Le spine della Lega e quelle dell’Udc: il difficile “parto” della Giunta Musumeci

Di Redazione / 26 Novembre 2017

PALERMO – Appare ancora in salita la composizione della giunta Musumeci. A 20 giorni dall’elezione a presidente, la coalizione che lo sostiene non è riuscita a trovare la quadra e anche il vertice di ieri a Scillato non è stato risolutivo, anzi. Dalle parole del segretario nazionale di “Noi con Salvini”, Angelo Attaguile, si comprende che una intesa non è ancora vicina. «Il centrodestra, ricompattato in Sicilia, che adesso, legittimamente, ambisce a governare l’Italia non può permettersi di lasciare fuori dalla giunta Musumeci la Lega, ossia la prima forza della coalizione – ha detto Attaguile oggi -. Non è una lotta per le poltrone, a cui sin dal primo momento non abbiamo voluto prendere parte, ma un fatto politico».

Attaguile ha aggiunto però che la Lega è «serena e fiduciosa perché c’è un patto sancito durante la famosa cena catanese (il cosiddetto patto dell’arancino, ndr) tra i tre leader nazionali, Salvini, Berlusconi e Meloni, alla quale abbiamo preso parte anche io, Micciché, La Russa e Armao».

«Fratelli d’Italia ha chiesto e ottenuto un posto nel listino, con l’impegno di lasciare a noi l’assessorato regionale – ha spiegato  – Accordo chiaro e noto a tutti, confermato dallo stesso Gianfranco Micciché nel corso della riunione di ieri a Scillato».

«Se la Meloni e La Russa non dovessero mantenere l’impegno assunto con noi, non faremo gruppo all’Ars con loro. L’ho detto e lo ribadisco. E – conclude – rilancio le parole di Matteo Salvini: noi non elemosiniamo poltrone, chiediamo il rispetto degli accordi assunti e ci aspettiamo che Musumeci s’imponga altrimenti saluteremo chi non si comporta con lealtà e rispetto degli elettori». 

Il vertice di ieri di Scillato (a cui erano Gianfranco Miccichè per Forza Italia, Angelo Attaguile e Alessandro Pagano per Noi con Salvini, Giampiero Cannella e Sandro Pappalardo per Fratelli d’Italia, Saverio Romano per Cantiere popolare, Carmelo Lo Monte e Roberto Di Mauro per gli autonomisti, Raffaele Stancanelli per #DiventeràBellissima e Antonio De Poli per l’Udc) è stato quindi un momento confronto in proiezione sulle elezioni politiche e sugli assetti della prossima Assemblea regionale ,a ma non è bastato a trovare una intesa nella affollata coalizione di centrodestra. «Decido io» continua a ribadire il neo governatore e alla fine forse solo con una sua decisione di autorità si potrà arrivare a formare la squadra di governo.

Si sono forse consolidate alcune certezze e si è provato  a sciogliere i dubbi per arrivare al completamento del puzzle. Se in Forza Italia partono in pole position Marco Falcone, Paolo Inglese e Bernardette Grasso, una chance se la contende anche a Siracusa Edy Bandiera, mentre tra gli autonomisti si fa il nome di Di Mauro, anche se quest’ultimo rimane uno dei candidati più accreditati per essere votato come vicepresidente dell’Ars. La sensazione è che a rompere l’inerzia che possa sbloccare il rallentamento di questi giorni, sia la volontà comune di non trascinare tempi morti al cui interno potrebbero tornare a sovrapporsi singole criticità.

Oltre a quella della Lega, una partita aperta è certamente ancora quella dell’Udc con Cesa e De Poli che hanno dato fiducia a quanto pare al lavoro di ricucitura dei leader siciliani, che stanno provando a risolvere i problemi, che pure non mancano sulle designazioni, alla ricerca di un equilibrio che dovrebbe dare risultati imminenti.

L’unica certezza sembra riguardare chi non entrerà a far parte della giunta di Musumeci, cioè Ester Bonafede, che potrebbe comunque contribuire a individuare una figura esterna al gruppo parlamentare. Per lei ci potrebbe essere l’opportunità di un seggio alle prossime elezioni politche. Uno scenario, quello della migrazione romana, che potrebbe coinvolgere nel tempo anche altri esponenti che cominceranno a breve l’esperienza di governo con Nello Musumeci.

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