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La manovra vista dalla Sicilia: sindaci delusi, maggioranza e opposizione quasi d’accordo

Di Redazione |

CATANIA – La soddisfazione del presidente della Regione Nello Musumeci per il riconoscimento dell’intesa Stato-Regione e anche quella del leader dell’opposizione a 5 stelle, Giancarlo Cancelleri, che rivendica le misure “grilline” varate a Roma dal governo giallo-verde, la delusione dei sindaci che si aspettavano di più per i Comuni. La manovra vista dalla Sicilia cambia aspetto a seconda da dove la si guardi.

Palazzo d’Orléans riconosce che il patto sull’asse Roma-Palermo è stato rispettato. E che nella prima finanziaria in versione gialloverde c’è un pezzo molto importante che riguarda la Sicilia e che è stato fortemente rivendicato dal governo regionale. Il maxiemendamento presentato dal governo alla manovra finanziaria poi approvata ieri sera al Senato recepisce i contenuti dell’Accordo stipulato, dopo un lungo negoziato, mercoledì scorso tra il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e il ministro dell’Economia Giovanni Tria.

In particolare  sono state inserite le disposizioni che: determinano la riduzione del contributo al risanamento della finanza pubblica per il triennio 2019-2021 (con un risparmio di oltre 900 milioni di euro); attribuiscono 540 milioni di euro per investimenti alle Province siciliane per la viabilità e le scuole sino al 2025; consentono la spalmatura in trent’anni del ripianamento del disavanzo (la misura vale circa 700 milioni di euro), che elimina l’obbligo di riduzione della spesa corrente del 3 per cento in settori vitali e il cui sforamento determinava il recupero delle somme da parte dello Stato.

«I contenuti dell’Accordo sottoscritto qualche giorno fa – ha evidenziato  il presidente Musumeci – sono presenti nel testo “bollinato” dalla Ragioneria generale dello Stato. Siamo, quindi, ottimisti nel raggiungimento di un obiettivo importante per la nostra Isola. Un’intesa che per la Sicilia, tra maggiori entrate, minori spese e spalmatura di oneri vale, a regime, oltre due miliardi di euro».

Ma il vicepresidente e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, nei giorni scorsi, in un colloquio con il nostro giornale era stato negativo nel giudizio sulla manovra gialloverde al netto del recepimento degli accordo Stato-Regione. «Gli interventi per il sud sono affidati all’elemosina del reddito di cittadinanza, non ci pare ci siano misure espansive che possano dare risalto al rilancio dell’Isola, ma questo riguarda non solo la Sicilia, ma, secondo un primo esame, l’intero Mezzogiorno».

All’indomani dell’approvazione, Giancarlo Cancelleri rivendica invece per i cinquestelle siciliani il ruolo «di ambasciatori dell’Isola presso il governo nazionale».  Nel testo passato al Senato, il leader grillino dell’Ars sottolinea con l’evidenziatore giallo il recepimento dell’intesa Stato-Regione sulla finanza pubblica: «Gli accordi si fanno in due e bisogna dare atto a entrambe le parti di aver lavorato bene». Sul piatto, com’è noto, circa due miliardi per la Sicilia. Ciò che non si sapeva – e che rivela Cancelleri – è che nel negoziato il governo nazionale «ha chiesto degli impegni alla Regione, delle responsabilità economiche da assumere, dimostrando però apertura nel porre tre diverse alternative». E, racconta il vicepresidente dell’Ars, «da quanto mi risulta dalle nostre fonti a Roma, il governo regionale avrebbe scelto l’opzione di caricarsi la spesa sanitaria e la finanza pubblica locale».

Nella manovra c’è un risultato cash: «La proroga al 31 ottobre 2019 del termine per la stabilizzazione dei precari, che andava fatta entro la fine dell’anno, per i Comuni in crisi finanziaria, un risultato ottenuto dal M5S». Il giudizio sul testo finale è che «in questa manovra c’è molta più Sicilia di tutte quelle dei precedenti governi». Certo, «s’è dovuta fare qualche rinuncia per evitare le sanzioni dell’Ue, ma alla fine quello che avevamo promesso in campagna elettorale c’è tutto, anche se siamo soltanto all’inizio».

Ma i sindaci siciliani storcono invece il naso, soprattutto il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese che per rimpinguare le casse municipali sperava di vedere inserita la Tari in bolletta per abbattare l’evasione della tassa sui rifiuti che nella città etnea supera il 50%. Non non se ne farà nulla. E Pogliese lancia un attacco politico: «Prendiamo  atto di una totale disattenzione del governo e della maggioranza verso gli enti locali costretti al dissesto o allo squilibrio finanziario in gran parte del Sud. Le rassicurazioni che ci erano state date si sono dimostrate infondate perché traspare invece il disegno occulto di affondare chi con lealtà ha chiesto sostegno: niente Tari in bolletta ma anche diminuzione dell’anticipazione di tesoreria con effetti negativi sulla liquidità. E che dire dei fondi a pioggia per opere pubbliche di zone del Nord e per Roma Capitale? Un governo che per ora sembra agire come un Robin Hood al contrario: toglie a chi non ha e concede generosamente a chi invece ha già tanto».

Gli fa eco il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, secondo il quale il dikat che scaturisce dalla manovra è quello di «affondare i Comuni». Il primo cittadino agrigentino spiega: «Il Governo è pronto a sciorinare un racconto a tinte diverse della stessa realtà, con fondi a pioggia per i Comuni sotto i ventimila abitanti e per Roma Capitale, ma dimentica di ricordare che con il resto della manovra praticamente ne anticipa il coma irreversibile». 

«I comuni non fanno solo investimenti – aggiunge – ma soprattutto erogano servizi essenziali per la nostra vita e per chi ha più bisogno. Il governo sembra averlo dimenticato. Manovra e contromanovra mandano a sbattere in particolare i destini del sud e di milioni di cittadini con enti locali sprofondati nel dissesto o nello squilibrio finanziario. Il colpo ad Agrigento e a tutto il sud è impressionante per aiutare chi da sempre sta meglio al nord, secondo una logica che manca del tutto della visione di cambiamento».

«Altro danno, l’innalzamento della soglia di accantonamento per il fondo crediti di dubbia esigibilità. A rischio non sono soltanto gli stipendi dei dipendenti comunali, ma anche tutti i servizi, che si reggono già con estrema difficoltà. Si continua a tagliare e tagliare – conclude – togliendo ai sindaci ogni capacità d’azione, ogni possibilità di dare risposte ai cittadini, di costruire azioni di sviluppo. Abbiamo agito finora come equilibristi e alcuni di noi hanno dovuto dichiarare il dissesto. Agrigento ha resistito e ora ci costringono a imparare a respirare senza ossigeno».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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