerebbe il suo amico Musumeci? «Ci sentiamo spessissimo, c’è stima e sintonia. Ma io un partito ce l’ho. Sarei stata tentata dal voto disgiunto per Nello presidente, se non ci fosse stato Fava candidato».
Magari sarà per la prossima volta. Mai dire mai. Dopo il 5 novembre si vedrà.
Twitter: @MarioBarresi