Lega, Salvini alla “Pontida” di Sammartino con Schifani che sente la vittoria nell’aria

Di Mario Barresi / 17 Settembre 2022
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«Una folla incredibile», la definisce Matteo Salvini. Che sale con gli occhi a cuoricino sul palco dell’anfiteatro delle Ciminiere. Ad accoglierlo quasi tremila persone. Tutti leghisti di Sicilia? Di certo sostenitori di Luca Sammartino, già tenutario del granaio renziano di voti siciliani, dalla scorsa estate entrato nel cuore del Capitano. «Largo ai quarantenni… ma anche ai quantanovenni», dirà il leader della Lega al termine di un evento in cui, assicurano dall’organizzazione etnea, «c’era anche più gente che per la Meloni», che aveva comiziato proprio qui lo scorso 29 agosto.

L’entusiasmo è contagioso. E avvolge anche Renato Schifani. Il candidato governatore forzista viene accolto con più calore rispetto alle precedenti apparizioni ospite dei patrioti. «Non ho mai tolto la giacca in un’occasione ufficiale, ma stavolta lo faccio volentieri», dice nel retropalco prima di presentarsi. sorridente e alquanto pimpante, al popolo dei leghisti a trazione moderata. «Questo entusiasmo mi carica davvero. Sento la vittoria nell’aria, fra le persone che mi fermano per strada». E visto che il primo nodo sarebbe quello della giunta, Schifani trova il tempo per una precisazione ai cronisti: «Incontrerò tutti gli assessori uscenti per un confronto e per acquisire i dati delle criticità dei vari settori». Cita Ambiente, Bilancio, e Salute. E conclude: «Troveremo nuove figure politiche con grandissime competenze». È il “segnale” che qualcuno, a Palermo, aspettava. Soprattutto (ma non soltanto) Gianfranco Miccichè, infuriato, giovedì sera, per l’eccessivo afflato nei confronti degli uscenti Ruggero Razza e Gaetano Armao. «Se ne discuterà dopo il 26 settembre», è il solito refrain. Ma stavolta arricchito da quelle tre paroline magiche («nuove figure politiche») che siglano la tregua armata fra gli alleati timorosi di una restaurazione musumeciana.

 

 

Ma qui del governatore uscente non se parla neppure. La “Pontida” di Sammartino è una riuscita prova muscolare, ma soprattutto uno sguardo rivolto al futuro.

 

 

Sul palco ci sono tutti i golden boy leghisti: dal catanese Fabio Cantarella al sindaco di Furci, Matteo Francilia, reduce dal corpo a corpo con Cateno De Luca in un comizio. «Una classe dirigente che tutti ci invidiano», scandisce il deputato Nino Germanà. Assente giustificato il segretario regionale, Nino Minardo, introduce il suo vice Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant'Anastasia. A fare da madrina della manifestazione, presentata con slancio dal giornalista Luca Ciliberti, è Valeria Sudano. La senatrice (ora candidata blindata alla Camera) rivendica il successo della continuità territoriale sui biglietti aerei, prima di dare il senso del suo impegno sempre in tandem con Sammartino: «La politica serve. Noi non veniamo da Marte». L’unico ringraziamento a «mio zio Mimmo», l’ex senatore Sudano, che al termine andrà a stringere, fiero, la mano a Salvini. Sulle gradinate e sotto il palco supporter di tutti i tipi. Oltre al gioioso esercito di amministratori locali sammartiniani, dirigenti pubblici, imprenditori e  professionisti di grido, ma anche netturbini, braccianti e precari.

E Sammartino parla a tutti. Accogliendo Salvini come «un amico e leader leale, con il quale tempo addietro parlammo su come risollevare la Sicilia». Poi si rivolge a Schifani, lo avvicina a sé promettendogli «un impegno da questa platea». Da Catania, sillaba, «dobbiamo eleggere il presidente della Regione». Musica per le orecchie di Schifani, innervosito dalle voci sul voto disgiunto da altri fronti. La Lega, è la rassicurazione, «sarà al tuo fianco, in maniera leale, in aula e al governo». Il candidato sorride soddisfatto, prima di ascoltare le parole-chiave del discorso: il «dialogo» che dovrà caratterizzare la sua presidenza, in discontinuità col predecessore. Nel contesto di un «patto generazionale, una generazione che sta accanto a un’altra e assieme costruiscono un’alternativa».
Anche Salvini sembra molto compiaciuto  del clima che si respira. «Per me è un’emozione: solo dieci anni fa era impensabile». È lo stesso concetto appena espresso ai cronisti: «Per la prima volta la Lega è presente in tutta la Sicilia in questa competizione elettorale, non abbiamo mai avuto rappresentanti eletti e ciò  mi emoziona molto». E non fa nulla per nascondere la sintonia con un candidato governatore che non ha scelto lui, ma che apprezza. Schifani ricambia, applaudendo su ogni tema toccato dal leader leghista: il Ponte su cui «poserò la prima pietra da presidente del Consiglio», i  termovalorizzatori che si «devono fare subito», le Province da resuscitare, persino il muro sui migranti. L’applauso più convinto del pubblico non è quando Salvini definisce «merda» la mafia né quando rivendica che «è stata la Lega a salvare il bilancio del Comune di Catania», ma quando invoca la pace fiscale, promettendo «il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali» e quando si dice disposto a fare «nuovo debito» per pagare le bollette di cittadini e imprese», «perché questo farebbe un buon padre di famiglia». Chiude invocando «un applauso a Luca, che ha organizzato una cosa pazzesca». La kermesse è finita, parte “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e poveri. E Salvini si dedica al rito dei selfie. Numerosi come non gli succedeva da tempo, in Sicilia. E non soltanto.
Twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: catania elettori elezioni lega mario barresi presidente della regione salvini sammartino schifani sicilia vittoria voto