CATANIA – E adesso non è soltanto una questione di galateo. Come si dice: chiedere è lecito, rispondere è cortesia. A maggior ragione se la risposta Matteo Salvini l’aspetta da quello che continua a considerare «un galantuomo d’altri tempi», con tutte le sfumature esplicite e implicite. Ovvero: da Nello Musumeci, fra i destinatari dell’appello lanciato su La Sicilia dalla Lega a «tutti i movimenti regionali e locali» dell’Isola per un «patto federativo». L’apertura del proconsole salviniano Stefano Candiani ha incassato in questi giorni più di un «parliamone». Dagli Autonomisti di rito lombardiano e dall’Unione dei Siciliani patrocinata da Gaetano Armao, per citare due interlocutori. Ma nemmeno un cenno dal principale (ma non unico, e questo per lui è un cruccio) invitato. Il leader di DiventeràBellissima, da mesi promesso sposo al Carroccio, tace. Se fosse – così come in ogni rapporto a rischio logoramento – una silenziosa richiesta di maggiori attenzioni, la strategia non avrebbe funzionato. La Lega continua a distribuire inviti e ammiccamenti, ricambiata, e a ricevere segnali da corteggiatori segreti.
Tant’è che è dovuto intervenire Ruggero Razza. L’ideologo primordiale, fra i musumeciani, dell’asse con la Lega ha voluto capire le ragioni di questa improvvisa voglia di “promiscuità” del potenziale alleato. E, sabato scorso, in una pausa del tour sanitario nel Ragusano, l’assessore ha fatto un blitz a Donnalucata, nella villa a mare di Nino Minardo. Il deputato nazionale, fra i più convinti ultras della nuova strategia di apertura della Lega, ha offerto un «lungo e rilassato caffè» a Razza, che però non ha gustato l’ottima pastiera preparata dalla padrona di casa. Minardo lo ha rassicurato: quello col movimento del governatore resta «un rapporto privilegiato». Ma, quando il suo interlocutore gli ha chiesto «più tempo», il deputato di Modica ha ostentato il mandato ricevuto da Salvini e Candiani: «Bisogna sedersi subito a parlare con chi ci sta». Ipotizzando un primo incontro con tutti i movimenti interessati già fra la prossima settimana. La Lega potrebbe anche accettare che, in una seconda fase, sia Musumeci a federare tutti gli altri. Ma non transige sulla scadenza immediata per un «confronto di idee che partorisca subito 5-6 idee per aggiornare il programma del governo regionale alla crisi post Covid».
Non un ultimatum, ma un garbato modo per dire: «Noi andiamo avanti, con o senza di te». Nel movimento del governatore c’è chi ammette un «dibattito in corso», con alcuni esponenti di spicco pronti a ricordare che «scelte così importanti non si assumono senza consultare iscritti e quadri dirigenti». E ora Musumeci – già idiosincratico di suo ai tempi della politica fast food – è messo alle strette, nel dissidio interiore fra sentimento e ragione.
E da ieri c’è un nuovo fattore di stress per il governatore. Nel tavolo nazionale del centrodestra sulle Regionali, infatti, Salvini ha fatto un doppio passo indietro su Puglia (via libera al meloniano Raffaele Fitto) e Campania (il forzista Stefano Caldoro), rivendicando subito più spazio alla Lega per i sindaci «soprattutto al Sud», con la bandierina su Milazzo e l’idea di chiedere anche Agrigento, dove si potrebbe puntare sul civico Franco Miccichè come scelta unitaria a discapito di Marco Zambuto. Ma ieri Salvini ha ipotecato – come confermano autorevoli fonti nazionali e regionali – la scelta del candidato governatore in Sicilia nel 2022. Una novità che potrebbe far sciogliere velocissimamente i dubbi di Musumeci. La Lega aspetta «un segnale». Che, fino a ieri sera, non è arrivato.
Nei prossimi giorni, a Roma, Salvini vedrà i suoi per fare il punto sulla strategia siciliana. Che passa anche dal dialogo con gli ex grillini di Attiva Sicilia. «Minardo mi ha cercato – confessa il capogruppo Sergio Tancredi – e parliamo con lui come con tutti gli altri. Il progetto potrebbe essere interessante, ma qualsiasi scelta andrà fatta in modo collegiale». Contatti anche con «due terzi di Ora Sicilia» (le deputate regionali Luisa Lantieri e Daniela Ternullo), chiarimento telefonico con Salvo Fleres (Unità siciliana-Le Api) che a caldo aveva rifiutato l’invito. Si sfila Beppe Picciolo, ex deputato di Sicilia Futura all’Ars, sempre legato a Totò Cardinale: «Il mio rapporto con l’onorevole Minardo è di affettuosa amicizia e stima personale. Ci sentiamo non di rado, anche per questioni private, ma viste le reciproche posizioni a oggi è impossibile pensare a un qualsivoglia rapporto politico». Per la cronaca: l’ultimo contatto con il deputato leghista è stato per coinvolgere Michelle Hunziker come testimonial di un evento universitario organizzato dal figlio di Picciolo. Stavolta Salvini non c’entra proprio.
Twitter: @Mario Barresi