Politica
La nostra intervista a Matteo Salvini: «Per le Regionali niente nostalgie o corriamo soli»
CATANIA – Matteo Salvini ammette subito, senza girarci tanto intorno: «Viviamo un momento molto delicato, certo, difficile per tutti e con i cittadini molto spaventati. E incazzati. E del resto, oggettivamente, se non fosse così non si spiegherebbe nemmeno perché, al di là delle contestazioni ideologiche, in Sicilia vengo accolto dalla popolazione con entusiasmo».Ovvio. Dice Salvini che in altri tempi qui tra Forza Italia, il Pd e qualche partito altro di centro, la sua Lega non si sarebbe nemmeno avvicinata. Ma, appunto, si parla di altri tempi. Quelli che alcuni nostalgici sognano ancora replicare, forse?«Sì, esatto». Si parla di politica, nazionale e regionale, di strategie, di primarie e candidature. E Salvini va alla carica: «Sì, esatto – insiste – a Roma come a Palermo c’è qualcuno che ancora vive di ricordi, di quel 61-0, magari, che risale a qualcosa come sedici anni fa. Intanto, vorrei dire, è cambiato il mondo. E davvero non riesco a credere che si possa pensare di creare coalizione vincenti guardando a quel passato. Quello di Cuffaro, dico, con rispetto per la persona, ma con considerazioni politiche naturali, evidenti, inevitabili. Ma per carità, no, noi non ci stiamo a giochi del genere».
Ma c’è di più. Diretto, pragmatico, come un leader che non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare ormai, Salvini bolla anche qualunque idea di corazzata anti Grillo. «Ma che corazzata? Ammucchiata. Ma come si può ipotizzare una soluzione così demenziale. Diciamo che, per assurdo, si unisca un fronte tanto eterogeneo, ma con numeri che consentano di battere Grillo. Vinci, e poi? Poi che fai? Cose dell’altro mondo, via».
Ma qui s’affaccia il dubbio, il solito. Non è che, sotto sotto, Salvini aspetti l’esito del voto, a Roma come a Palermo, per poi stringere un qualche accordo proprio con il Movimento 5 Stelle? Per la prima volta sulla poltrona, il leader leghista sobbalza, più di quando gli ricordiamo quel coro contro i napoletani («tifo da stadio, tutto qui», liquida Salvini). Sobbalza e spiega: «Ma vi rendete conto che i grillini, con il Pd, hanno bloccato la legge sulla legittima difesa e che hanno creato questo strano feeling con il Papa. Potremmo mai fare accordi con loro? Alla vigilia delle ultime amministrative dissi che se avessi dovuto scegliere a Roma e Torino avrei votato le candidate del M5s. Lo dissi pubblicamente, non lo direi più visti i risultati e per non farmi insultare dai romani e dai torinesi».
Matteo Salvini è per la primarie. Per la leadership del centrodestra nazionale, per la scelta del candidato alla presidenza della Regione in Sicilia. Non c’è altra strada. «Noi diciamo che va sentita la gente, non i notabili dei partiti. Musumeci? Non tocca a me, ripeto, dire sì o no. Passiamo dalle primarie, chi vince è il candidato. Se qualcuno pensa di agire diversamente sappia che Angelo Attaguile ha il mandato di andare avanti, anche da soli, senza rinunciare alla nostra coerenza».
Ci sarebbe l’altra idea, però, quella lanciata da chi parla di sondaggio. Scegliere per sondaggio chi è il preferito dai cittadini, ed evitare le primarie. Si può fare? Salvini ride. «Ma quando mai, no. Ma dovremmo far fare il sondaggio alla Maria De Filippi, magari? Non capisco questa paura della primarie, eppure sono uno strumento diretto: si vota, la gente sceglie, si va avanti uniti».
Intanto il leader della Lega Nord prima di parlare dello scontato “no agli sbarchi”, racconta di come il partito abbia dovuto scegliere la politica del “no agli imbarchi”. In Sicilia, per l’appunto. Di quali clandestini, scusi? «Politici e politicanti, centinaia di consiglieri comunali, ex deputati o deputati, tutta gente che ha visto nella Lega, evidentemente, il modo più diretto per provare a riciclarsi. Non avete idea di quanti abbiano chiesto e chiedano di aderire alla Lega. Tanti, alla stragrande maggioranza abbiamo detto e diremo no».
Che venga in Sicilia a cercare consensi a dispetto dell’anima padana e che la cosa indispettisca un po’ i terroni, a Salvini non frega granché. E smentisce anche l’Umberto Bossi: «Lui dice che perdiamo credibilità al Nord quando scendiamo al Sud. I numeri ci dicono che non è per niente così. Al Nord cresciamo, al Sud strappiamo simpatie crescenti quando parliamo di difesa dell’agricoltura, della pesca, dell’immigrazione che non deve trasformare la Sicilia in una discarica che rischia di riempirla di disperati, penalizzando la sua vocazione al turismo».
Diciamo a Salvini che, comunque, questa è terra naturalmente votata all’accoglienza, che il premio Unesco alla sindaca Nicolini, più che all’ipocrisia si direbbe riconoscimento al cuore dell’Isola. «Voglio essere chiaro, nessuno dice che non vanno salvate le vite umane, ma è anche vero che così non stiamo salvando chi rischia di morire in mare, ma lo stiamo attirando, senza fare nulla per fermare flussi micidiali. Facciamo centri di identificazione nei Paesi da dove i trafficanti li fanno imbarcare e li mandano o a morire o sulle nostre coste. Intervenga l’Onu, intervengano seriamente le istituzioni, non con inutili ed ipocriti buonismi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA