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Lega, il pranzo della pace con Salvini. «Gli assessori a Schifani li darà lui»

La linea del leader in Sicilia: blinda Sammartino a cui dedica «stima e fiducia». Per l'Agricoltura c'è il docente Barbagallo. E difende Turano

Di Mario Barresi |

A vederli così, sorridenti e armoniosi, non sembrano gli stessi generali (e soldatini) delle due bellicose Leghe di Sicilia. Arriva Matteo Salvini a Catania per inaugurare una nuova tratta della metropolitana e il partito si fa trovare (quasi) tutto lì ad accoglierlo. Anche perché, dopo l’ennesimo nastro tagliato, c’è un’altra cerimonia: il pranzo per fare il punto sulle Europee e soprattutto per celebrare il passaggio di consegne fra il commissario regionale Claudio Durigon, una sorta di “casco blu” dell’Onu inviato nell’Isola al culmine della faida interna, e l’appena nominato Nino Germanà, senatore messinese che adesso vuole incarnare la stagione della pacificazione. «Io sono uno votato per indole al dialogo: si possono avere idee diverse, ma nel partito siciliano c’è spazio per tutti», sillaba prima di lasciare la stazione di Monte Po.

A Letojanni il light lunch dei leghisti

Destinazione Letojanni, in uno dei posti siciliani del cuore di Salvini: il ristorante “Da Nino”. Qui si sente a casa: negli anni s’è pure consolidato un rapporto personale con il proprietario, il mitico Giovanni Ardizzone; il leader della Lega ha fatto da padrino di cresima al figlio minore, Damiano. E allora, nonostante la calura asfissiante e l’incombere della seduta del Cdm nel pomeriggio, grazie al rispetto dei tempi dell’inaugurazione garantito dal direttore di Fce, Salvo Fiore, il light lunch dei leghisti di Sicilia, in forse fino all’ultimo minuto, si fa. E in riva al mare Salvini – gustando crudo di pesce, fritturine e aragosta – si lascia andare al compiacimento: «Mi piace questo clima di armonia, dovrebbe essere sempre così».In effetti, nelle poche ore siciliane del leader, si sono materializzati tutti i big siciliani del partito, aventiniani compresi. A Catania il saluto affettuoso con il neo-acquisto Raffaele Stancanelli, gongolante per il posto (l’unico dei tanti siciliani aspiranti) in commissione Agricoltura del Parlamento Ue, su input del Capitano in persona. L’ex meloniano, con gli occhietti azzurri sornioni, si muove come se fosse di casa, ma salta il pranzo per volare a Bruxelles. Ed proprio l’eurodeputato siciliano, l’unico ad aver battuto il generale Roberto Vannacci nelle cinque circoscrizioni, il simbolo di questa inedita atmosfera di conciliazione. «Ci siamo contati alle urne e il risultato parla chiaro», sibila un parlamentare. Sottinteso: ha vinto Luca Sammartino, ieri alla prima uscita pubblica dopo che il tribunale di Catania ha rigettato il suo ricorso contro la sospensione dal ruolo di assessore e vicepresidente della Regione nell’inchiesta per corruzione. «Stimo Sammartino e ho fiducia in lui», la risposta di Salvini alla scontata sollecitazione dei cronisti. Per poi scandire: «La Lega in Sicilia è andata benissimo, e a Catania in particolare. Stiamo crescendo abbiamo tanti bravi nuovi amministratori, sindaci giovani quindi ci vedremo presto per presentare una forza che rappresenterà il futuro dell’isola, ne sono convinto».

Agricoltura, per il dopo Sammartino il docente Barbagallo

Un concetto ribadito a tavola da Durigon: «Qui ho trovato una squadra con potenzialità enormi, mi sono limitato a fare l’allenatore». E adesso tocca a Germanà, molto legato al suo predecessore “forestiero” e gradito ai sammartiniani. «Vorrei essere l’ultimo commissario della Lega in Sicilia: in autunno celebreremo il congresso regionale e sceglieremo la nostra classe dirigente». Ma prima ci sono altri nodi da sciogliere. Il primo è il rimpasto nella giunta regionale. Vista l’impraticabilità di campo sancita dalla magistratura per Sammartino, all’Agricoltura dovrebbe andare un tecnico di fiducia dell’ex assessore: Salvatore Barbagallo, docente etneo di Agraria, con la conferma di quasi tutto lo staff precedente. «Ma questo è davvero dei nostri?», avrebbe chiesto Salvini a un malizioso interlocutore che gli rammenta il vecchio rapporto del tecnico con Raffaele Lombardo, con cui poi ruppe. Ma il problema non si pone: a garantire per Barbagallo, apprezzato anche a Palazzo d’Orléans per il piano idrico regionale, è il suo predecessore. Ieri non c’è la possibilità di fargli conoscere il leader nazionale, sarà per la prossima volta.

Anche Mimmo Turano «resterà»

Magari dopo che Renato Schifani avrà abbassato il muro su Mimmo Turano, l’altro assessore leghista, con cui non c’è mai stato feeling. «I nomi al presidente li darà Matteo», è la linea di chi ritiene che se il tema non si pone per il meloniano Francesco Scarpinato, anch’esso nella black list schifaniana, «pure Mimmo resterà». Il titolare della Formazione arriva puntuale al pranzo. E la sua “vertenza” aleggia nel blitz siciliano di Salvini. Del resto, oltre al governatore, anche nel partito c’è chi vorrebbe un altro nome: l’ex eurodeputata Annalisa Tardino o la capogruppo all’Ars Marianna Caronia. Entrambe presenti ieri, radiose. Parlano a lungo con Nino Minardo, ex commissario regionale, in prestito al gruppo salviniano dell’Udc alla Camera. «Non si vedeva da un bel po’: significa che è una giornata importante», commenta coi colleghi il deputato regionale Vincenzo Figuccia. Il “cioccolataio magico” modicano si tiene a debita distanza dai veleni, saluta Sammartino col volto disteso: «Ma è vero che da quando sei padre sei diventato più buono?», gli chiede. Non conosciamo la risposta.Sorrisi a denti stretti e armonia ostentata. «In Sicilia voglio il 10 per cento», la consegna di Salvini al momento di sorbetto e caffè. Poi gongola, quando gli annunciano «nuovi arrivi nel gruppo all’Ars». La polvere è sotto il tappeto, il brandello di qualche panno non lavato in casa brucia ancora sotto la cenere. Ma nella Lega, al di sotto del Ponte che non c’è, più per istinto che per scelta, prevale la legge della giungla: vince, e comanda, il più forte.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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