Notizie Locali


SEZIONI
Catania 21°

L’abbraccio di Mattarella a Manfredi

L’abbraccio di Mattarella a Manfredi «Presidente, sono qui perché c’è lei»

Il figlio di Paolo Borsellino: «Lucia ha portato la croce»

Di Alfredo Pecoraro |

Un j’accuse duro, inaspettato, sorprendente, soprattutto per il profilo basso tenuto in tutti questi anni dai figli di Paolo Borsellino. L’aula magna del Palazzo di giustizia è piena di rappresentanti delle istituzioni, riuniti per la cerimonia di commemorazione della strage di via D’Amelio. La voce di Manfredi Borsellino, commissario a Cefalù, tiene tutti sospesi. Violando il cerimoniale, lo ammette anche lui, prende il microfono. E attacca: “Lucia ha portato la croce, da oltre un anno mia sorella era consapevole del clima di ostilità e delle offese subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici che ricordano la storia di mio padre”. Nell’aula non c’è Rosario Crocetta. Il governatore, finito nel tritacarne per una frase che avrebbe pronunciato il suo medico Matteo Tutino intercettato mentre parla con lui contro Lucia Borsellino, all’epoca assessore regionale alla Sanità, è chiuso nella sua casa di Tusa. Manfredi Borsellino parla con la voce rotta. È emozionato, a tratti si commuove. Guarda dritto il Capo dello Stato. Sergio Mattarella è in prima fila. “Presidente – dice – oggi sono qui per lei, perché lei è tra quelli che non solo ha il nostro vissuto, ma è stato punto di riferimento per mio padre e la mia famiglia”. Poi l’affondo, la strenua difesa della sorella, rifugiatasi intanto a Pantelleria, assieme all’altra sorella Fiammetta, mentre le polemiche infiammano. “Non posso entrare nel merito delle indiscrezioni giornalistiche che, indipendentemente dalle verifiche fatte dagli uffici giudiziari, hanno turbato tutti”, afferma Manfredi, che ricorda di essere un poliziotto e come tale deve portare rispetto al Questore e al suo corpo. “Mia sorella Lucia è rimasta in carica come assessore fino a giugno per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare – incalza – Da oltre un anno era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte”. Ad ascoltarlo c’è anche il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, che ha smentito l’indiscrezione del l’Espresso, che invece conferma quell’intercettazione in cui Tutino avrebbe detto che Lucia Borsellino “va fermata, fatta fuori come suo padre”. Il fratello è in fiume in piena, vuole leggere un foglio, ma poi va a braccio: “La lettera di dimissioni con cui mia sorella ha lasciato l’assessorato ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta”. “Non credevo che la figlia prediletta di mio padre, quella con cui lui viveva in simbiosi, avrebbe dovuto vivere un calvario simile a quello di suo padre nella stessa terra che ha poi elevato lui a eroe: Lucia sarà sempre la più degna dei figli di suo padre”. Poi, rivolgendosi direttamente a Mattarella, Manfredi Borsellino conclude: “Dovrei chiederle di essere destinato altrove, lontano da una terra davvero disgraziata, ma non glielo chiedo perché ho il dovere di rimanere qui: lo devo a mio padre e soprattutto a mia sorella Lucia”. Il Capo dello Stato si alza, applaude, e infine lo abbraccia.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
Di più su questi argomenti: