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L’agronoma catanese e il sindaco non grillino: la svolta civica del M5S

Di Mario Barresi |

È la svolta civica dei grillini. Il riconoscimento di un’Autonomia siciliana in salsa pentastellata. Un test su quello che potrà diventare il modello di Luigi Di Maio per le Politiche. Mano libera, ma non all’infinito, per scegliere i componenti della squadra – siano essi futuri assessori o ministri – senza dover ricorrere al “concorsone”. Niente più curricula da spulciare, né esami del sangue per misurare il tasso di attivismo grillino. Certo, il modello ha sempre l’ambizione di blindarsi a riciclati e ai saltatori sul carro del vincitore. Ma con una sana dose di realpolitik sicula. «Non posso scegliere gli assessori con un maxi-bando, perché magari c’è gente bravissima che non vuole fare la fila. E magari poi trovi qualcuno che fa al caso tuo, la migliore scelta possibile, parlando a quattrocchi con una persona che nemmeno s’aspettava di essere coinvolta». Magari perché non attivista.

I nomi. Fuori i nomi. Bocche chiuse, dal quartier generale grillino. Domani mattina è in programma la “rivelazione” del primo assessore, in un susseguirsi di presentazioni (una a settimana) per creare l’effetto-sorpresa sui prescelti. E anche per sfidare gli avversari: «I siciliani – dice Cancelleri – devono poter scegliere il presidente conoscendo la squadra, non è giusto farli votare a scatola chiusa. Noi indicheremo tutti gli assessori. Ci auguriamo che lo stesso facciano gli altri. Ma non credo loro abbiamo la stessa facilità di scelta che abbiamo noi: devono rendere conto al manuale Cencelli degli accordi e degli accordicchi, delle cordate e dei gruppi di potere…». Si comincia domani (all’Ars alle 10,30) con la presentazione dell’assessore designato all’Agricoltura. «Non a caso partiamo da un settore che in Sicilia dovrebbe essere il volano dell’economia e invece finisce quasi per esserne la palla al piede. Vogliamo invertire la rotta, subito. Credo fermamente che la persona scelta sia quella giusta per poterlo fare», dice il candidato.

Ma chi potrebbe essere? Di certo sarà una donna. Negli ultimi giorni, come rivelato dall’edizione siciliana di Repubblica, s’è parlato di Barbara Manachini, agronoma, ricercatrice a Palermo. Ma non sarebbe il nome giusto. Sotto il Vulcano, infatti, c’è un fittissimo chiacchiericcio – nell’ambiente dei professionisti e degli imprenditori – che individua in Federica Argentati l’identikit della prima “Mrs X” degli assessori grillini. Classe 1965, nissena d’origine trapiantata a Catania, agronoma e titolare di un’azienda di famiglia assieme ai fratelli, Argentati ha un curriculum di tutto rispetto, culminato negli ultimi anni con le battaglie da presidente del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia.

Sugli altri nomi è (quasi) buio pesto. «Alcuni li abbiamo scelti, ma non ve li dirò mai», sghignazza Cancelleri. Al quale riusciamo a strappare soltanto un vago scenario: «Saranno donne e uomini di buona volontà, gente di grandissima competenza che ho incontrato e conosciuto in questi anni. Magari molti di loro si sono lamentati del fatto che in Sicilia, nei rispettivi settori, le cose non cambiano mai. E io, nel coinvolgerli, li ho sfidati: basta piagnistei, è ora di metterci la faccia».

Altri indizi: saranno quasi tutti assessori tecnici. Alcuni organici al movimento, altri “laici” non attivisti. Fra i deputati regionali uscenti l’unica scelta certa sembra quella di Giampiero Trizzino (Territorio e ambiente). Meno scontati gli altri nomi circolati in questi giorni: l’esperienza di Francesco Cappello e di Valentina Zafarana potrebbe tornare più utile all’Ars, soprattutto se il M5S fosse senza maggioranza. Fra i papabili Totò Corallo, ex assessore a Ragusa, dimessosi per diventare l’angelo custode di Cancelleri in campagna elettorale.

E allora, in una squadra potenzialmente “civica” per 10/12 c’è spazio per scelte più suggestive. Come quella di «un sindaco, non necessariamente del movimento, assessore dei sindaci» alle Autonomie locali. O magari la tentazione di chiamare alla Formazione un cervello in fuga nella nebbiosa Padania: un dirigente di origini iblee, esperto di un modello virtuoso. Qualcuno vociferava di un “papa straniero”, magari selezionato da Davide Casalaggio, per il delicato assessorato all’Economia. E invece no: sarà un siciliano, «un tecnico di altissimo profilo che già da tempo collabora con noi», dicono. Smentiti anche altri due nomi circolati in questi giorni: né la docente universitaria Mariarita Sgarlata, ex assessora “defenestrata” da Crocetta, che comunque dialoga con i grillini; né il notaio Andrea Bartoli, che sta però facendo il talent scout nel mondo della cultura. Morbosa curiosità del cronista: ma anche gli assessori tecnici non attivisti dovranno ridursi l’indennità in ossequio al vademecum grillino? Risposta tranchant di Cancelleri: «Non ce ne sarà bisogno, perché la prima legge che faremo sarà quella per ridurre gli stipendi e cancellare i vitalizi». Una norma, per intenderci, passata alla storia per il nome in codice coniato da Alessandro Di Battista: «Il provvedimento suca».

Eccolo, il nuovo grillismo di governo. Un antidoto che – al netto di qualche iniziale perplessità al vertice e di rumorosi mal di pancia ricorrenti fra gli attivisti siciliani più integralisti – serve a esorcizzare il fantasma Raggi. Un “modello Sicilia” (e qui Crocetta non c’entra nulla) in cui c’è pure il dialogo con i dirigenti regionali, «valorizzando le migliori professionalità, ma facendo fare un giro di riposo ai più compromessi con l’ultimo governo».

L’ultimo tabù da sfatare, nella prima Rivoluzione culturale dei 5stelle, è la solitudine. I sondaggi danno Cancelleri testa a testa con Nello Musumeci, mentre Fabrizio Micari è destinato a risalire. Centrosinistra e centrodestra puntano sull’effetto-trascinamento di centinaia di candidati all’Ars. Un punto di debolezza, dunque, potrebbe essere la lista unica dei 5stelle. Una in ogni collegio. S’era fantasticato, negli scorsi giorni, dell’ipotesi di un gemellaggio con liste civiche, magari per ottenere quel 2/3% decisivo al fotofinish. E c’era stato anche chi – come Antonio Fiumefreddo, prima di ritirarsi dalla corsa a Palazzo d’Orléans – s’era detto disposto ad aiutare i grillini. Ma sull’ipotesi di infrangere il dogma del «niente alleanze con nessuno» Cancelleri si trincera dietro la dottrina ortodossa: «È fuori discussione. Noi andiamo da soli». Almeno fino al 5 novembre. Poi si vedrà.

Twitter: @MarioBarresi

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