CATANIA – A volte ritornano. «Sono candidato alle Europee», va dicendo Angelo Attaguile. Il proto-leghista di Sicilia, l’ex democristiano che, da deputato lombardiano, passò con Matteo Salvini in tempi non sospetti, e permise al Carroccio (all’epoca “mignon”) di costituire il gruppo alla Camera.
Sembrava rottamato, l’ex presidente del Catania Calcio poi diventato il leader nazionale di Noi con Salvini. Travolto, all’uninominale, dall’ondata gialla del 28-0 grillino in Sicilia, ammaccato da un paio di inchieste giudiziarie – tutte «situazioni ampiamente superate e chiarite», dice lui – e poi in corsa, come premio di riconoscenza, per un sottogoverno all’ombra della nuova era gialloverde. Doveva fare il presidente dell’Autorità portuale di Messina, ma la nomina – caldeggiata dal viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi – è sfumata perché prima di ricoprirla devono trascorrere due anni dall’ultimo incarico politico.
E allora? Il felpatissimo leone di Grammichele non si arrende. Nemmeno di fronte al new deal leghista di Sicilia che lo ha isolato, con il suo ex delfino Fabio Cantarella più che mai in ascesa sotto la protezione del proconsole Stefano Candiani. Ma lui non molla. Una contesa darwininana, un rito edipico all’incontrario. Attaguile, rivendicando lo ius primae noctis del siculo-leghismo («Io stavo con Matteo quando lui era al 3% e non sono un leghista dell’ultim’ora»), chiede un posto sull’autobus che porterà un paio di candidati dritti a Bruxelles.
Ma c’è un ma. Il biglietto, nel frattempo, l’aveva già staccato proprio Cantarella, in lizza con l’altro uomo forte della nuova Lega: l’ex cinquestelle palermitano Igor Gelarda. «C’è posto per tutti, misuriamoci e vediamo chi vince», va dicendo Attaguile a chi in questi giorni lo ha sentito in un rinnovato attivismo. Ma i posti al sole non bastano per tutti: se, senza Brexit, gli uomini dovessero essere quattro (con Salvini capolista e un candidato sardo), resterebbero solo due seggiole. Una contesa fra i due catanesi. Attaguile ha cercato sponda nel suo vecchio amico Giancarlo Giorgetti, eminenza grigia del salvinismo, che avrebbe fatto pressioni su Candiani. Il quale ha inviato un sms all’aspirante eurodeputato: «Angelo, stai sereno». Lui ha risposto con le faccine che ridono: «Ma non era la stessa cosa che disse Renzi a Letta?». E si sente candidato più che mai, Attaguile. Nonostante i suoi ex amici, ora acerrimi nemici, sibilino con malizia: «Non può farlo, perché è contro il nostro codice etico».
Una contesa simbolica. Che racconta la nuova Lega.