PALERMO – Temuto e per certi versi annunciato, il blocco della spesa, ieri ha trovato forma all’Ars in una nota del governo regionale che ha chiarito, nero su bianco, che manca la copertura finanziaria per il collegato. E così, dopo mesi di discussioni, rinvii, riscritture e un maxiemendamento finale che rischia di arenarsi, c’è la possibilità concreta che la legge rimanga definitivamente al palo.
La decisione di approvare norme tecniche che non prevedono spesa è la premessa di fatto per archiviare la norma su cui poggiavano le aspettative di molti parlamentari unitamente alle speranze di enti e beneficiari che rischiano di complicarsi molto la vita. Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ieri ha stigmatizzato, almeno in un paio di occasioni, la reattività, che a suo avviso doveva essere maggiore, con cui l’esecutivo regionale avrebbe dovuto comunicare i vari passaggi al parlamento. È toccato all’assessore all’Economia Gaetano Armao rendere espliciti alcuni chiarimenti: «l’interlocutore del governo è la commissione Bilancio. I lavori sono ripresi il 9 settembre e abbiamo fatto presente la situazione in un’assoluta trasparenza di relazioni. La comunicazione è avvenuta nelle forme di rito».
Sul disavanzo Armao ha poi precisato che l’emergenza è arrivata l’otto agosto, dopo che la Corte dei conti ha chiesto di «esplicitare meglio il risultato di amministrazione del 2018». Armao ha anche aggiunto che da un montante negativo di 2 miliardi e 700 milioni si è sceso sino a 400 milioni (partite risalenti al passato tra trasferimenti dello Stato e soldi spesi dalla Regione) e ha anche specificato che «bisogna comunque attendere il giudizio di parifica da parte della Corte dei conti. Il disavanzo del 2018 equivale a 800mila euro su un bilancio di 27 miliardi di euro».
Oggi in commissione Lavoro si ripartirà dalle norme che ancora potranno essere salvate, ma il destino della legge sembra segnato, tanto che il testo del ddl collegato è stao riscritto. Con la nuova riscrittura scende a 25 il numero degli articoli del «collegato» che contiene perlopiù norme regolamentari. La sforbiciata si è resa necessaria proprio per l’impossibilità di coprire finanziariamente tutte le norme del vecchio testo, sarebbero serviti circa 40 milioni di euro.
Il ddl è da questa mattina all’esame della commissione Lavoro dell’Ars; sul testo incombono però 62 sub-emendamenti. L’ipotesi è di trovare un accordo per votare il testo base, in questo caso cadrebbero i sub-emendamenti.
Dura la posizione espressa ieri dal presidente Luca Sammartino: «Un gesto irresponsabile che mette in crisi i teatri siciliani», ha commentato il politico catanese riferendosi al comportamento assunto dalla maggioranza di governo. A replicargli il capogruppo di Dvb Alessandro Aricò: «Ad essere irresponsabili sono le dichiarazioni del deputato Sammartino. Il governo regionale, infatti, ha detto una cosa molto semplice: non è prudente approvare norme di spesa nel corso del giudizio di parifica. Ciò significa, quindi, che dopo la parifica lo si potrà fare», mentre per il capogruppo del Pd all’Ars Giuseppe Lupo «è arrivato il momento per il governo regionale di venire in Aula per ammettere il proprio fallimento confessando che la situazione economico-finanziaria della Regione non consente al Parlamento siciliano di votare nuovi impegni di spesa».
E se la coalizione che sostiene il governo siciliano non vuole evocare scenari da “caduta libera” i 5stelle hanno affondato i colpi senza particolari riserve: «Cittadini e lavoratori – hanno detto – sono stati chiaramente ingannati. Affermiamo da luglio che mancano i soldi per coprire tutti gli articoli del ‘collegato’ della V commissione. L’ipotesi di far lavorare l’Ars durante le ferie estive era finta. La verità è che ci siamo trovati tutti dentro a un grande, reiterato gioco dell’oca fatto di collegati, poi di collegati ai collegati e poi di maxi-emendamenti catapultati nelle commissioni per un’approvazione impossibile, visto che mancano le risorse».