Raffale Lombardo, lei è una continua sorpresa. Ma lo poteva dire…«Sì, certo. La chiamavo due giorni prima per dirle: “Ho chiuso l’accordo con Salvini”. Così mi faceva saltare tutto…».
Com’è nata quest’alleanza-bis con la Lega?«Qualche tempo fa mi sono rivolto a Salvini per chiedergli una cosa. Lui è stato disponibile e garbato. E alla fine ci siamo detti: perché non riprendere il discorso del patto federativo?».
Raccontata così sembra una sciocchezzuola. E i precedenti? Lei, rinnegando l’ultima alleanza, aveva usato parole di fuoco. E Salvini l’aveva mandata a quel paese…«Si sbaglia e ci si corregge. Io avevo semplicemente detto che Salvini, quel patto federativo con il mio movimento, non l’aveva nemmeno letto. E, forse per questo, l’aveva totalmente disatteso».
Soprattutto nel punto in cui erano previste le candidature degli Autonomisti in lista con la Lega. C’è rimasto male, quando le hanno sfilato il doppio collegio blindato al Senato…«Ora, quel patto, Salvini l’ha letto. E intende rispettarlo, così come faremo noi. Ma il punto cruciale non sono le candidature. Sono i contenuti. Salvini è il ministro delle Infrastrutture e più di tutti sta spingendo per il Ponte, che è da sempre un nostro cavallo di battaglia. Si ricorda la grande manifestazione che facemmo a Roma? E poi l’autonomia differenziata…».
Che lei ha aspramente criticato…«Noi vogliamo sederci col ministro Calderoli. Confrontarci. L’autonomia differenziata è semplicemente dare ad altre Regioni ciò che la Sicilia ha già e non sempre ha saputo gestire. A poste invariate, se non ci sottraggono risorse, si può fare. Noi vogliamo incidere su questo tema: non accettiamo acriticamente nulla».
Sia sincero: l’accordo con Salvini è soprattutto un’exit strategy elettorale.«Ci sono le Europee alle porte e il nostro movimento ha il diritto di essere rappresentato».
Avevate accolto con favore l’apertura di Schifani per entrare nella lista di Forza Italia.«Io Schifani l’ho incontrato fino a venerdì della scorsa settimana. Il rapporto è ottimo, ma dentro quella lista c’è anche Cuffaro, con il quale è difficile parlare».
Temeva di perdere il derby degli ex democristiani “infiltrati” in Forza Italia?«No, mi limito a raccogliere quello voi osservatori spesso scrivete: il presidente della Regione, quando c’è Cuffaro di mezzo, non dimostra un grande equilibrio. Non era la scelta giusta, nonostante noi nelle ultime due elezioni europee abbiamo votato candidati di Forza Italia. In questo contesto non era possibile stare tutti assieme».
Qualcuno era convinto che alla fine avrebbe “adottato” un candidato di FdI. Magari il suo amico Razza…«Io stimo la Meloni e ho tanti amici in Fratelli d’Italia. Ma anche lì, in un partito del 30 per cento dove ci sono tante ambizioni, era una strada poco praticabile. E poi i miei non erano del tutto convinti di questa opzione…».
E così il “figliol prodigo” Lombardo è tornato da Salvini. Ma Sammartino come l’ha presa?«Ho provato a chiamarlo stamattina (ieri per chi legge, ndr), ma non gli prendeva il telefono. Ci tenevo a dirglielo io di persona, ma non siamo riusciti a sentirci».
Magari lo sapeva già. Come ricorda bene la sua definizione al vetriolo: «Il neofita leghista sempre al penultimo approdo». E adesso che lei è a sua volta “approdato”, di nuovo, alla Lega cosa succederà?«Penso che ci siano tutte le buone ragioni per superare alcune incomprensioni, come quelle sorte alla vigilia delle Regionali e delle Politiche e poi delle Amministrative a Catania. Non saremo nello stesso partito, ma alleati. Sono convinto che ci possa essere un rapporto basato su franchezza e lealtà. Si può aprire una fase nuova…».
A proposito: ma lei sarà candidato in prima persona alle Europee?«Resto sempre della mia idea: non ho né la voglia né l’età. Ma continuo a ricevere tante pressioni da chi vorrebbe che ci fossi. Una cosa per volta, vedremo…».m.barresi@lasicilia.i