La Regione e il “ballo del mattone”: così ricomprerà gli immobili svenduti

Di Mario Barresi / 11 Aprile 2017

Con quali soldi si vuole finanziare l’operazione? Con quelli del fondo pensioni dei dipendenti regionali. Che, al momento, ha una liquidità di più di un miliardo di euro. Destinato, soprattutto, a pagare gli assegni mensili agli ex dipendenti o a concedere anticipazioni ai lavoratori ancora in ruolo, con una percentuale destinata a «investimenti finanziari».

 

Come farà la Regione a riprendersi i 33 immobili? Con un piano ben preciso. Descritto nell’articolo 12 della Finanziaria al vaglio dell’Ars, ma sopratutto nella relazione tecnica della giunta regionale.

 

Ecco il percorso. La Regione costituisce un ramo immobiliare all’interno del Fondo pensioni dei dipendenti, trasferendo «in proprietà», entro il 30 giugno, «complessi immobiliari per il valore di 177 milioni». Il primo passaggio preliminare è la cessione al Fondo pensioni (al costo di 22,7 milioni, con uno “sconto” del 35% sul valore stimato in 59 milioni) del 35% che la Regione detiene all’interno del Fiprs, il Fondo immobiliare pubblico Regione Siciliana. Lo stesso costituito nel 2007 dopo la vendita ai privati. Che detengono il 65% del Fiprs. Il Fondo pensioni, a questo punto, è «autorizzato all’acquisto del 100% delle quote», pagando il corrispettivo ai soci. Di contro la Regione nel 2017 non verserebbe al Fondo i 60 milioni di copertura contributiva per i lavoratori che per legge destina ogni anno. Nella relazione tecnica alla Finanziaria, il governo scrive che la Regione ha dato al Fiprs 33 beni immobili «dal valore di conferimento pari a 279,75 milioni» e che «il valore di mercato di Fiprs al 30 settembre 2016 è pari a 217,6 milioni di euro», con «una redditività media dalla costituzionale pari a 6,3%». Insomma, l’affare è ghiotto.

 

«Tutta questa idea è dell’assessore Baccei – mette le mani avanti il Rosario Crocetta – e io ne condivido la bontà del principio, tornare in possesso dei nostri beni, anche se bisognerà stare molto attenti a tanti aspetti, primo fra tutti la stima degli immobili. Così, per evitare di essere fregati per la terza volta». Le paure del governatore, al di là dei rapporti tesi con l’assessore all’Economia, non sono infondate. Per diversi motivi.

 

Il primo è legato all’interlocutore. Con chi dovrà parlare Salvatore Sammartano, ex ragioniere generale appena nominato presidente del Cda del Fondo pensioni dopo l’impallinamento della nomina dell’ex assessora Nelli Scilabra, per ricomprare i beni della Regione? I soci dell’ex fondo Pirelli Re sono oggi Trinacria Capital e da Sicily Investments. Entrambe con sede in Lussemburgo. La Trinacria Capital, detentrice di 137 quote del Fiprs, è partecipata al 49% dalla Focus Investment (società del gruppo Prelios, che ha preso il posto della ex Pirelli Re) e al 51% da Intesa San Paolo, Unicredit e dai francesi di Natixis. Anche il secondo partner privato, la Sicily Investments (136 quote del Fiprs) ha come socio di riferimento, al 49,8%, la Focus Investments del gruppo Prelios. L’attuale assetto è mutato rispetto all’acquisto degli immobili regionali nel 2007, quando c’era anche Sicily Development. E anche i due attuali soci di Palazzo d’Orléans hanno mutato pelle. Come scriveva la Corte dei conti nel 2008, Trinacria Capital e Sicily Investiments erano «partecipate congiuntamente per il 60 per cento dal fondo Rreef global opportunities Fund II, amministrato dalla Deutsche Bank e per il 40 per cento da Pirelli Re». II sottilissimo fil rouge dei paradisi fiscali riemerge anche in un’inchiesta de l’Espresso del novembre 2014. «I consulenti di Pwc  –  scrive l’Espresso  –  si sono occupati anche di un affare che ha per protagonisti la Deutsche Bank, il più grande istituto di credito tedesco, e la Regione Sicilia dell’allora governatore Cuffaro. L’operazione, che ha preso le mosse nel 2007, ruota attorno al fondo Global Opportunities, gestito da Deutsche Bank attraverso una piramide societaria che parte dallo Stato americano del Delaware, transita da Malta e infine approda in Lussemburgo. Polemiche anche sulla selezione dei soci privati: accanto a big del livello di Prelios (all’epoca controllata da Pirelli), compare anche – scriveva il settimanale – un immobiliarista di Pinerolo, Ezio Bigotti».

 

Quest’ultimo è il nome-chiave di un’altra partita decisiva sui beni della Regione. L’imprenditore piemontese è citato decine di volte nelle carte dell’inchiesta Consip, nella quale non è indagato. «Bigotti è un uomo di Verdini. Socio numero uno di Paolo Berlusconi», ripete preoccupatissimo Alfredo Romeo, il manager arrestato.

 

Ma il manager è molto radicato in Sicilia. Perché fu il protagonista di un’altra vicenda, in piena era di Totò Cuffaro, legata agli immobili della Regione. Bigotti, nel 2007, si aggiudicò, con un raggruppamento d’imprese poi chiamato Psp Scarl, la gara per l’ingresso dei privati in Sicilia Patrimonio Immobiliare, partecipata per il restante 75% dalla Regione. Bigotti è ancora oggi amministratore delegato della Spi, oggi in liquidazione. Ma l’imprenditore è anche la controparte di un contenzioso milionario con la Regione. Perché firmò un contratto per il censimento dei beni regionali per la modica somma di 80 milioni, soltanto per il lavoro svolto fra il 2007 e il 2009. Soldi andati alla cordata di Bigotti che faceva alla fine capo alla F.B., che sta per Finanziaria Bigotti, a sua volta detenuta per il 45% dalla Lady Mary II con sede in Lussemburgo. Nel 2010 l’assessore all’Economia del governo Lombardo, Gaetano Armao, che in passato era stato consulente di Bigotti, stoppò i pagamenti, avviando un arbitrato. E via con i risarcimenti: dopo un primo arbitrato, la Regione dovrebbe sborsare 12 milioni, ma intanto la cifra del contenzioso – secondo una ricostruzione di Repubblica Palermo sarebbe lievitata a 80 milioni.

 

Questa è una delle vicende che Crocetta – in un esposto al procuratore di Palermo, Franco Lo Voi, rivelato dal nostro giornale nel gennaio del 2015 – definì parte di un «un disegno predatorio che ha spogliato la Regione dei suoi beni». La Procura ha aperto un fascicolo di “atti relativi”, affidato al pm Claudia Ferrari.

 

In questo contesto, riecco Mamma Regione in versione “Real Estate”. Per comprare gli immobili già svenduti e poi subito presi in affitto. Con un progetto di “finanza creativa”. Che, visti i precedenti in materia, non promette nulla di buono. Il “ballo del mattone”, intanto, continua.

Twitter: @MarioBarresi

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