Disattenzione, confusione e sciatteria. Un dilettantismo non insolito, rispetto agli ultimi cinque anni.
Eppure l’esclusione della lista Micari a Messina, secondo qualcuno, ha anche un’altra matrice. Che affonda nella notte dei lunghi coltelli, il vertice nella sede regionale del Pd alla vigilia della consegna delle liste. «Una congiura», la definiscono nell’entourage del governatore. Aggiungendo, con sconsolata perfidia, che «se volevano togliere di mezzo Rosario, questo è stato un delitto imperfetto, anzi un suicidio politico per loro».
E allora riavvolgiamo il nastro. Venerdì 5 ottobre, ben oltre la mezzanotte. In via Bentivegna, dentro una stanza ci sono Crocetta e l’immancabile Beppe Lumia, assieme al candidato Micari, al sottosegretario Davide Faraone e ai vertici del Pd: il segretario Fausto Raciti, il presidente Giuseppe Bruno, il responsabile organizzativo Antonio Rubino, il segretario palermitano Carmelo Miceli. Fuori, a bivaccare nei corridoi, un’altra trentina di persone. Ma è lì dentro che si consumano almeno un paio di scontri ad alta tensione. Il primo è fra Crocetta e Micari sull’ipotesi che il governatore uscente sia in lizza con Arcipelago di Palermo e di Catania. «Candidiamoci assieme, sarebbe un bel segnale di unità», provoca Rosario con un ghigno beffardo. La reazione del rettore, su quest’idea, è tutt’altro che “gentile”. «Manco a parlarne», sbotta minacciando di strappare i moduli della candidatura. Crocetta si arrende. Resta soltanto nella lista di Messina, per la quale si apre uno scontro su un candidato (Gaetano Isaja) che Faraone vuole tenere nel Pd. Ma non la spunta: va in Arcipelago.
L’altro scontro, ben più pesante, quasi all’alba. Ed è su Siracusa. Dove i crocettiani denunciano «lo strano ritiro in massa di una decina di candidati del Megafono». Il casus belli è Gaetano Cutrufo, noto imprenditore e presidente del Siracusa Calcio. Non essendoci spazio nel Pd, Cutrufo è destinato alla lista Micari, in tandem con il sindaco di Carlentini Pippo Basso. Ma sull’ipotesi c’è il no di Faraone: «Cutrufo va col Pd!». Anche a costo di sconfessare la lista votata dalla direzione aretusea. Urla e pugni sul tavolo. E brusco stop alle trattative.
A questo punto, è quasi l’alba, raccontano che gli uomini di Faraone lasciano il vertice portando con sé i moduli con parte delle 800 firme a sostegno del listino di Micari. «Hanno sequestrato le carte e fino alle 9 del mattino avevano i telefoni spenti», si sfoga un crocettiano doc. Il finale, dopo non poche pressioni del Nazareno, nella mattinata di venerdì. Un altro vertice (stavolta presenti anche Peppino Lupo, Antonello Cracolici e Totò Cardinale) con i vertici del Pd. Ricompaiono i moduli “in ostaggio” per cinque ore. Cutrufo va a finire in Ap-Centristi; Basso, scoraggiato, non si candida con Micari. In pratica: salta l’Arcipelago a Siracusa. Crocetta si rassegna: né Catania, né Palermo, candidato soltanto a Messina. Prima del pastrocchio delle due carpette dello stesso colore: quella giusta resta nell’auto del delegato, che non fa in tempo a riprenderla. «Se non ci fosse stato tutto quel casino, col ripetuto tentativo di smontare e rimontare le liste, forse non avremmo commesso l’errore». Magari non sarà davvero così. Però in quella notte ne sono successe, di cose strane.
Twitter: @MarioBarresi