Ignazio Corrao, eurodeputato del M5S, più che sul flop di Bologna vi dovreste concentrare da Villa San Giovanni in su: in Calabria dal 43% delle Politiche al 6% di domenica. Il Sud s’è già degrillinizzato?
«Quello delle Politiche è un voto imparagonabile ai test locali. In Calabria eravamo al 4% nel 2014. Alle Regionali si deve arrivare con un percorso lungo, organizzato sui territori. Come in Sicilia nel 2017. Sfiorammo la vittoria nonostante la legge elettorale».
Cancelleri prese il 34% e la lista fu la più votata. Oggi come finirebbe?
«Oggi sarebbe più difficile ottenere quei risultati. Ma non certo perché, come sento in queste ore, il movimento è finito. E il ritorno al bipolarismo, con i cinquestelle ridotti ad appendice di Pd e centrosinistra, è un’altra sciocchezza magari diffusa ad arte da chi sogna il ritorno di poteri forti e privilegi. Sarebbe difficile ripeterci in Sicilia, perché anche qui ci siamo fatti infiltrare da elementi di disturbo».
Si riferisce a «primedonne e carrieristi» di cui parla in un post?
«Sì. Il mio ragionamento era su base nazionale, ma, se proprio dobbiamo calarlo sulla Sicilia, è purtroppo vero che si sta vanificando il lungo lavoro di Giancarlo, mio e di tanti altri legati allo spirito iniziale. È il risultato della seconda stagione del movimento: oltre a tante energie positive, è entrato anche chi interpreta l’attivismo come un trampolino per candidature e poltrone. E così la figura del portavoce s’è trasformata in politicante».
Teme la scalata alla leadership siciliana che Giarrusso ha però smentito?
«Le scalate lasciamole ai ciclisti e agli arrampicatori. Noi in Sicilia abbiamo sempre fatto i migliori risultati d’Italia, fieri di essere un esempio nazionale nel M5S. Chi è appena salito su una solida struttura, costruita con fatica ed entusiasmo in dieci anni, pensi a lavorare a testa bassa e a dare risposte concrete sui temi. Di opinioni e chiacchiere i siciliani non mangiano…».
Intanto, al gruppo dell’Ars volano gli stracci. Che opposizione va fatta?
«Ho sentito alcuni deputati regionali: ci sono dei contrasti, ma bisogna evitare estenuanti scontri alla fine dei quali non vince nessuno ma perdono tutti. Non c’è più Cancelleri, che riusciva a fare sintesi su posizioni accettate, anche quando non condivise, da tutti E ora , va trovata una linea d’opposizione comune. Se non viene fuori dal confronto all’Ars, in pieno spirito di portavoce, magari si può consultare l’intera comunità del M5S in Sicilia».
Sì o no a Musumeci su Rousseau?
«Online o magari guardandosi in faccia. Come agli Stati generali di marzo: riconoscere i nostri errori, liberarci dagli show dei guastatori e riprendere il nostro cammino».