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La foto-truffa e gli omissis, gli ultimi tormenti di Lucia

La foto-truffa e gli omissis, gli ultimi tormenti di Lucia

Di Mario Barresi |

Sul tavolo – non quello vischioso dell’assessorato, ma un più rassicurante pezzo d’arredamento di casa sua – c’è poggiato il tablet dove di tanto in tanto rivede quella maledetta foto (a sinistra). «E non riesce a darsi pace». Un bel quadretto con Matteo Tutino e Giacomo Sampieri che cingono Rosario Crocetta, tutt’e tre sorridenti e tronfi di soddisfazione. E poi lei, Lucia Borsellino, la prima da sinistra. Molto più facile da riconoscere, rispetto al Trova l’intruso della Settimana Enigmistica. Se fosse un fumetto ci sarebbe la nuvoletta con dentro una domanda: «Ma che ci faccio io qui? ». Lei e gli altri. A Palazzo d’Orléans. Era il 2014, in una conferenza stampa convocata con il consueto metodo last minute per comunicare al mondo intero «un intervento pressoché unico compiuto a Villa Sofia». La ricostruzione di metà volto a un paziente affetto da osteosarcoma. «Stra-or-di-na-rio», scandirono. Peccato che la stessa operazione, come sommessamente segnalato da alcuni medici lo stesso giorno, veniva svolta con regolarità – e senza strombazzamenti – in tante altre strutture. Tra le quali, giusto per restare nel raggio di qualche chilometro, al Policlinico e al Civico di Palermo.  

«Ma che ci faccio io qui? » sembra chiedersi, smarrita, l’assessore (stavolta davvero) dimissionario in quella foto. La stessa domanda penzolante in tutti i giorni e le notti degli ultimi mesi. Ci aveva pensato sul serio, ad andarsene. “La solitudine di Lucia”, titolammo nei giorni della bufera per la neonata morta in ambulanza. Raccontando il retroscena di un interno palermitano con vista sui suoi tormenti. E sulla sua sofferenza. Per l’attacco durissimo, poi affievolito, del ministro Beatrice Lorenzin; per lo status mediatico di perfetta colpevole del delitto imperfetto della piccola Nicole; ma soprattutto per il sottobosco popolato da nani sgomitanti per la successione dell’assessore alla Salute. Scrivemmo di Borsellino «assediata dal cerchio magico di Crocetta», con tutti i dossier oggetto di scontro: l’inchiesta su Villa Sofia, i manager, il Giglio… E con l’aneddoto, mai smentito, del governatore che le sussurrò persino il nome di chi le sarebbe subentrato: Sampieri. L’ultimo da sinistra, in quella foto.  

Provammo a contattarla, via sms. E proprio con un laconico messaggio l’assessore ci rispose: «La storia è triste, ma è vera». Scusandosi della mancata disponibilità a un’intervista e chiedendoci di comprendere il suo «silenzio operoso» su «queste questioni». Un silenzio operoso che è continuato. Niente dimissioni, capo chino sulle scartoffie degli ispettori sulla morte di Nicole. E tanti altri faldoni. Alcuni dei quali portati in Procura. Senza avvertire i giornalisti per farsi intervistare all’uscita. Un silenzio operoso, interrotto per un sofferto colloquio raccolto con mestiere da Emanuele Lauria di Repubblica: «Non vedo più i motivi che mi portarono al governo», smozzica.  

Un silenzio operoso in atto anche adesso che a quella domanda – che ci faccio io qui? – ha finalmente trovato una risposta. Lei, Lucia, che in quello scatto tradimentoso è innocente tanto quanto uno dei cannoli di Cuffaro messi alla gogna fotografica, adesso la risposta l’ha messa nero su bianco. Dimissioni. Stavolta sì. Senza se e senza ma. E se si usasse ancora la Polaroid l’avrebbe pure strappata, quella foto. Lei, Lui (il sempre meno stimato Rosario) e gli altri. Matteo e Giacomo. Anzi: «il dottor Tutino» e il «dottor Sampieri», come li ha sempre chiamati l’assessore. Gli «inseparabili», per loro stessa autodefinizione intercettata, inchiodati dall’inchiesta di Villa Sofia.  

E proprio in quelle carte, fra le centinaia di pagine di “omissis”, dentro le quali si favoleggia di dialoghi da far sbiancare il comune senso del pudore, ci sarebbero anche i dettagli di un patto segreto. Gli ostentatori dell’amicizia con Crocetta si confrontano su come «fare fuori politicamente Lucia Borsellino», dice chi quelle carte le ha sbirciate. E l’assessore – assicurano – sarebbe a conoscenza di questi dettagli. Così come il presidente. «Ed è proprio questa la cosa che l’ha fatta andare in bestia», racconta chi l’ha sentita ieri. «Sono rimasta ostaggio delle responsabilità», dice.  

Da prima della classe non vuole lasciare nessuno dei compiti non svolti, prima di andare in vacanza. Ma è stanca, l’assessore. «Non è affrontare e fronteggiare tutto ciò che l’ha impaurita, ma s’è sentita maledettamente sola», rivelano. Già: la solitudine di Lucia. Sola nello «spalancare le porte dell’assessorato agli investigatori» per lo scandalo dei «glutei alla brasiliana»; sola nel mettere assieme, uno dopo l’altro «i tasselli di un mosaico che, al mio interno, si sta per completare». Anzi: è già completo, perché, dice un amico sincero dell’assessore, «è decisiva la delusione per la reazione di Crocetta ai particolari agghiaccianti venuti fuori dallle telefonate». Nelle quali «c’erano dei tizi che si programmavano un futuro di potere e di sopraffazione in nome delle entrature politiche col presidente, scavando un fossato ancora più profondo nella distanza con Lucia».  

Le intercettazioni, gli “omissis”. E la risposta, blanda e imbarazzata, di Rosario. Che definisce «un uomo buono e religioso» il suo medico curante. Lo stesso che, assieme ad altri amici (millantati o veri) di Crocetta, aveva già trovato la migliore terapia per curare il tormento – ma che ci faccio io qui? – di Lucia: eliminarla. Sovrapponendo, a quel volto imbarazzato della foto, la figurina di chissà chi.

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